I social hanno sdoganato tanti tabu, ma alcuni resistono, nonostante i tempi ormai cambiati. Alcuni eventi tragici di violenza e di violenza di genere, soprattutto tra i giovani dovrebbero esser un campanello d’allarme. In commissione Cultura è ferma da mesi una legge per l’educazione sessuale nelle scuole
L’80% degli italiani è favorevole all’educazione sessuale e affettiva a scuola. Ma la politica su questo tema fa orecchie da mercante. In parlamento dovrebbe esserci un’effige con su scritto: Camera dei deputati – qui giace una proposta di legge per l’introduzione della materia all’interno degli istituti scolastici, a prima firma Stefania Ascari (M5S). Purtroppo tale proposta in sei anni non è mai riuscita a vedere la luce, ed è stata nuovamente depositata in commissione Cultura dopo l’insediamento del nuovo Parlamento.
La norma vorrebbe promuovere percorsi formativi che favoriscano lo sviluppo dell’intelligenza emotiva e l’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale attraverso ingredienti come lo sviluppo dell’empatia e delle competenze socio-emotive, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la prevenzione e il contrasto di ogni forma di discriminazione e la tutela del diritto all’integrità personale, della dignità umana e dell’uguaglianza.
In questi giorni, il Ministro dell’istruzione ha lanciato una nuova proposta, riguardo al proseguimento della scuola anche nei mesi estivi. Ovviamente su base volontaria, ovviamente per andare incontro a genitori che lavorano, e che non hanno la possibilità di assumere baby sitter.
La proposta sull’educazione affettiva e sessuale, fondamentale vista la sottocultura in materia che c’è in giro, è attualmente in discussione alla Commissione Cultura della Camera.
Lo scopo della legge per l’introduzione dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole
Uno degli scopi di questa norma è “prevenire e di fronteggiare ogni forma di disagio in ambito scolastico, familiare e sociale, nonché i comportamenti a rischio quali il bullismo, il cyberbullismo o qualsiasi altra forma di prevaricazione e violenza di genere” – e solo questo basterebbe a farla subito approvare.
«Sono oltre 40 anni che vengono scritti provvedimenti per contrastare la violenza di genere, con cui sono state abrogate leggi abominevoli come il matrimonio riparatore, il delitto d’onore e lo ius corrigendi – spiega Stefania Ascari, prima firmataria della proposta di legge, al giornale L’Indipendente -. Eppure, nonostante si sia intervenuti efficacemente sul reato di violenza carnale, divenuto di violenza sessuale con la messa al centro del bene giuridico dell’autodeterminazione, nonché con il recepimento della Convenzione di Istanbul e il Codice Rosso, nel 2024 viene uccisa una donna ogni due giorni. E se le leggi ci sono, cos’è che non sta funzionando? Il fatto che sul tema non sia stata avviata una vera e propria rivoluzione culturale che vada a modificare la mentalità che ci portiamo dietro, cioè quella dote pesante di patriarcato sociale, misoginia, sessismo, omertà e incapacità di amare».
In altri paesi europei, una norma simile esiste e ha prodotto molti risultati, tra cui la riduzione delle gravidanze e degli aborti in età adolescenziale, delle infezioni sessualmente trasmissibili fra i giovani tra i 15 e i 24 anni, degli abusi sessuali e dell’omofobia.
Se ci guardiamo intorno o ascoltiamo qualche programma televisivo è evidente un clima sempre più allarmante di violenza e prevaricazione. L’aggressività cresce, soprattutto tra gli adolescenti, purtroppo lasciati soli, senza una vera educazione al rispetto e all’affettività.
La consapevolezza delle proprie emozioni è fondamentale e va anche insegnata. Gli adolescenti e ancor prima i più piccoli devono imparare a scoprire l’amore e il rispetto, la capacità di ascoltare le proprie emozioni e di viverle senza timori. Solo in questo modo le relazioni possono migliorare.
Educazione affettiva, educazione sessuale, perché siamo indietro anni luce?
Ce lo spiega Milena Gabanelli insieme a Andrea Priante. Nel 2018 l’Unesco dice che «l’educazione sessuale nelle scuole consente a bambini e ragazzi di sviluppare conoscenze, competenze, atteggiamenti e valori che li metteranno in grado di realizzarsi, nel rispetto della loro salute, del loro benessere e della loro dignità». L’aveva già sostenuto nel 2010 l’Organizzazione mondiale della sanità, raccomandando che iniziasse «fin dalla tenera età».
In realtà, sembra che la discussione e l’opportunità di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole abbia avuto inizio nel lontano 1902. Da allora tante, tantissime proposte di legge, tutte miseramente fallite. Sì, perché in Italia funziona così; su alcuni temi c’è un muro. La Gabanelli cita alcune frasi di politici: (maggio 2022, Salvini: «Parlare di sesso, di coito e penetrazione ai bimbi delle elementari? Un secco no»; ottobre 2023, Amorese (Fdi): «I bambini non si toccano, i bambini non si deviano»).
Per fortuna o purtroppo, in Europa non siamo l’unico paese con un tabù grande come una casa. Siamo in buona compagnia di Ungheria, Bulgaria, Cipro, Polonia, Lituania.
A chi spetta educare? L’educazione sessuale e affettiva sui banchi di scuola va affidata a psicologi e medici, ma anche insegnanti e genitori. La famiglia per anni ha scaricato le sue responsabilità, invece è il nucleo centrale, e deve riscoprire tale centralità, attraverso l’esempio soprattutto.
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