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Che cosa hanno in comune la letteratura napoletana e quella giapponese?
Letteratura e culture a confronto.
Una vacanza non è solo una parentesi vuota; è importante rigenerarsi e riappropriarsi dei propri spazi. Bisogna imparare di nuovo a dilatare il tempo e a lasciarlo andare, a non rincorrerlo. Durante il mio spazio indefinito, vuoto a perdere colmabile e recuperabile, ho voluto riempirlo anche di letture, spaziando, facendo viaggi nel tempo, accostando culture e modi di vivere apparentemente lontani.
Erri De Luca è stata una vera sorpresa e Montedidio quasi una rivelazione.
Montedidio è anche un quartiere di Napoli, nei pressi di Montecalvario. Il racconto dello scrittore napoletano prende forma proprio tra questi vicoli. Montedidio rappresenta la miseria, la filosofia e le speranze che pulsano da uno dei quartieri più difficili della città partenopea.
Il “bumeràn” è un pezzo di legno inanimato, non è buono nemmeno per fare una stampella. Il protagonista del racconto, un ragazzino, lo porta sempre con sé. Il “bumeràn” può volare, ma non adesso. Ora, serve ad allenare i muscoli, la fantasia, la voglia di volare.
La letteratura napoletana restituisce immagini perfette delle molteplicità di questa metropoli. Racconta quelle miserie che fanno male, mette sotto la lente l’anima divisa tra quella povertà materiale che marchia da secoli questo popolo e uno spirito grande, capace di slanci meravigliosi.
Sistemo il bumeràn sotto la giacca vicino alla penna caduta dalle ali di Rafaniello.
Ieri è il pezzo di bobina già scritto e arrotolato. Maria, chiedo, è questo qui l’ammore che sta nelle canzoni? “No, dice, quello è ammore di malinconia, uno strofinaccio di lacrime e sospiri, uh quant’è scocciante. L’ammore nostro, è un’alleanza, una forza di combattimento.” Le nostre chiacchiere strette scappano nel vento che ce le scippa dalle bocche.
Clicca qui Montedidio di Erri De Luca per la descrizione completa e le recensioni dei lettori
Dalla cultura napoletana lattenzione si sposta alla letteratura giapponese, e su Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi.
In Finché il caffè è caldo di autore dal nome impronunciabile, il tempo si dilata, e chi entra in questo locale ha la possibilità di viaggiare nel passato. Anche qui i personaggi sono pochi e ben costruiti, seguono regole, sembrano controllati e meticolosi. Per viaggiare nel tempo bisogna scegliere un preciso momento, una data e un orario. Sarà possibile incontrare solo chi è entrato almeno una volta nel caffè, qualunque cosa accada, l’incursione nel passato non potrà mai cambiare il presente. Infine, l’ultima regola: viene servito il caffè, e chi ritorna nel passato, deve berlo finché è caldo.
Alcuni passaggi rendono l’idea della pacatezza e profondità di questo racconto.
Un designer di giardini non deve solo potare rami e rastrellare foglie, ma ha il compito di considerare l’equilibrio tra la casa e il giardino. Il giardino non può essere troppo colorato, ma neppure troppo monotono. La parola d’ordine è equilibrio, diceva Fusagi.
Anche se non c’era modo di cambiare il presente, poteva sempre dirle: “Scusami, ti prego, perdona la tua sorellona per il suo egoismo”. Messa alle strette, Hirai sarebbe crollata, e pur sapendo che il presente non sarebbe cambiato, probabilmente le avrebbe detto: “Avrai un incidente d’auto, prendi il treno per tornare a casa!”. Oppure: “Non tornare a casa, oggi!”. Ma sarebbe stata la cosa peggiore da dire.
Ecco la descrizione e le recensioni al libro – Finché il caffè è caldo
articolo pubblicato il 7 ottobre su meer.com – Giovanna Angelino
https://www.spreaker.com/user/17292797/letterature-a-confronto

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