Farmacie italiane, presidi per la telemedicina: Fra poco anche negli studi medici

La sanità pubblica italiana vive un momento molto difficile, per svariate ragioni. Infatti, poco è stato investito ed è in atto un ricambio generazionale solo apparente

La professione sanitaria in Italia è in via di estinzione? E’ presto per dirlo, anche se i sintomi ci sono tutti. In questo blog, spesso abbiamo parlato di medicina e telemedicina, di prevenzione come di elementi aggiuntivi, che costituiscono un vero valore plus per ogni cittadino.

Telemedicina in metà delle farmacie italiane, secondo un’indagine Federfarma

Tra poco, la telemedicina entrerà anche negli studi dei medici di base. La telemedicina, seppure senza grande coinvolgimento nel nostro paese rispetto ad altri in Europa, ormai si è affermata nel 50% delle farmacie italiane, mentre scatta il contro alla rovescia per il primo gennaio 2024 per l’avvio della piattaforma nazionale che porterà progressivamente la telemedicina negli studi di tutti i medici italiani.

Indagine Federfarma

L’indagine condotta da Federfarma svela che che per quanto riguarda l’ECG, la media italiana delle farmacie che erogano il servizio è del 52%, con un 32% di farmacie che si dichiara disponibile ad implementarlo all’interno della propria attività.

Il 50% delle farmacie italiane offre i servizi di

  • Holter pressorio (50%) e cardiaco (46%);
  • Spirometri (presente nell’8% delle farmacie);

Si tratta di test diagnostici come telerefertazioni a distanza, effettuate in tempo reale e certificate da medici specialisti. Federfarma, con il supporto della propria società di servizi informatici Promofarma, ha promosso l’erogazione delle prestazioni di telemedicina in regime di libera prestazione presso la rete delle farmacie associate.

Il progetto, che nel 2016 contava circa 2mila farmacie aderenti, è arrivato oggi a coinvolgerne oltre 9.000 su tutto il territorio nazionale, con un incremento progressivo in atto, favorito anche dalle misure del PNRR dedicate alle farmacie rurali. Queste ultime, sono ubicate in Comuni, frazioni o centri abitati con popolazione non superiore a 5.000 abitanti. Non sono classificate farmacie rurali quelle che si trovano nei quartieri periferici delle città, congiunte a queste senza discontinuità di abitati. Le farmacie rurali, situate in località con meno di 3.000 abitanti, hanno diritto a un’indennità di residenza, stabilita da leggi regionali, a parziale compensazione della situazione di disagio in cui si trovano a operare. Le farmacie rurali sussidiate con fatturato annuo SSN al netto dell’IVA inferiore a 387.342 euro (750 milioni di lire) e le piccole farmacie, sia urbane che rurali, con fatturato annuo SSN al netto dell’IVA inferiore a 258.228 euro (500 milioni di lire) hanno diritto ad agevolazioni sullo sconto imposto alle farmacie a favore del SSN. In alcuni territori, le farmacie rurali rappresentano l’unico presidio sanitario di riferimento.

Se guardiamo esclusivamente le farmacie rurali, i risultati si assestano approssimativamente sulla media nazionale: il 47% di esse eroga ECG, e il 37% è disponibile a farlo; il 44 e il 41% offrono rispettivamente holter pressori e cardiaci, con il 41% e il 42% disponibili a introdurli all’interno dei propri servizi; appena l’8% consente di effettuare una spirometria, con il 58% che intende implementarla all’interno della propria offerta.

Fonte: ANSA

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