Un nuovo studio Greenpeace sui rigassificatori dimostra il rischio enorme per popolazione e clima, impatto esplosioni di vapore potrebbe essere 15/20 volte maggiore delle stime ufficiali
Un nuovo studio commissionato da Greenpeace Germania, che esplora la storia degli incidenti legati al Gas Naturale Liquefatto (GNL) mettendo in evidenza la mancanza di trasparenza e protocolli di sicurezza non sempre adeguati, rivela che nonostante il rischio di disastri catastrofici, l’industria del GNL minimizza i pericoli derivanti da questo combustibile fossile. Le esplosioni di nubi di vapore, ad esempio, potrebbero avere un impatto 15-20 volte superiore alle stime ufficiali. Inoltre, molti impianti di GNL, situati in aree costiere densamente popolate, mancano di zone di sicurezza adeguate, esponendo in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili a gravi rischi.
Lo studio, pubblicato in concomitanza con l’apertura del World LNG Summit & Awards di Berlino, sottolinea come non valga davvero la pena correre questi rischi, considerando che le fonti di energia rinnovabili offrono maggiore sicurezza per i lavoratori e le comunità circostanti, oltre a essere più economiche, rispettose del clima e capaci di garantire maggiore autonomia e sovranità energetica. I governi europei, compreso quello italiano, stanno invece investendo massicciamente in nuove infrastrutture per l’importazione di gas liquefatto, in particolare dagli Stati Uniti.
Perché i rigassificatori sono pericolosi?
I pericoli associati al rigassificatore sono moltissimi e comprendono probabili perdite di gas, incendi, esplosioni ed emissioni di sostanze inquinanti nell’ambiente.
Soprattutto dopo l’inizio della guerra in Ucraina e dopo le sanzioni alla Russia è diventato indispensabile pensare a nuovi modi di approvvigionamento gas. Attualmente in Italia, il numero di rigassificatori ha un ruolo fondamentale nel panorama energetico del nostro paese. Oggi, sono in funzione 4 impianti di rigassificazione in Italia: l’impianto a terra, presso Panigaglia (La Spezia) il rigassificatore galleggiante nei pressi di Livorno, la struttura sull’isola artificiale di Porto Viro (Rovigo), la recente nave rigassificatrice nel porto di Piombino. Entro il 2025 sarà operativo il rigassificatore a Ravenna.
Il sito web perunaltracittà ha pubblicato un elenco incompleto degli eventi che riguardano i rigassificatori nel mondo:
2022: giugno, l’impianto di Freeport negli U.S.A. ha una perdita di gas; pertanto si produce una palla di fuoco di un centinaio di metri, l’impianto è distrutto e tuttora è fermo; nonostante la fama della ditta sarebbero stati riscontrati gravi errori di manutenzione in un impianto praticamente nuovo.
2022: luglio, l’Istituto Superiore di Sanità dichiara che il rigassificatore di Portovesme è dannoso per la salute dei cittadini: “il progetto presentato <rigassificatore> non è condivisibile ai fini della tutela della popolazione residente nell’area”. Questo perché Portovesme è soggetta a molte altre fonti inquinanti. Forse la Storia di Piombino non ci trasmette una lunga sequenza di attività industriali inquinanti?
2022: agosto il rigassificatore di Piombino è esentato dalla procedura di Valutazione d’Impatto ambientale; eppure l’incidente di Freeport avrebbe dovuto indurre cautela.
2019: Alyaga, Turchia, esplosione di una nave gasiera con 1 morto e 15 feriti.
2015: aprile, la Regione FVG ricorre contro il rigassificatore progettato a Trieste perché incompatibile con le attività portuali. Invece a Piombino è compatibile!
2015: giugno, una nave gasiera perde parte del carico nel porto di Barcellona.
2014: giugno, diverse autorità statunitensi pubblicarono il Final Enviromental Impact Statement (corrispondente alla nostra VIA, ma più severo) relativo all’impianto GNL di Freeport nel sud del Texas; 979 pagine in cui si considerarono ogni tipo di rischio (avifauna, acqua, sismi, alluvioni, uragani); nonostante tanta precisione l’incidente avviene nel 2022.
2014: gennaio, la Capitaneria di Porto di Livorno emise un’ordinanza che prevede attorno alla nave gasiera tre zone di limitazione della navigazione: 1) interdizione totale 2 miglia di raggio; 2) limitazione 4 miglia; 3) preavviso 8 miglia. Pertanto come è stato rilevato: “Se facciamo un paragone con le aree di interdizione previste intorno alla nave gasiera di Livorno – spiegano le consigliere Irene Galletti e Silvia Noferi– sono talmente vaste che se proviamo a proiettarle sulla carta nel porto di Piombino risulta chiaro che dovrebbe essere interdetta un’area che oltre alla città di Piombino comprenderebbe Baratti e l’estremità nord dell’Isola d’Elba, in un tratto di mare dove di solito transitano i traghetti turistici per l’arcipelago toscano”.
2012: lo studio (LNG ship Fire Explosion Fatalness Risk evaluation) afferma che -in caso di incidente- si muore nel raggio di centinaia di metri (Through the boiling liquid expanding vapour cloud explosion (BLEVE) quantitative evaluation model, it can be drawn that, when exposed to the fireball radiation after 15s and within 1400 m from the LNG ship, more than 50% of the people would die; within 1600m more than 50% would be second degree burn; within 2300m more than 50% would be first degree burn).
In particolare nel saggio si afferma: “in city planning, the LNG shipping routes should not lay in places or units of high density of person or property; when the LNG ship accident occurs, people and valuable materials should be evacuated to safe areas in time, avoiding great staff and property damage”.
Dunque in un contesto urbano un rigassificatore non ci può stare!
2012: settembre, esplosione all’impianto LNG di Pemex nel Messico con 26 morti e 46 feriti
2010: settembre California, Pacific Gas and Electric Co. Natural Gas Transmission Pipeline Rupture and Fire, 8 morti, 38 case distrutte.
2007: gennaio Mississipi, Rupture of Hazardous Liquid Pipeline with Release and Ignition of Propane, 2 morti 7 feriti.
2004: Skidda, Algeria, esplosione di LNG con 27 morti e 74 feriti.
2004: Ghislenghien, Belgio, esplosione di una condotta con 27 morti.
2000: agosto, New Mexico, Natural Gas Pipeline Rupture and Fire, 12 morti.
1998: Longford, Australia, esplosione di LNG con 2 morti.
1984: novembre, an enormous disaster involving an LPG installation occurred in Mexico City and resulted in the deaths of over 500 people.
1984: San Juan, Messico, fuga di LPG con 12 nuvole incendiarie con almeno 700 morti e 7000 feriti.
1977: è assolutamente necessaria una valutazione indipendente sulla scelta dei sito LNG: “Because LNG has the potential for large accidents, it is imperative that current risk estimates be verified independently and that disagreements among model calculations be understood”; cfr. The potential risks of liquefied natural gas. Available.
1973: Texas Eastern’s LNG storage tank, 40 morti.
1972: Montreal, Canada explosion LNG control room.
1971: La Spezia, fuga di 2.000 tonnellate di LNG.
1964: Feyzin, Francia, fuga di LPG con 18 morti, 84 feriti, 1475 edifici distrutti.
1944: Cleveland, Ohio, esplosione LNG con 128 morti, 300 feriti, 80 case e 10 impianti industriali danneggiati.
Rigassificatori, cosa chiede Greenpeace?
Greenpeace chiede il divieto di tutti i nuovi progetti legati ai combustibili fossili in Europa e l’eliminazione graduale del gas fossile. «L’industria del GNL opera nell’ombra da troppo tempo. Il suo business mette a rischio la nostra sicurezza attraverso emissioni di gas serra, inquinamento, ma anche esplosioni e incendi che minacciano direttamente la salute e la vita di lavoratori e lavoratrici e delle comunità esposte ai gravi rischi derivanti da queste attività», dichiara Simona Abbate della campagna Clima di Greenpeace Italia.
«Anche il governo italiano prevede di aumentare la capacità di rigassificazione dei terminali esistenti, di incrementare il numero di rigassificatori attivi nel Paese, con l’entrata in funzione di quello di Ravenna, e di ampliare la capacità di trasporto sud-nord lungo la dorsale Adriatica. È ora di abbandonare il gas fossile, troppo rischioso per le persone, per il clima e per l’ambiente: il nostro Paese può e deve investire nelle fonti rinnovabili e l’Unione Europea deve vietare al più presto tutti i nuovi progetti legati ai combustibili fossili».
Fonte: Dip. Comunicazione Greenpeace Italia
Immagine creata con IA

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