Le malattie neurodegenerative sono oggetto di studi in tutto il mondo. Cosa possiamo fare per contribuire alla ricerca? E come è possibile capire se una persona è affetta da demenza senile? Oggi purtroppo, i trattamenti previsti per la demenza senile e l’Alzheimer curano solo i sintomi. La ricerca, invece continua il suo corso per individuare le cause, i fattori di rischio. L’obiettivo è trovare cure efficaci.
In questo articolo parleremo degli strumenti per diagnosticare la demenza senile, i test che è possibile fare anche a casa, di come contribuire alla ricerca donando il cervello e come curare (o meglio rallentare) i sintomi delle malattie neurodegenerative. Infine, conosceremo la ricerca sulle cellule staminali condotta dal San Raffaele e delle enormi potenzialità della medicina rigenerativa.
Come avviene la diagnosi di demenza senile?
La diagnosi di demenza senile arriva attraverso diversi esami clinici: ecografia Doppler, tomografia computerizzata e risonanza magnetica nucleare. Infine anche con test cognitivi.
Come accorgersi se una persona è affetta da demenza senile?
I segnali della demenza senile sono diversi e facilmente individuabili.
I sintomi
- perdita di memoria;
- difficoltà di concentrazione;
- difficoltà a svolgere compiti quotidiani familiari;
- difficoltà a seguire una conversazione o a trovare la parola giusta;
- essere confusi riguardo al tempo e al luogo in cui ci si trova;
- cambiamenti d’umore
Quale test effettuare per individuare sintomi di demenza senile?
La Prof.ssa Cecilia Perin (Neuro Smart Center) – suggerisce un piccolo test per verificare le capacità e sapere se bisogna preoccuparsi.
Il test è diviso in 4 prove e 5 domande.
Le prove del test
Ecco le prove da effettuare:
- provare a dire i nomi dei mesi o dei giorni della settimana all’indietro il più velocemente possibile senza inceppi;
- provare a fare un riassunto di qualcosa che hai sentito o letto un’ora prima;
- provare a dire a rovescio velocemente alcune parole, ad esempio MONDO o PALLA senza sbagliare;
- provare a ricordare gli eventi principali dell’ultima settimana.
Le domande
Poi rispondete a queste domande:
- al lavoro o in casa ti fanno notare che sei più distratta/o oppure troppo lenta/o?
- ti è capitato di uscire da un luogo noto e far fatica ad orientarti?
- devi controllare e ricontrollare in continuazione quello che stai facendo?
- ti capita spesso di bruciare quello che stai cucinando?
- dimentichi di pagare le bollette?
Se invece, le 4 prove sono tutte andate a buon fine e le risposte alle domande sono state tutte negative il consiglio è quello di continuare a stimolare la propria memoria tramite:
- esercizi come sudoku, parole crociate ecc;
- lo svolgimento di un’adeguata attività fisica anche all’aperto (es.nordic walking);
- seguire una corretta alimentazione con una dieta mediterranea.
Test per il declino cognitivo
Declino cognitivo, scale di valutazione – su valoreinrsa è possibile trovare alcuni test pronti. Infatti, cliccando qui – Le scale di valutazione dello stato cognitivo è possibile accedere a diverse scale di valutazione tramite la somministrazione di test appositi.
Malattie neurodegenerative: i progressi della ricerca
Come si legge sul sito della Fondazione San Raffaele – Il San Raffaele studia le cellule staminali, cellule indifferenziate, potenzialmente in grado di trasformarsi in uno qualunque degli oltre 200 tipi cellulari presenti nell’organismo. Grazie alle cellule staminali, la medicina rigenerativa si occupa di trovare anche una soluzione per le conseguenze dovute all’ictus cerebrale e a traumi al midollo spinale.
Sono in costante crescita le malattie degenerative. Quest ultime hanno in genere un decorso lento e progressivo in cui alcune funzioni del sistema nervoso vengono perdute. Morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, Sclerosi Laterale Amiotrofica colpiscono sempre più anziani.
Si prevede che il morbo di Alzheimer e le altre forme di demenze quadruplicheranno entro il 2050, mentre per il morbo di Parkinson si stima un raddoppio nel 2030.
Abbiamo sempre creduto che le cellule nervose non possono essere sostituite, ma i ricercatori non si sono arresi e oggi si intravede la possibilità di sviluppare terapie efficaci contro queste patologie così invalidanti.
Un altro approccio dalle potenzialità straordinarie è dato dalla medicina rigenerativa: se alcune cellule non possono essere sostituite, come quelle cerebrali, altre potrebbero essere riprogrammate; tessuti compromessi potrebbero essere sostituiti e difetti genetici corretti. Servono esperti in biologia dello sviluppo e delle cellule staminali, di immunologia e rigenerazione dei tessuti; servono medici capaci di trasporre in trial clinici le scoperte della ricerca di base.
Al San Raffaele la Divisione di Medicina Rigenerativa è nata nell’autunno del 2008 ed è già diventato un centro di riferimento a livello internazionale che lavora su questa linea.
Donare il cervello per la ricerca sulla demenza senile
La donazione del cervello svolge un ruolo cruciale nel far progredire la ricerca sulla malattia di Alzheimer e altre demenze, inclusa
la ricerca su nuovi trattamenti . Quando qualcuno dona il proprio cervello, questo viene utilizzato per scopi scientifici. A differenza di altri organi, non viene trapiantato a un’altra persona.
Esistono alcuni step da fare per poter donare il proprio cervello. Quest’ultimo servirò per essere analizzato in laboratorio. Basti pensare che un solo cervello potrà essere utilizzato per centinaia di studi.
I centri di ricerca nazionali e regionali accettano donazioni di cervelli secondo una specifica prassi.
Come curare la demenza senile?
Le malattie neurodegenerative sono ancora oscure, nonostante la ricerca. La cura sintomatica della demenza senile include diversi trattamenti, tra cui: farmaci, esercizi di fisioterapia, terapia occupazionale, terapia comportamentale, terapia del linguaggio e stimolazione cognitiva.
Secondo diversi studi tenere attiva la mente con giochi come cruciverba ecc. rallenterebbe l’avanzare della malattia. La ricerca al riguardo continua, perché è necessario effettuare diversi test e per lunghi periodi affinché diano risultati da tenere in considerazione. Diciamo che non ci sono evidenze certe che l’esercizio mentale rallenti la demenza senile o altre malattie neurodegenerative.
Attività fisica: l’esercizio regolare, specialmente attività cardiovascolare come camminare, nuotare o andare in bicicletta, può aiutare a migliorare la circolazione cerebrale e a ridurre il rischio di demenza; una dieta sana ed equilibrata può avere effetti benefici sul cervello. Inoltre, la socialità può aumentare il benessere delle persone affette da malattie neurodegenerative.
Fonti: Grupposandonato, fondazione San Raffaele, alz.org, valoreinrsa

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