Fa freddo, è inverno, non è una novità, ma la città è avvolta in un’insolita nebbia. Carissimo Ignoto, ci aiuti lei a dissipare un po’ di fumo e di foschia dalle nostre menti. Il buio ha offuscato il buon senso, si è insinuato nelle nostre relazioni, accenda una luce, la prego!
Una leggera coltre di una sostanza vaporosa si alza dalle strade deserte, come un velo. La luna si nasconde e l’atmosfera è quella giusta per interrogare l’Ignoto.
Carissimo Ignoto, avrà sentito di recente la notizia che il Comune di Milano ha vietato di fumare all’aperto. Il sindaco già aveva espresso questo desiderio in passato, adesso sembra che sia diventato realtà, anche se tra mille polemiche. Parliamo di luoghi come fermate di autobus, tram e metro, parchi pubblici, cimiteri, aree dedicate ai cani, stadi e strutture sportive, code per accedere ai servizi comunali o ai musei – dove non si potrebbe fumare se non ad una distanza pari o superiore a 10 metri. Si è cercato di imitare il modello New York dove dal lontano 2011 è vietato fumare. Cosa ne pensa?
“Guardi, Lei con questo suo Carissimo mi confonde. Comunque, si sta rivolgendo ad una persona che di bionde, non mi pare sia il caso suo, ne brucia almeno una cinquantina al giorno, notte compresa, e pertanto ritengo la sua domanda alquanto fumosa. In ogni modo, per non perdere il suo aggettivo, Le dico che questo impedimento lo ritengo una mezza scemenza. Ovviamente se Lei non fuma pensa che lo scemo sia io; e non potrei darle torto. La mattina presto, quasi all’alba, scendo in piazza per il primo dei tanti cognac e dopo l’assorbimento, che avviene seduto al tavolo, parte il primo fiammifero: metta che il proprietario mi si avvicina e maleducatamente mi impedisce di far fuoco alla cenere, Lei pensa che il mattino dopo ritorni in quel bar? Ma neanche per sogno. Pertanto, durante la giornata il gestore avrà perso perlomeno una ventina di euro solo con me. Quindi mi troverò un altro posto dove potrò asciugare la mia sete e dove il gestore trova in me la fonte dei suoi guadagni e mi farà fumare portandomi la sua ceneriera personale. Non mettiamoci a fare i verdi chiudendo gli occhi e le narici e smettiamola con questo puritanesimo da due soldi- piuttosto, Lei che la sa corta, perché non si batte per diminuire il costo di un pacchetto? E non mi venga a dire che il fumo fa male, in quanto non me ne frega un bel niente; e le dirò di più: mi fa male la bolletta della spazzatura; mi fa malissimo la bolletta dell’acqua; per non parlare di quella del gas che mi ha inginocchiato alla sua canna e faccio pure fatica a respirare. Vuole che continui? Lo faccio volentieri: mi ha piagato il presunto consumo dell’elettricità e mi ha distrutto l’assicurazione auto che mi costa quanto il panfilo che ho dovuto disarmare in quel di Portofino. E se proprio lo vuol sapere mi fanno male le liste di attesa per una visita pneumologica dove mi si dirà che il catrame mi ha rivestito i polmoni, mi fanno male i farmaci che devo acquistare che costano come un Rolex. Mi fermo perché la lista di quello che davvero mi fa male riempirebbe un elenco telefonico. Ma ciò che davvero mi fa male è il vedere com’è ridotta la mia città- in ogni modo mi sono dotato di un metro allungabile, così da poter prendere le contromisure. E se le può far piacere aggiungo che nei luoghi pubblici non fumo, e nemmeno ci entro. Come vede sono un caso chiuso!”
Se il modello di Milano e New York venisse applicato anche nella sua città, come si comporterebbero i suoi concittadini alle prese con una nuova regola e mi dica come vede questa prospettiva. Prima che risponda, le confesso che io personalmente cammino sempre a zig-zag per le strade della mia città. Folate di fumo buttate fuori sguaiatamente da qualche incivile fù-matore, mi costringono a fare retromarcia oppure a oltrepassare le pericolosissime strisce pedonali. Su questo provvedimento sono nate, ovviamente tante polemiche del tipo “prendiamo il metro per misurare la distanza” e battutine del genere. Il principio che è alla base di questo provvedimento credo sia in parole povere – quello di evitare che nubi di fumo invadano viso, occhi e testa di chi non ha nessuna voglia di fumare. Dove finisce e inizia la libertà di ciascuno e soprattutto fumare è una libertà o diritto? Cosa c’è di sbagliato in questo provvedimento, secondo lei, oppure nelle critiche mosse all’iniziativa di Milano?
“Ancora con la fumata nera? Ma allora Lei insiste? Comunque considerato che è venuta fino alla mia villa, visto che sono una persona ospitale e che siamo solo al pianterreno, ribadisco: il provvedimento lo trovo giusto nel momento in cui ci trovassimo in luoghi chiusi, ma siccome ci troviamo in spazi aperti non vedo perché dovrei essere io a farmi più in là. Le dà fastidio se fumeggio? Allora si sposti. A questo proposito aggiungo che ogni tanto metto in moto pure la pipa. E se non erro la distanza rimane invariata. Mi chiede se nella mia città si dovrebbe attuare un provvedimento del genere come mi comporterei? Innanzitutto sarei onorato di trovare la stessa legge che si applica a New York; quanto a Milano penso che abbia problemi più seri di cui occuparsi, e siccome la mia città non ha eguali, dagli appennini alle Ande tantomeno dal Manzanarre al Reno, le rispondo che sarebbe l’incentivo affinché traslocassi quanto prima.”
Discorso analogo potrebbe essere quello delle deiezioni dei cani portati allegramente a spasso da cittadini poco rispettosi del bene pubblico. La domanda è: perché se tu scegli di avere un cane, le conseguenze dei tuoi comportamenti (non del cane) dovrebbero ricadere sugli altri? Cosa consiglierebbe ai padroni, ai cani, ai saltatori di ostacoli e al sindaco ?
“Ai padroni, termine bruttino se me lo concede, consiglierei che prima di portare il loro animale a passeggio per questa splendida città facessero ingerire ai loro quattro zampe due pillole di Imodium; dicono sia efficace non solo per le bestie umane. Per quanto concerne coloro che devono schivare queste testimonianze viscerali, suggerisco, a questi ultimi, una mia invenzione, realizzata con tanto di certificato ISO 9.000. Sia chiaro che non sono qui per venderle un mio prodotto. Comunque il mio Merdometro lo può richiedere su qualsiasi piattaforma digitale e terrestre. Si tratta di un braccialetto elettronico il quale, una volta indossato al polso, con un bip la avvisa che a un metro e mezzo davanti a Lei si trova una deiezione di un animale non meglio identificato, come potrebbe essere un cane, un gatto, un cavallo, una mucca, un asino e via dicendo. Se poi Lei vuol spendere qualche centinaio di Euro in più può trovare sul mercato un accessorio ancora più sofisticato che le permette di deviare anche se si trova di fronte ad un manufatto esportato da una mosca, una formica, una tartaruga, un moscerino… come vede la tecnologia non mi fa difetto. Le confesso, però, che da quando hanno elevato multe salatissime a coloro che lasciano defecare i quattro zampe in strada e da quando tutti nella mia città si sono minuti di paletta, secchiello e piccolo innaffiatoio, gli affari mi vanno male”
A proposito di buone abitudini, queste ultime si potrebbero imitare qualche volta. Ad esempio, nel 2016 Melbourne è diventata la prima città completamente smoke free al mondo. La Svezia ha esteso il divieto di fumo già esistente nei bar e nei ristoranti alle aree all’aperto nel 2019, con l’obiettivo di diventare completamente smoking free entro il 2025. Il Bhutan, a partire dal 2011, è l’unico Stato al mondo ad aver completamente vietato la vendita di tabacco. L’abolizione del fumo nel nostro paese, secondo lei è un’utopia? Perché c’è tanta gente che fa fumo?
“Non vorrei sembrarle irriguardoso, ma lo sono, ma perché non si trasferisce in una di queste nazioni e ci lascia fumare in pace? E poi. Mi perdoni, ma la sua domanda che chiude la sua disamina è alquanto sciocca. Perché si fuma? Ma è ovvio: in primo luogo vi è una dipendenza da nicotina; il tabagismo non è facile da combattere se davvero l’interessato non vuole. E poi perché la sigaretta è un rito, un piacere, soprattutto dopo un bel bicchiere di Jack Daniel. Lei insiste e persiste: guardi che le droghe e l’acolismo sono piaghe sociali ben più gravi. E stia attenta che io sono pure telepatico e posso leggere nel suo cervello ciò che sta pensando: vuole che glielo ripeta? Okay, l’accontento: “Ma questo Ignoto è proprio scemo. Non sa che così vivendo finisce al cimitero?”. Che fa? Mi diventa rossa in viso? Tranquilla. Le rispondo e le chiedo: “Ma non fumando al cimitero non ci andrei lo stesso? Ed ancora: ha mai conosciuto qualcuno che è andato all’altro mondo in buona nonché ottima salute?”. No davvero. E allora, visto che si trova qui da due ore e passa, mi faccia la cortesia di indietreggiare di undici metri. Non si preoccupi, non devo tirare un calcio di rigore, ma soltanto due tiri liberi”
Parlando delle distanze alle quali ovviamente ci costringono il fumo e i comportamenti dei padroni di cani incivili, secondo alcuni studi sembra che parlare con gli sconosciuti migliorerebbe l’umore. Inoltre, scambiare qualche parola con chi non si conosce aumenta la propria autostima. Alla luce di fumo, nebbia e deiezioni varie cosa consiglierebbe a chi non può fare a meno di mantenere le distanze? Cioè come sarebbe possibile, secondo il suo giudizio comunicare ad una distanza superiore ai dieci metri, e quando poi le distanze sono anche culturali e intellettive?
“Guardi, mantenere le distanze è fondamentale, specialmente quando c’è nebbia. Parlare con gente sconosciuta migliora l’umore? Preferisco parlare da solo. Poiché da solo non sta bene allora vuol dire che si trova in cattiva compagnia. Non posso comunicare a questa distanza giacché a furia di ascoltare le sue domande sono diventato sordo. Per chiudere la sua intervista le dirò: le distanze culturali ci sono sempre state; difatti, la Cultura non è appannaggio di tutti, e pertanto alcune distanze resteranno incolmabili Sine Die. Come? Non conosce il latino? Mi usi la cortesia di ritornare tra una settimana. Mi sta diventando un incubo, davvero. La saluto”
A volte, mi sembra di anticipare le risposte dell’Ignoto, ma non credo che la prenda a male. Forse, ho già una certa confidenza, e spesso mi sembra di sapere cosa stia pensando, anche se oggi sembrava un po’ nervosetto. Ha fatto discorsi fumosi.
L’Ignoto si dilegua e scompare all’improvviso. Scorgo nel buio, soltanto la lucina di una sigaretta che si allontana. L’insolita nebbia scende e nasconde l’intera città, che sembra avvolta in un velo. Adesso è buio, attenderemo tempi migliori. Rivedremo l’Ignoto? Tornerà a parlarci? Chissà. Per ora possiamo solo meditare i suoi precetti, in attesa di condizioni meteo migliori.

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