Uomini che uccidono le donne

Stiamo riscrivendo un nuovo romanzo, triste e spietato. La strage di donne per mano di uomini continua, senza battute d’arresto. Ci si interroga sul perché, poi la crudeltà ci meraviglia

Secondo il mio parere, bisognerebbe restare stupefatti da ben altro: dalle famiglie, per esempio e dalle loro dinamiche interne. Qualcuno dirà – Ecco – un’altra analisi non richiesta – Siamo tutti bravi a parlare!

Uomini che odiano le donne, è un romanzo di Stieg Larsson

La trama di “Uomini che odiano le donne” è potente, complicata. Da molti anni, la nipote prediletta del potente industriale Henrik Vanger è scomparsa senza lasciare traccia. Il corpo non è mai stato ritrovato. Quando, ormai vecchio, Vanger riceve un dono che riapre la vicenda, incarica Mikael Blomkvist, noto giornalista investigativo, di ricostruire gli avvenimenti e cercare la verità. Aiutato da Lisbeth Salander, abilissima hacker, Blomkvist indaga a fondo la storia della famiglia Vanger, ma più scava, più le scoperte sono spaventose. Alla fine emerge una storia spaventosa di violenze.

Ciò che sta accadendo oggi alla nostra società, e in particolare alle donne vittime di violenza è forse, molto peggio di ciò che si narra nei romanzi e nei film. Negli ultimi due femminicidi appare evidente una “certa” benevolenza – tentativo di giustificare – complicità delle famiglie degli assassini.

Ma non finisce qui. All’epoca del femminicidio di Giulia Cecchettin, nacquero sui social gruppi con nomi del tipo “Le bimbe di Turetta”, inneggianti all’assassino e cose del genere. Inoltre, ieri, sulle porte dei bagni delle studentesse del liceo classico, musicale e di scienze umane Casardi di Barletta, sono stati trovati disegni osceni e poi una frase: W TURETTA.

Se analizziamo i tanti femminicidi avvenuti negli ultimi anni, ascoltando semplicemente le dichiarazioni dei familiari degli assassini qualcosa si coglie. La madre dell’assassino di Sara dirà che il figlio (assassino) è sempre stato un bravo ragazzo, buono, tranquillo, come tutti quelli che poi uccidono. Un premio nobel in pratica.

Ilaria Sula invece viene uccisa dall’ex in una casa di 50 mq, in presenza della madre dell’assassino, oggi indagata, ma che dice di non aver sentito nulla.

In un articolo – podcast pubblicato su questo blog, abbiamo già parlato di relazioni malate e non risolte con la famiglia d’origine

Succede proprio nelle famiglie – piccoli ricatti morali, sensi di colpa, e non sono necessarie troppe parole, bastano gli atteggiamenti, i silenzi, gli ammiccamenti per approvare o non approvare. E l’approvazione decreta, spesso un destino (infelice). “Mio padre voleva che io facessi l’avvocato” – e perché non lo ha fatto lui l’avvocato? Bisognerebbe interrogarsi su tante dinamiche malate. Bisognerebbe interrogarsi sulle aspettative che i genitori nutrono sui figli. Questi ultimi, sono esseri umani non Supereroi. Ma spesso ciò si dimentica.

Le frasi del padre di Turetta, ad esempio quando cercavano una ragione a quanto accaduto: Ma non gli abbiamo dato tutto! Come è possibile? Successivamente, in carcere in un’intercettazione dirà, rivolgendosi al figlio: Non ti preoccupare, avvengono tanti omicidi, pensa a laurearti! Più o meno, queste erano le parole e il senso.

Omicidio di Sara Campanella

Nella trasmissione ore 14, sono stati fatti ascoltare alcuni audio tra Sara e Stefano Argentino, il malato (così lo aveva chiamato la vittima, parlando con un’amica), che si era invaghito di lei.

La discussione è inverosimile, sembra una barzelletta. Sara continua a dirgli che non è interessata a lui e di lasciarla in pace. – e lui continua a dire il contrario. Mi devi lasciare in pace, non te lo voglio dire più. E lui: Sono troppe cose che non si sono capite, è che magari uno si aspetta cose che poi… Sara: Allora, ti sto dicendo per l’ennesima volta e ultima volta, io non mi aspetto nulla da te e non voglio niente da te. Mi devi lasciare in pace, ok? Sono stanca di essere seguita. Lui: Potessi interagire in altro modo…Ti seguo perché è l’unico modo per interagire con te, ma non te ne rendi conto.

RIVELAZIONE. Sara: Significa che allora forse non voglio parlare con te, non lo capisci? Sono fidanzata, ma anche se fossi single, nemmeno ti vorrei, lo capisci questo? e lui risponde: Eh, non è così…non è così.

Nella casa di Noto dove Argentino è stato individuato non è stata trovata l’arma del delitto, segno che il giovane se ne sarebbe sbarazzata prima di chiamare la madre e di tornare con lei a casa.

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