La sostenibilità degli investimenti è un tema su cui si dibatte da anni. Persino Papa Bergoglio, scomparso da pochi giorni, aveva auspicato un’economia diversa e soprattutto sostenibile
Il suo monito contro l’industria delle armi ha provocato non poche polemiche, attirando su di sé l’ira di chi si arricchisce proprio con le guerre. Tanti altri si muovono nel perimetro No war, ma è un terreno sempre più pericoloso e complesso.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, diamo qualche definizione.
ESG è un acronimo che sta per Environmental, Social, and Governance. In altre parole ESG rappresenta tre fattori fondamentali che vengono utilizzati per valutare l’impatto di un’azienda sulla società e sull’ambiente. L’acronimo ESG è utilizzato nell’ambito degli investimenti sostenibili, ma riguarda anche la gestione aziendale e la valutazione delle politiche di sostenibilità.
Alcuni esempi di investimenti sostenibili sono le energie rinnovabili, salute, digitale, invecchiamento della popolazione, efficienza energetica, gestione delle risorse idriche. Ma non fisisce qui. I fattori ambientali includono questioni della mitigazione dei cambiamenti climatici e della transizione verso la neutralità climatica, cioè verso un’economia a emissioni zero, così come temi relativi alla salvaguardia della biodiversità, alla prevenzione dell’inquinamento e all’economia circolare.
ESMA invece è l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati– European Securities and Markets Authority. Sul portale della Banca d’Italia si legge – Fare un investimento finanziario che tenga conto dei fattori ESG significa quindi investire in imprese che compiono scelte aziendali sostenibili, coerenti con i principi del Global Compact delle Nazioni Unite, relativi a diritti umani, standard lavorativi, tutela dell’ambiente e lotta alla corruzione, gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Il Global Compact delle Nazioni Unite incoraggia le imprese di tutto il mondo a creare un quadro economico, sociale ed ambientale atto a promuovere un’economia mondiale sana e sostenibile che garantisca a tutti l’opportunità di condividerne i benefici.
A tal fine, l’UN Global Compact richiede alle aziende e alle organizzazioni che vi aderiscono, di condividere, sostenere e applicare nella propria sfera di influenza un insieme di principi fondamentali, relativi a diritti umani, standard lavorativi, tutela dell’ambiente e lotta alla corruzione.
Esiste la finanza sostenibile?
I due pilastri dell’economia mondiale sono l’industria bellica e l’industria farmaceutica. Ne deriva che ci vogliono sempre guerre e si desidera che le persone siano sempre malate. Potrebbe risultare questa un’affermazione populista o superficiale. Ma secondo quanto riporta Avvenire sembra che dall’invasione dell’Ucraina è più che raddoppiato il valore dei titoli legati ad aziende del settore della difesa nei portafogli di fondi etichettati come ESG.
Fanno le guerre a nostro nome e con i nostri soldi
MorningStar calcola che nel primo trimestre del 2022, cioè all’inizio dell’invasione russa, i principali fondi Esg attivi in Europa e Regno Unito avevano un’esposizione di 3,2 miliardi di euro verso il settore della difesa. Oggi, a oltre due anni e mezzo di distanza, gli investimenti dei fondi Esg su aziende che producono armi sono più che raddoppiati, a 7,7 miliardi di euro.
Nel 2024 L’Agenzia europea per la difesa (Eda), ente intergovernativo che mette insieme i ministri della Difesa del Consiglio europeo, ha chiesto al settore finanziario europeo di mobilitarsi per sostenere le imprese che producono armamenti.
Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica: «In qualità di investitore responsabile – dichiara il presidente, Marco Carlizzi – consideriamo estremamente preoccupante la crescita degli investimenti in società del settore degli armamenti all’interno di fondi Esg, soprattutto in un contesto geopolitico che spinge molti attori finanziari a cercare in settori controversi, come gli armamenti, ma non solo (basti pensare a petrolifero e nucleare), opportunità di profitto a breve termine, anche attraverso pratiche di arbitraggio, che auspichiamo possano ricevere un attento monitoraggio nel tempo.
Nuove linee guida ESMA fondi Esg
Tra circa un mese saranno attive le nuove linee guida Esma, che riguardano la denominazione in ambito Esg. Lo scopo principale è quello di garantire indicazioni più chiare e contrastare il greenwashing.
La finanza sostenibile e la sostenibilità aziendale sono un binomio dal quale non si può più prescindere. In realtà, la mancanza di standardizzazione e uniformità nei criteri e nelle metodologie di valutazione ESG rende difficile per gli investitori e gli stakeholder confrontare le performance delle diverse aziende e prendere decisioni giuste.
Norme di Esma per contrastare il Greenwhashing
Numerosi sono gli articoli che questo blog ha dedicato al tema del Greenwhashing, spesso citando le iniziative di Greenpeace, una delle associazioni ambientaliste più attive in tutto il mondo. Ricordiamo che il Greenwhashing è la pratica di tante multinazionali, in particolare quelle che utilizzano fonti fossili – di proporre spot pubblicitari nei quali si mette l’accento sul loro impegno a favore dell’ambiente. Le presunte scelte ambientaliste, in realtà sono solo propaganda, rappresentano il tentativo di costruirsi una nuova identità e come dice un proverbio, di lavarsi la faccia. In realtà, da un lato le società energetiche sponsorizzano eventi importanti, come il Festival di Sanremo, proponendosi in una nuova veste, ma dall’altro continuano a sfruttare le risorse del pianeta, a discapito dei cittadini del mondo. E distruggendo il pianeta.
La data di entrata in vigore delle nuove norme di Esma è il prossimo 21 maggio. Tali norme sono nate per contrastare il greenwashing, che insieme a un’applicazione spesso à la carte dei criteri Esg minaccia la credibilità della finanza sostenibile, hanno raggruppato i termini utilizzabili nei nomi dei fondi in sei categorie: transizione, società, governance, ambiente, impatto, sostenibilità. Per ciascuna sono previsti requisiti minimi e soglie di esclusione. Almeno l’80% degli asset devono avere caratteristiche o obiettivi di sostenibilità definiti nella strategia d’investimento.
«Le linee guida ESMA avranno un impatto significativo perché, sebbene non vincolanti, hanno una forza di persuasione particolare verso gli operatori in quanto provengono da chi ha il compito istituzionale di supervisionare la loro attività»: a dirlo è Gianluca Manca, oggi ricercatore universitario su temi di sostenibilità applicata alla finanza e consulente per la sostenibilità delle Pmi, ma soprattutto uno dei pionieri della finanza sostenibile a livello internazionale: basti dire che c’è il suo zampino nei lavori dell’Asset management working group che a metà anni 2000, nell’ambito dell’iniziativa per la finanza del Programma Onu per l’Ambiente (Unep Fi), lanciò l’acronimo Esg.
Ma : « In Europa – sottolinea Manca – sono stati aperti tantissimi tavoli su norme e regolamenti di sostenibilità, che hanno prodotto tanti “pezzi” che però, faticando a trovare omogeneità di linguaggi e definizioni, hanno creato frammentazione e confusione. Inoltre l’Ue, col recente “pacchetto Omnibus”, è entrata in una fase di profondo ripensamento sui criteri di sostenibilità per le imprese, mentre si cerca di mantenere l’asticella alta per la finanza: è contraddittorio».
Esg, investimenti sostenibili, in cosa investire?
Oggi, quando si parla di investimenti ci si riferisce a sicurezza, anche energetica, la difesa, il riarmo. Molti investitori istituzionali sono attratti dai rendimenti del business della difesa, ma chi si interroga ad esempio sulla carbon footprint (gas serra) di questi investimenti?
Ad esempio, quando gli Stati Uniti hanno dato via libera all’utilizzo nella guerra in Ucraina delle bombe a grappolo, armi bandite da convenzioni internazionali che gli investitori sostenibili ovviamente applicano, chi si è interrogato sulla sostenibilità degli investimenti in T-bond.
Purtroppo, il mondo è governato da un’economia di guerra, e questo è un dato di fatto. Chiunque sia a sostenerlo, ha ragione. Prendere atto di ciò non risolve il problema. Oltre le lobby interessate alla produzione di armi, molta opinione pubblica, giornali si dirigono verso gli interessi dell’industria delle armi.
Le linee guida possono “spingere” i mercati finanziari a virare verso il sostegno alla parte più “sana” dell’attività umana, come ad esempio quella che supporta la transizione ecologica: sono una sorta di àncora di salvezza. Al prossimo evento climatico catastrofico, in molti ringrazieranno che queste linee guida non siano state anch’esse vittima del grande scompiglio geopolitico attuale».
Come faccio a sapere se si tratta di investimenti sostenibili?
Chi investe dovrebbe riflettere e analizzare i fondi dove si è investito denaro. Per scoprire se un fondo di investimento include investimenti in armi, è possibile consultare il sito Weapon Free Funds. Si tratta di un sito che permette di conoscere come sono impiegate le somme investite.
In alternativa, si può chiedere direttamente alla banca o alla società che gestisce il fondo. Infine, è possibile consultare i documenti del fondo, come, ad esempio il prospetto informativo, per verificare se ci sono azioni di società che operano nel settore degli armamenti.
Fonti: Avvenire, Banca d’Italia

Lascia un commento