Carissimo Ignoto, che piacere rivederla! Cosa ha fatto tutto questo tempo?
“Non posso dire altrettanto. Ancora Lei? Ho fatto le analisi, giacché io sono un valoroso…”
Vuol dire che ha ricevuto una croce al merito poiché si è distinto nella seconda guerra mondiale?
“Guardi, lei mi sta diventando cordialmente antipatica; soprattutto quando sfodera la sua vena ironica che porta ad un pianto greco/ortodosso. E mi sa che la vera croce la sto portando io, grazie alla sua irruenza. Sono un valoroso in quanto ho i valori alti, ed il medico di base mi ha suggerito, anzi, ordinato, di mettermi a dieta: pertanto, se vuole restare a pranzo con me le propongo un etto di pasta al forno in bianco, cinquanta grammi di ceci imbottiti ed una alice ricoperta da due gocce di olio di ricino. Il nutrizionista mi ha detto di mettermi a regime; e poi ha aggiunto che in Italia ci vorrebbe il regime per tutti. Ma, sinceramente, non ho afferrato il concetto. In ogni modo se vuole aggiungo un’altra alice. Allora, resta?”
La ringrazio, faccio il digiuno intermittente, mangio ininterrottamente 23 ore al giorno e un’ora, di solito quando intervisto lei, mi astengo dal cibo, grazie lo stesso. Ma mi dica, cosa le ha portato questo periodo di meditazione/riflessione?
“Una emicrania che non le dico. Ho notato che più rifletto e più il mio peso specifico aumenta. Poi ho pesato il cervello e qui si è notato un calo fisiologico. Mah!”
Non tergiversi, veniamo al dunque. Lo so che non ama parlare di politica, allora le farò una domanda di letteratura. Ama la letteratura? Quali sono i suoi scrittori preferiti?
“Lei non sa niente di me. È vero che non parlo volentieri di politica, ma solo perché quando parlano i politicanti non li capisco, e quindi parliamo una lingua diversa, incomprensibile per le mie sinapsi. Per rispondere alla sua domanda, le dirò: mi affascina la letteratura giapponese, e a questo proposito le suggerisco di leggersi: Confessioni di una maschera di Yukio Mishima. Però non disdegno i nostri. Una delle mie ultime letture è stata Cuore di, come lei dovrebbe sapere, Edmondo De Amicis. Ma ciò che più mi intriga sono le letture sul Paranormale, la vita dopo la vita, e tutto quanto parla di extraterrestri”
Restiamo sulla terra o in Giappone, la prego. Anche io sono affascinata dalla letteratura giapponese. Ho letto “Finché il caffè è caldo” , ed è stato molto interessante, riflette la mia idea di SLOW. Ma veniamo a noi. Poche settimane fa, il nostro amico in comune Corrado Augias durante la sua trasmissione “La torre di Babele” ha parlato proprio di letteratura, in particolare dei “Promessi sposi” come specchio dei nostri tempi, cosa ne pensa?
“Il caro Corrado non è mio amico, tanto per intenderci. Poi se vogliamo parlare di Fermo e Lucia, posso dirle che non sono lo specchio dei nostri tempi, in quanto ogni tempo ha i suoi specchi”
Ho capito che prova ripugnanza per giornalisti, opinionisti, politica e politicanti, ma non le sembra che il romanzo di nostro cugino Alessandro Manzoni abbia qualcosa in comune con i nostri anni? Anche se ambientato nel Seicento, in quel libro ci sono i bravi, i prepotenti, i lecca lato B, i don Abbondio proprio come oggi, non crede?
“Beata Lei che ha capito qualcosa di me. Personalmente ancora non mi sono capito. In ogni modo lei ha ragione: in fondo la storia e le vicende umane cambiano data e luogo ma non mutano. Si vada a leggere Giambattista Vico, ma stia attenta a non andare per il Corso Campano di Giugliano, rischierebbe di perdere il lume della ragione. Se ce l’ha ovviamente!”
Comprendo benissimo anche che non vuol parlare di vicende personali, ma so che le è dispiaciuto non volare dall’altra parte del mondo, per assistere all’incoronazione del suo (e nostro) carissimo amico don Rodrigo. La febbre l’ha costretta ad annullare il volo, ma mi dica, cosa ha provato guardando il giuramento in tv, quali emozioni ha suscitato in lei ascoltare il discorso mentre prendeva tachipirina e soffiava il naso? Mi dica la verità: è guarito? C’è un miracolo!
“La bronchite e polmonite non mi hanno di certo impedito di essere presente, e nonostante i quarantatré di febbre ho voluto esserci. Chiaramente non mi sono fatto vedere. Ho messo in giro la voce di una mia imminente dipartita proprio per allestire un pullmino per la gita fuori porta. Anch’io feci un giuramento tanti anni or sono ma di questo nessuno ne parla. Comunque ho ascoltato nascosto nel bagno il discorso. Lei è subdola: prima mi lusinga e poi con la scusa dei fidanzatini vuole tirarmi fuori esternazioni che lasciano il tempo che trovano. Ma, a dispetto dei suoi sotto semafori (per citare Totò), le ricordo ciò che diceva Einstein: “Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti”, e pertanto il discorso al quale lei si riferisce è stato limpido e lineare, condivisibile o meno, ma questo sarà la storia a decretarlo”
Caro Ignoto, vedo che è contrariato, si rilassi. Ricorderò insieme a lei alcuni passaggi di quel capolavoro letterario del nostro Alessandro. Se vuole mi segua, aggiunga commenti, insomma faccia lei. Tanto discorriamo di letteratura, a chi possiamo far male?
“Che sia un capolavoro, come ogni forma d’arte, è opinabile. La letteratura può far male; così come una lettera quando arriva in ritardo, e dentro vi era una multa da pagare. E per essere precisi: io non sono in difficolta di fronte a niente e nessuno. L’unica difficoltà che riscontro è quando devo togliere la spina all’alice”
Ma poi il qual padre Cristoforo si fermò ritto sulla soglia. E voi, – disse poi ad Agnese, – raccontatemi cosa c’è! – Mentre la buona donna faceva alla meglio la sua dolorosa relazione, il frate diventava di mille colori, e ora alzava gli occhi al cielo, ora batteva i piedi. Terminata la storia, si coprì il volto con le mani, ed esclamò: – o Dio benedetto! fino a quando…! – Ma, senza compir la frase, voltandosi di nuovo alle donne: – poverette! – disse: – Dio vi ha visitate. Povera Lucia!
– Non ci abbandonerà, padre? – disse questa, singhiozzando.
– Abbandonarvi! – rispose. – E con che faccia potrei io chieder a Dio qualcosa per me, quando v’avessi abbandonata? Voi in questo stato! Voi, ch’Egli mi confida! Non vi perdete d’animo: Egli v’assisterà: Egli vede tutto: Egli può servirsi anche d’un uomo da nulla come son io, per confondere un… Vediamo, pensiamo quel che si possa fare.
“Se ha finito col sermone possiamo pure accomodarci a tavola. Se poi quella era una buona donna non credo siano affari nostri”
Carissimo Ignoto – Il palazzo bianco di don Rodrigo sorge su un’altura dove si legge Hollywood poco lontano dal paese da Pescarenico ai piedi della quale c’è un piccolo villaggio di contadini abitato da brutti ceffi simili a bravi (nelle case si intravedono armi da fuoco) e dove persino i vecchi, le donne e i fanciulli sembrano avere un’aria bellicosa. Mamma Mì! Padre Cristoforo attraversa il villaggio e sale al palazzo lungo una strada tortuosa, che conduce all’edificio simile a una piccola fortezza squadrata.
“Inutile che giri intorno alla questione. Il presidente le fa paura! Ma, come le dicevo ed avrà inteso, ha detto ciò che gli elettori suoi si aspettavano che dicesse e, soprattutto, mettesse in pratica quanto promesso. E io non sono Padre Cristoforo. E sicuramente le fa paura anche Elon; ma io le dico che questo qui non mi fa né caldo tantomeno freddo: io ho un cervello pensante e sono uno spirito libero. Può inventare tutte le diavolerie che vuole che io non mi faccio abbindolare da nessuna tecnologia”
Cristoforo avanza con fare esitante e rivolge un inchino al padrone di Casa Bianca, non per ossequio servile ma a causa della soggezione che il nobile, seduto a tavola e circondato da amici potenti, inevitabilmente gli incute. Don Rodrigo sta consumando un banchetto insieme a vari convitati, tra cui (oltre al conte Attilio, suo cugino) vi sono il podestà di Lecco, il dottor Azzecca-garbugli e altri due commensali di cui l’anonimo non riferisce il nome, ma dice solo che mangiano meloni e indossano una Musk era, intenti a mangiare e ad acconsentire a qualunque cosa venga detta da uno degli altri presenti
“Casa Bianca, per me, è una canzone della indimenticata Marisa Sannia. Per carità non mi diventi la Nottola di Minerva! Lo sapevo che avrebbe tirato in ballo il ricco e la presidente. Guardi, se continua a parlare con l’alfabeto Morse non ne veniamo a capo e le dirò di più: io sono italiano e parlo una sola lingua: la mia”
Don Rodrigo cambia improvvisamente argomento di conversazione e, alludendo alla guerra per il possesso di Mantova che è in corso tra la Francia di Luigi XIII e la Spagna di Filippo IV, dice di aver sentito a Milano che potrebbe esserci un trattato di pace o una tregua. Ma ciò avverrà solo se lui vorrà e con scambio di ostaggi e prigionieri.
“Lei sa chi è Platone? È colui che disse: Si Vis Pacem, Para Bellum. Sappi che sotto questa vestaglia da camera a gas si nasconde un filosofo; e se parlo di gas è solo perché uso ancora la bombola”
Chiamato in causa, l’Azzecca-garbugli si produce in un goffo elogio della bontà del vino, del track, della Marijuana e amfetamine, i cui fumi lo hanno evidentemente inebriato; quindi, loda il padrone di casa che offre splendidi pranzi (e roba buona) mentre fuori infuria la carestia e c’è anche chi è al freddo, chi tenta di emigrare e chi subisce i morsi della fame o viene bombardato, e infine altri che non arrivano a fine mese a causa delle bollette del gas. L’accenno a questa condizione di molti induce i presenti ad accusare gli incettatori di grano e i fornai, rei di nascondere il pane, alle banche, alle fabbriche di armi, alle multinazionali e ai loro extraprofitti, ai sabotatori di treni, ai giornalisti che non dicono la verità, per cui più d’uno invoca processi sommari contro di essi.
“Adesso mi sta facendo pure l’omelia? Lo sa perché Caino uccise Abele? Non lo sa? Allora glielo dico io: per una questione di parcheggio. Noto una sorta di sbigottimento da parte sua, evidentemente non ha letto la Bibbia tramandata dai frati trappisti. I due fratelli tornavano dai campi e dopo una dura giornata di lavoro parcheggiarono i loro mezzi di trasporto; solo che inavvertitamente la vacca di Abele sconfinò, con le zampe posteriori, nel posto assegnato a Caino. Sa come vanno le discussioni: una parola tira l’altra e si passa alle vie di fatto! Aspetti che vado in garage a prendere il crick… e poi chi lo dice che i giornalisti non dicono la verità? Ognuno racconta la sua di verità. Il mondo è sempre andato avanti in un certo modo e non ci sarà mai verso per una inversione di tendenza. Chi è nato sulla Rive Gauche non troverà giammai un ponte per attraversare il fiume e andare dall’altra parte.”
Ci congediamo dall’Ignoto, mentre la nebbia scende e sembra inghiottirlo. Come dice Padre Cristoforo a Renzo? “Non ti angustiare, lascia perdere questi prepotenti”. Non sono queste le parole esatte, ma il senso è quello. Tali parole pronunciate da un curato, sembrano più vicine alla vita pratica che allo spirito, ma potrebbero avere anche un significato più strettamente biblico. Non a caso, le scritture dicono che nei giorni della mietitura, il grano verrà riposto nei granai, mentre l’erba cattiva gettata nel fuoco. Fino ad allora grano ed erbaccia cresceranno e conviveranno sulla stessa terra, gomito a gomito, ognuno come può, con le proprie convinzioni e visioni del mondo e della vita. Ma questo pensiero ci consola, e anche l’Ignoto, se pur assorto nei suoi pensieri, abbozza un sorriso.
Egli v’assisterà: Egli vede tutto…vogliamo sperarlo. Ma cos’è che non ci ha detto l’Ignoto? E chissà, cosa pensa, di tutto ciò che volutamente nasconde. Dopo aver ascoltato di guerre, carestie e prepotenti, vorrà più parlare con noi? Aspetteremo…alla fine, chi si ferma è perduto. E non ci fermeremo, non molleremo, anche in tempi angusti e bui. E LONtano nel tempo, avremo modo di scoprirlo

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