Napoli Risanamento: Dipinti di Vincenzo Migliaro e il Patto Universitario

Rinasce uno spirito mai sopito di riportare alla luce antichi tesori con la caccia ai reperti smarriti e dimenticati grazie al Patto tra la Procura di Napoli e l’Università Federico II

La vita popolare di Napoli nei dipinti di Vincenzo Migliaro.

Proponiamo qui l’articolo integrale apparso su Napoli Today e firmato da Giovanna Angelino.

Esiste una Napoli che non esiste più. Sembra quasi un gioco di parole, anche se la città partenopea è abituata a misteri e magie. Dentro ai dipinti di Vincenzo Migliaro, pittore e scultore della scuola napoletana vive ancora una Napoli, sfregiata e in parte distrutta dal Risanamento.

Il grande intervento urbanistico, progettato per cancellare il degrado di una città messa in ginocchio dal colera, non ebbe però un esito felice. Persino Matilde Serao lo gridava.

La “Legge per Napoli” – Risanamento o sventramento di Napoli, (poi “Società per il risanamento di Napoli” voluta dal governo Depretis costituita con capitale pubblico) fu emanata nel 1885 e aveva come scopo la ristrutturazione del sistema fognario, la nascita di quartieri più vivibili, nuove piazze e strade e infine, l’eliminazione dei bassi, dove si addensava gran parte della popolazione.

Il risultato sarà deprimente, un vero scempio. E alla fine, la piaga dell’affollamento e del degrado non vennero mai risolti, anzi si costruirono edifici di lusso, dove i poveri non potevano accedere.

La città cambierà volto, ma grazie al pittore partenopeo morto nel 1938, tutti possono ammirare i vicoli stretti pieni di quell’atmosfera svanita per sempre, le grandi piazze inondate dal sole, la vivacità e i colori dei bassi e il sentimento della gente comune nella loro quotidianità.

Il Risanamento prima, il terremoto del 1980 poi hanno deturpato e defraudato una città dei suoi mille volti, dei suoi luoghi sacri. Il Risanamento, infatti ha ridisegnato la geografia della città, distruggendo interi edifici, piazze e strade, cancellando una bellezza che non ritornerà. Troppi tesori sono ancora dimenticati, tanti sono i gioielli di inestimabile valore nascosti e sconosciuti ai napoletani stessi.

Gerolamini a Napoli

L’antico complesso dei Gerolamini, ad esempio custodisce un immenso patrimonio che è stato oggetto di numerosi furti, e inoltre, ha subito tentativi di saccheggio di Dell’Utri oltre ad essere adibito a centro sfollati durante il terremoto dell’Ottanta. In quei luoghi sacri pieni di secoli furono ammassati interi gruppi di persone; in quelle sale bambini terremotati giocavano con ciò che trovavano o con il pallone tra arte, cultura e storia antica di un popolo, come può avvenire tra vasi di cristallo.

Nel 2016 grazie a numerose inchieste giornalistiche venne scoperto il saccheggio che Marcello Dell’Utri stava compiendo, con la complicità del direttore (dell’epoca) della Biblioteca Marino Massimo De Caro. La biblioteca dei Gerolamini arricchita e impreziosita di volumi di grande valore verrà sequestrata al termine di una dura battaglia giornalistica (seguite da indagini per sottrazione di libri e manoscritti), e il direttore arrestato per commercio illegale di beni culturali.

Proprio la biblioteca dei Gerolamini rivive e oggi è una delle protagoniste del progetto pilota partito a marzo 2024, che vede tirocinanti e neolaureati della Federico II di Napoli, impegnati nella ricerca degli oggetti antichi che mancano all’appello dal 23 novembre 1980, giorno del terremoto dell’Irpinia che colpì e distrusse anche molti edifici campani.  

I padri del complesso monumentale nel corso degli anni acquisirono il fondo librario del filosofo Giuseppe Valletta, grande letterato, filosofo e avvocato della Napoli Settecentesca. Nel Seicento molti artisti avevano il vezzo di inviare opere prestigiose ai Girolamini; parliamo personaggi del calibro di Luca Giordano, Guido Reni, Giovan Francesco Gessi, Battistello Caracciolo, Domenichino, Jusepe de Ribera, Pietro da Cortona, Alessandro Algardi. Le storie che si intrecciano rendono ancora più pregevole il patrimonio dei Gerolamini, diventato non a caso un punto di riferimento per la cultura europea in quegli anni. Nella storia recente della biblioteca ci sono alcuni direttori che hanno cercato in tutti i modi di combattere l’abbandono, che per molti anni il complesso ha subìto. Tanti artisti e personaggi di un passato glorioso hanno arricchito quei luoghi: Principesse, argentieri, stuccatori, marmorai, restauratori.

I giovani della Federico II si troveranno davanti a circa 160mila volumi, cinquemila cinquecentine, circa cento incunaboli, 6500 manoscritti e opere musicali realizzati tra il XVI e il XIX secolo.

Dopo circa dieci anni di peripezie, di fondi che non arrivavano, di piccioni che trovavano casa tra gli affreschi corrosi dalle infiltrazioni d’acqua, dopo il susseguirsi di diversi direttori, il complesso monumentale dei Gerolamini ha finalmente aperto al pubblico il 21 marzo 2024.

Il complesso si presenta questa volta in veste di museo visitabile in giorni e orari stabiliti. La bellezza e a volte la sorte di antichi monumenti, come di alcuni valori morali sono spesso affidati alla volontà e all’impegno di singole persone. Non esiste, in buona parte delle cose un intento comune, un sentimento che unisca. Che parliamo di monumenti, che ci riferiamo a valori da difendere, a volte si resta soli contro tutti. Contro tutto. La cultura, la memoria, la correttezza e la lealtà da difendere e salvaguardare trovano spesso un angolino piccolo, un nido nel cuore di una sola persona.

Un frequente scenario di una dura realtà: Un singolo osteggiato nella ricerca della bellezza. Ma lei è lì ed esiste da sempre e per sempre. È per tutti. Come l’immenso, smisurato oceano di meraviglia e splendore che rende la vita degna d’essere vissuta.

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