Ansia e depressione legati all’ora in cui si va a dormire

Alcuni studi dimostrano che andare a dormire tardi può avere effetti negativi sulla salute mentale e sulla concentrazione. Infatti, un’indagine pubblicata sul Journal of Psychiatric Research ha dimostrato che andare a letto tardi è collegato a un aumento dell’ansia e della depressione

Dormire poche ore si traduce in un ritmo di sonno alterato, e questo ha ripercussioni sul ritmo circadiano. Quest’ultimo insieme alle sostanze chimiche del cervello sono responsabili della regolazione dell’umore e dello stress.

Il fenomeno colpisce in particolare i giovani, influenzati già durante le ore diurne dall’utilizzo prolungato dei dispositivi elettronici, come tablet, cellulari ecc.

Cosa fare per avere un sonno ristoratore?

I consigli che gli esperti ci danno per avere un sonno regolare e ristoratore sono diversi. Innanzitutto è importante mantenere orari di sonno regolari e di limitare l’uso di dispositivi elettronici. Inoltre la meditazione, lo yoga o movimenti dolci, come il pilates oppure la lettura sono pratiche che conciliano il sonno, riducendo il rischio di ansia e depressione.

Quali effetti che non si dorme abbastanza?

Non esiste una norma precisa. Infatti, le ore di sonno possono cambiare in base ai soggetti. C’è, infatti chi ha bisogno di più ore, chi fisiologicamente dorme meno. Gli esperti parlano di almeno sette ore a notte. Se queste ore non sono rispettate, sempre secondo gli esperti si possono sviluppare patologie come ipertensionediabete di tipo 2 e obesità, tutti fattori che possono aumentare il rischio di malattie cardiache, infarto e ictus.

Molti studi hanno dimostrato che la mancanza cronica del sonno influisce seriamente su tanti aspetti legali alla salute. Secondo i ricercatori, è importante anche recuperare il sonno, per chi può. Ovviamente, ciò non deve essere un’abitudine. L’ideale è dormire il numero sufficiente di ore. Spesso, però per motivi legati allo studio o al lavoro questo non è consentito, per cui si può rimediare andando a letto prima oppure ricorrendo a qualche ora nel pomeriggio o nei week end.

Dormire nei fine settimana

Ad avvalorare questa tesi arriva un altro studio, secondo cui chi dorme di più nei fine settimana ha risultati migliori dal punto di vista della salute, mentre un’altra ricerca ha collegato il fatto di dormire di più nei week end a una riduzione generale dell’infiammazione.

Quando si ha l’abitudine di andare a letto tardi anche il cervello soffre. Infatti, la privazione di sonno riduce l’attività metabolica della corteccia frontale. Con il passare del tempo le capacità cognitive possono diminuire. Dormire poco, inoltre fa ingrassare. Questo avviene perché al risveglio ci si sente poco soddisfatti, e si cerca di sopperire a tale bisogno con il cibo.

Revenge Bedtime Procrastination: la tendenza ad addormentarsi tardi

Tale tendenza ha un nome: Revenge Bedtime Procrastination. Si tratta di una vera patologia, di cui si è molto parlato durante la pandemia COVID-19. Buona parte delle persone costrette a stare in casa ha modificato le abitudini di molti, come quella di ritardare il riposo notturno.

Cosa bisogna fare allora per dormire in modo sano? Innanzitutto, evitare l’uso di dispositivi tecnologici prima di andare a dormire, non praticare attività fisica (solo ginnastica dolce come lo Yoga o Pilates e magari meditazione) durante le ore serali e andare a letto sempre alla stessa ora.

Un altro aspetto importante del sonno sono i risvegli notturni, sui quali è bene indagare.

Andare a letto tardi peggiora i sintomi ossessivo compulsivi

Dal punto di vista più strettamente medico, dormire poco è una questione più complicata. Infatti, diversi studi sul Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) hanno indicato una probabile associazione tra l’alterazione del ritmo sonno/veglia e una scarsa risposta ai trattamenti farmacologici e terapie comportamentali.

I risultati della ricerca, ovviamente rappresentano solo gli inizi di studi, e che necessitano di una conferma, che avverrà solo allargando la ricerca a campioni più ampi. Se fossero confermati tali dati si aprirebbe la strada ad interventi psicoeducativi volti a regolare il riposo notturno. Quest’ultimo rientrerà negli obiettivi terapeutici del trattamento del DOC, riducendo il numero di pazienti con resistenza alle terapie specifiche per questo tipo di disturbo.

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