Negli ultimi anni, il servizio sanitario nazionale sta subendo duri attacchi. La pandemia ha innescato un circolo vizioso, dal quale sembra difficile uscire. Anaao Assomed ha tradotto in cifre un ipotetico servizio sanitario nazionale privato. Cosa sta accadendo e come chiedere l’assistenza sanitaria a domicilio per i più fragili?
L’Italia è un paese da ammirare sotto diversi aspetti. Un modello quasi, anche se esistono criticità e a volte, ingiustizie e iniquità difficili da sanare. Non bisogna raccontare, forse, solo il brutto, e ad onor del vero bisogna dire che molte cose, tra cui la sanità (quella aperta a tutti ) è uno dei tratti distintivi della nostra civiltà.
Nonostante ciò, ci viene da pensare: Peccato. Peccato perché, l’Italia potrebbe davvero diventare un modello da seguire, da ammirare. Negli Usa se non hai un’assicurazione non ti curano. Meglio ricordarlo questo. L’industria delle armi fa grandi affari negli USA, e permette a chiunque di acquistare un’arma (e abbiamo imparato a conoscerne le conseguenze). Nella carta costituzionale dell’America non ci entrano tante faccende, tra cui, come ci ricordava Roberto Benigni, il riferimento alla guerra. Nella costituzione nostra è scritto e ribadito (principio fondamentale, ben saldo) che l’Italia ripudia la guerra. Il noto attore toscano, quando ha spiegato e interpretato la costituzione italiana ha sottolineato, proprio il fatto che in nessuna altra costituzione è previsto qualcosa di simile. E se gli altri paesi introducessero nelle loro carte, tale principio, non esisterebbe più la guerra.
Servizio sanitario nazionale, il punto di Anaao Assomed
Siamo in una fase rischiosa per la tutela del diritto alla salute e le cause hanno radici antiche moltiplicatesi nel tempo: il cronico insufficiente finanziamento pubblico del servizio sanitario nazionale che ci qualifica come “il primo dei paesi poveri “paragonabile a Grecia e Romania.
Inoltre, l’autonomia differenziata, l’eccessiva frammentazione regionale e territoriale che subordina il diritto alla salute alla residenza, causano grandi differenze di aspettativa di vita e degradanti viaggi della speranza. La mancanza di riforme organiche nazionali del servizio sanitario dovrebbero tenere il passo con le straordinarie novità scientifiche e tecnologiche di cui disponiamo, affrontando i cambiamenti demografici e sociali inevitabili. Per non parlare di Covid e post Covid con tutte le conseguenze sanitarie, sociali economiche. A questo si aggiungono la carenza di personale, l’incremento vertiginoso dei costi di tutte le attività sanitarie. Il momento è critico, dunque, e non è un mistero ormai: c’è una volontà a smantellare il servizio sanitario nazionale.
La pandemia ha acutizzato un vecchio dolore, e in qualche modo dato il colpo di grazia ad una sanità già agonizzante.
Oggi, andare al pronto Soccorso è un’impresa. Scarso servizio e scarso personale. I tempi di attesa sono lunghissimi, a meno che non si acceda con codice rosso. Ciò vuol dire che per una semplice sutura si rischia di morire dissanguati.
L’associazione medica promuove tante iniziative e lancia proposte, come quella al Ministro Bernini, nella quale ribadisce il No al numero chiuso alla facoltà di Medicina.
L’Anaao Assomed, dunque, pone domande ben precise al Governo, alle Regioni e alle Istituzioni:
- Vogliamo ancora un sistema sanitario pubblico e universalistico finanziato dalla fiscalità generale?
- Che ruolo deve avere la sanità pubblica nella scala di priorità delle politiche nazionali?
- Riteniamo che il Servizio Sanitario nazionale sia un bene comune da difendere? O vogliamo optare per un sistema universalistico selettivo?
- Quanta parte della ricchezza nazionale prodotta ogni anno (PIL) siamo disposti a destinare alla salute delle persone? Il confronto con l’Europa è desolante”.
Il numero di chi decide di non curarsi è sempre più alto. Ciò avviene perché ci sono lunghe attese e servizi sempre più scadenti, oltre alla carenza di medici e infermieri. Il Governo, nell’ultimo bilancio ha tolto soldi alla sanità, invece di aumentare le risorse. La pandemia avrebbe dovuto insegnare qualcosa.
Quanto ci costerebbe una sanità privata?
QUANTO COSTA AL PAZIENTE UN RICOVERO NEL PRIVATO?
da 422 a 1.278 euro al giorno
Per un ricovero che richiede da una bassa a un’alta complessità assistenziale
QUALI ALTRI COSTI SONO A CARICO DEL PAZIENTE IN CASO DI RICOVERO NEL PRIVATO?
€1.200/ora per la sala operatoria
€ 600/giorno per la degenza in un reparto chirurgico
€ 400/giorno per la degenza in un reparto di medicina
€165/giorno per ricovero ordinario post acuzie
INTERVENTI CHIRURGICI
QUANTO COSTA AL PAZIENTE UN INTERVENTO DI COLECISTECTOMIA NEL PRIVATO?
€ 3.300 per Colecistectomia laparoscopica semplice
€4.000 per Colecistectomia laparoscopica complessa
da 3.000 a 10.000€ la parcella del chirurgo
CHECK UP CARDIOLOGICO
QUANTO COSTA AL PAZIENTE NEL PRIVATO?
€ 775 (con mammografia) Donna >40 anni
€ 694 (con mammografia) Donna <40 anni
€ 345 Uomo <40 anni
€ 395 Uomo >40 anni
Come richiedere cure a domicilio
Non vogliamo, però buttare tutto e concentrarci solo su quello che non va. Esistono delle leggi e delle procedure che possono aiutare i cittadini in difficoltà. E’ il caso della richiesta di cure domiciliari.
Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) garantisce alle persone non autosufficienti o in condizioni di fragilità, l’assistenza sanitaria a domicilio, attraverso l’erogazione delle prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche e di aiuto infermieristico necessarie e appropriate in base alle specifiche condizioni di salute della persona (Art. 22 del dPCM 12 gennaio 2017).
Le cure mirano a stabilizzare il quadro clinico, a limitare il declino funzionale e a migliorare la qualità della vita della persona nel proprio ambiente familiare, evitando per quanto possibile, il ricorso al ricovero ospedaliero o in una struttura residenziale. In ogni caso la ASL assicura la continuità tra l’assistenza ospedaliera e l’assistenza territoriale a domicilio.
Cure domiciliari o assistenza sanitaria a domicilio, chi paga?
Le cure domiciliari sono integrate da prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare professionale alla persona (ad es. cura e igiene della persona, aiuto nella deambulazione, supervisione assunzione terapia farmacologica). Tali prestazioni sono interamente a carico del Servizio sanitario nazionale per i primi trenta giorni dopo la dimissione ospedaliera protetta, e per una quota pari al 50 per cento nei giorni successivi, il restante 50% è a carico del Comune che ha facoltà di chiedere all’utente di coprire con risorse proprie parte della quota (su base ISEE), secondo quanto previsto dalla normativa regionale e comunale.
Le cure domiciliari sono integrate dagli interventi sociali erogati dal Comune, in base al bisogno di assistenza della persona, emerso dalla valutazione multidimensionale. Fatta la richiesta, un’apposita commissione (l’Unità valutativa multidimensionale, formata da personale medico) fa una valutazione del caso che comprende anche un parere sulla salute psicofisica del paziente e sul contesto socio-ambientale in cui vive.
Come richiedere l’ assistenza infermieristica domiciliare?
La richiesta di attivazione delle cure domiciliari può essere presentata da chiunque (paziente, familiare, caregiver, medico, ecc.) agli uffici competenti della Asl, in genere situati presso il Distretto. Per richiedere l’Assistenza Domiciliare Integrata semplice, è necessario rivolgersi al proprio medico di base, che valuta la situazione e la segnala al Distretto Sanitario, il quale si attiva per fornire i servizi richiesti.
Chi ha diritto all’assistenza sanitaria a domicilio? Ne hanno diritto le persone non autosufficienti, a causa di patologie gravi, handicap fisici o psichici, oppure per le conseguenze di un infortunio. Possono usufruire dell’assistenza domiciliare presso la propria abitazione, ricevendo le cure previste grazie all’intervento di medici specialistici e infermieri professionisti.
Molti si chiedono, come avere l’infermiere a domicilio gratis? Cosa stabilisce la legge? Bisogna fare una distinzione tra due situazioni diverse, come ha fatto presente la Cassazione in una recente ordinanza. Da una parte, c’è il personale sanitario che effettua le prestazioni a domicilio nel normale orario concordato. Dall’altra, invece, l’infermiere che si reca a casa del paziente fuori dal suo orario di lavoro. La domanda è dunque: quando bisogna pagare l’infermiere per l’assistenza a domicilio?
Rientrano nell’Adi – Assistenza domiciliare integrata -anche le prestazioni socio-assistenziali, come il supporto igienico-alimentare.
Trattandosi di un servizio erogato dal Ssn, l’assistenza domiciliare è gratuita.
Il personale medico o infermieristico non va pagato se effettua servizio durante il normale orario di lavoro. Se il paziente chiama un infermiere che ha già finito il suo turno e gli chiede di fare una medicazione a domicilio: in questo caso, l’infermiere può chiedere un compenso. Il sanitario deve, però dimostrare che il suo turno è finito.
La prestazione, quindi, è rivolta a persone:
- con autosufficienza parziale o nulla;
- incapaci di deambulare o che non hanno la possibilità di essere trasportati presso un presidio medico ambulatoriale;
- accompagnate quotidianamente da un caregiver

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