Rinascita europea: Missioni spaziali, sfruttamento della fuga di cervelli transatlantica, regolamentazione dei giganti dei social media americani, è tempo che il continente si risvegli e si faccia valere
Un interessante articolo pubblicato da Alessandro Hurst su TheGuardian suggerisce soluzioni difensive. L’UE dovrebbe metterle in atto per limitare i danni dell’elezione del 47° presidente americano.
In effetti, l’Europa vive anni difficili sotto molti punti di vista, innanzitutto economico. Per non parlare del versante politico, dove imperversano ideologie, che fomentano lo scontro e valori non molto democratici.
Quando accade qualcosa di brutto – e l’elezione di Trump – non è una cosa positiva, come probabilmente non lo sarebbe stata l’elezione della sua rivale, allora bisogna rimboccarsi le maniche e difendersi.
Lo ha pensato anche il giornalista del periodico inglese, quando afferma: Ciò che è più utile è pensare a cosa può fare l’Europa per proteggere il suo ambiente, la sua gente e la sua economia in un mondo in cui l’amministrazione Trump potrebbe agire, in molti modi, per indebolirla e persino distruggerla.
La Germania sta vivendo una crisi economica che non vedeva da decenni. E questo dato influenza anche le nostre economie, per una serie di ragioni. Non solo, grazie all’UE siamo legati a paesi come Germania, Francia, Spagna ecc., ma la connessione è nel Dna.
Cosa deve fare l’Europa dopo l’elezione di Trump?
La prima mossa coraggiosa dell’UE per dare il buon esempio nella nuova era Trump – continua Hurst – dovrebbe essere quella di sequestrare 200 miliardi di euro di asset congelati della banca centrale russa e trasferirli all’Ucraina come forma di risarcimento preventivo. Il Servizio di ricerca parlamentare europeo ed esperti esterni hanno proposto le modalità con cui ciò potrebbe essere fatto in piena conformità con il diritto internazionale. Ma questo da solo non eliminerà la necessità per l’UE di indebitarsi di più per aumentare la sua spesa comune per la difesa e le infrastrutture verdi, anche se ciò aumenterà il suo debito.
L’Europa nello spazio
Parte del denaro raccolto dovrebbe essere destinato all’Agenzia spaziale europea. L’obiettivo è sviluppare un veicolo con equipaggio. Questo veicolo deve garantire agli astronauti europei un accesso indipendente all’orbita e oltre. In questo modo, non dovranno rivolgersi a Elon Musk e SpaceX (o ad altre aziende con sede negli Stati Uniti). Altre spese potrebbero essere utilizzate per promuovere la ricerca in modi che aiutino l’economia europea a riprendersi e a rimanere competitiva. Infatti, un nuovo “manifesto” , gli astronauti europei vorrebbero avere un loro mezzo indipendente per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale.
Il documento afferma che i leader europei dovranno presto decidere se il continente accelererà i propri sforzi per rimanere tra le “prime posizioni” delle nazioni che viaggiano nello spazio.
Ma il vero passo che l’UE può compiere per proteggere la sua economia (e con essa il benessere, l’ottimismo e la fede nella democrazia dei suoi cittadini) riguarda cose che sono meno attraenti della costruzione di un’astronave, come il completamento dell’unione
dei mercati di capitali che potrebbe consentire a più start-up tecnologiche europee di prendere in prestito denaro. L’UE ha trascorso la maggior parte di un decennio a torcersi le mani per l’assenza di importanti aziende tecnologiche europee rispetto a Stati Uniti e Cina. Una delle ragioni principali è che è semplicemente più facile raccogliere fondi negli Stati Uniti perché i fondi pensione privati e pubblici assegnano una parte maggiore dei loro investimenti al capitale di rischio rispetto ai fondi pensione europei.
L’Europa invia miliardi in Usa, ecco come
Come ha dichiarato di recente l’ex primo ministro italiano Enrico Letta alla radio francese,, ogni anno i risparmiatori europei inviano circa 300 miliardi di euro ai mercati azionari statunitensi, principalmente perché è lì che le loro banche concentrano le loro attività. Questo denaro aiuta ad aumentare la valutazione delle aziende statunitensi, il che può portare a finanziare l’acquisizione di aziende europee.
La tecnologia europea vale di più negli Stati Uniti
Esportiamo talenti e cervelli: L’Europa esporta già i fondatori di startup tecnologiche negli Stati Uniti anziché tenerli in patria, il che, secondo un investitore francese con sede negli Stati Uniti, ha portato la tecnologia francese negli Stati Uniti a valere molto di più della tecnologia francese in Francia. Ad esempio, Snowflake e Datadog, entrambe fondate da imprenditori francesi negli Stati Uniti, sono molto più preziose dei più grandi unicorni francesi o della più grande recente quotazione in borsa. Una situazione in cui il continente esporta fondatori, le loro startup e il capitale che le finanzia non ha assolutamente senso. Ciò è importante perché, come sostiene ‘accademica e autrice di Stanford Mariejte Schaake sul FT, abbiamo bisogno che la tecnologia europea incarni
i valori democratici. Su questo fronte, l’UE dovrebbe sentirsi giustificata nel suo tentativo di regolamentare la disinformazione sui social media, che è la strategia corretta.
Democrazia in pericolo attraverso la disinformazione
La democrazia è insostenibile ed è in pericolo quando gli elettori sono sottoposti ad algoritmi trasformati in armi per restringere la loro visione del mondo e inondarli di disinformazione.
Nelle mani di Musk, X, vecchio Twitter è uno strumento molto pericoloso per gli elettori. Non a caso, proprio in questi giorni, dopo l’elezione di Trump e la vicinanza con Giorgia Meloni (a settembre quest’ultima ha ricevuto un premio proprio dalle mani del miliardiario), Elon Musk dal suo social sta spesso inviando messaggi all’Italia, come ad esempio quello contro i giudici italiani, che stanno riportando in Italia i migranti dall’Albania.
Tutto finisce a tarallucci e vino
Solo Mattarella ha replicato al magnate, dicendo che l’Italia sa badare a se stessa. Dal versante politico, in particolare da chi ci governa, nessun commento è arrivato. Anzi, sembra tutto essersi concluso con una telefonata tra Musk e Meloni, nella quale il sostenitore di Trump chiudeva la questione come “libertà di opinione”.
Il ruolo dell’UE e il pericolo Trump
L’UE può anche fare qualcosa di inaspettato. Trump non ha fatto mistero del suo desiderio di vendetta e punizione contro i suoi nemici: decine di migliaia di dipendenti pubblici; università, professori e studenti. Trump ha fantasticato e incoraggiato la violenza contro giornalisti, dimostranti, giudici, immigrati e oppositori politici, e ha promesso di scatenare contro di loro il dipartimento di giustizia e persino l’esercito. Vale la pena ripeterlo: una seconda amministrazione Trump non avrà le barriere di protezione della prima, dove Mike Milley e Mike Esper ignorarono gli ordini di “sparare e basta” ai dimostranti antirazzisti.
Anche i dissidenti americani all’estero potrebbero un giorno essere presi di mira. L’UE dovrebbe annunciare un principio di non conformità con qualsiasi tentativo degli Stati Uniti di estradare o molestare cittadini statunitensi presi di mira per motivi politici o per disobbedienza civile, come impegnarsi in una resistenza fiscale contro un’amministrazione Trump, come alcuni americano hanno fatto in piccoli numeri durante il suo primo mandato e che ha le sue radici nell’opposizione alla guerra del Vietnam.
Cosa deve fare l’Europa?
Infine, l’Europa ha l’opportunità di invertire la fuga di cervelli transatlantica. Questa volta è davvero diverso e gli americani lo sanno: le ricerche per trasferirsi in Europa o per singoli paesi europei sono su una scala totalmente diversa rispetto a prima. C’è un’opportunità unica per l’Europa di stendere un tappeto rosso di visti speciali e facilitare la strada agli americani altamente istruiti che vogliono fuggire da Trumpmerica (come gli scienziati del clima che sicuramente vedranno i loro finanziamenti tagliati). O forse di collaborare con le università statunitensi che potrebbero alla fine cercare di stabilire campus satellite per studenti e personale che non possono più essere reperiti negli Stati Uniti.
Cosa farà il paese più inquinante del mondo dopo l’elezione di un presidente che nega la crisi climatica?
Il pericolo è che Trump esca come aveva già fatto – dall’Accordo di Parigi. Anche se di fatto si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio prossimo, la sua rielezione già pesa sulla COP29, la 29ª conferenza sul clima che partirà a Baku, in Azerbaijan, lunedì 11 novembre.
Che dio ci aiuti! Insomma, c’è la necessità che l’Europa raccolga le sue forze e rinasca, per fronteggiare ai venti antidemocratici che soffiano da molto tempo. C’è bisogno di un nuovo Rinascimento europeo, di riscoprire antichi valori per farli rivivere e diventare protagonisti del proprio destino.
Solo così l’Europa potrà fronteggiare con successo tutti i Trump e Musk che nasceranno.
Fonte: TheGuardian

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