Rosaria Galluccio ci parla di Indivenire

Esistono a Giugliano realtà che, quantunque ci se sei nato e ci stai vivendo, talvolta nemmeno sai che esistono. Una di queste è l’Associazione Indivenire. 

Forse il termine sta a significare un percorso di crescita; oppure potrebbe voler dire che l’evoluzione socio/psicologica di un individuo parte da lontano per poi consolidarsi. 

E, magari, si può ipotizzare che gli atteggiamenti in età adulta hanno la loro chiave di volta nei comportamenti genitoriali i quali, spesso e/o per mancanza di una corretta educazione, contribuiscono a formare caratteri poco consoni al vivere civile e sociale.

E siccome sono curioso e soprattutto desideroso di approfondire l’argomento contatto Rosaria Galluccio la quale, con infinita gentilezza e cortesia, si presta a delucidarmi. 

Ecco, di seguito, ciò che mi ha detto.

Quando nasce la vostra Indivenire?

“Indivenire è un progetto nato nel 2014. Era l’argomento di tesi alla scuola di Counseling. Ho avuto la possibilità di esperirlo come tirocinio in una scuola nido e materna “Santa Rita da Cascia in Frignano”. È nato come progetto itinerante, si è arricchito nel tempo coinvolgendo altre figure professionali, uno stop per il Covid e nel frattempo ho cercato di ampliare le conoscenze e approfondirle proseguendo con gli studi in psicologia. Nel 2024 diventa un’associazione APS con tutti i passaggi burocratici e con l’iscrizione al Runts, Registro Unico Nazionale Terzo Settore. Abbiamo avuto l’onore di avere come madrina l’assessora regionale Dott.ssa Lucia Fortini per la quale nutriamo grande stima”.

Perché Lei ha sentito l’esigenza, l’urgenza direi, di fondare questa associazione?

“Più che un’urgenza una vocazione. Il bisogno era quello di comunicare ai genitori il grande potere che esercitano con il loro comportamento di cura e amore che formano l’identità sociale del proprio bambino, quanto quella modalità di relazionarsi già dal grembo materno influisce sullo sviluppo emotivo e cognitivo dell’individuo. “Dalla culla alla tomba” come scrive Bowlby”.

Sono previsti dei corsi per aiutare coloro che si rivolgono a voi?

“Sì, i nostri seminari sono organizzati in incontri sia di gruppo che individuali per obiettivi sempre finalizzati all’Educazione Affettiva e Alfabetizzazione Emotiva”.

Chi sono coloro che si rivolgono alle vostre consulenze?

“In primis coppie che si preparano a progettare una vita di relazione, quindi si parte da come costruire un’intimità profonda e spirituale, intesa come conoscenza di se stessi e andare oltre la relazione di attrazione fisica sessuale. Progettare una famiglia vuol dire conoscere prima cosa si aspetta la coppia, quali sogni, progetti, organizzazione economica, come educare i figli, Il futuro è sempre un’incognita e non basta una proiezione ideale, serve strutturare una base sicura che possa contenere tutta la responsabilità e il cambiamento che la vita familiare Indivenire l’aspetta. Poi lo step successivo è sulla genitorialità, come prepariamo l’ambiente in attesa della nascita e che approccio scegliamo di avere in questo ruolo, essere genitori automatici per quello che abbiamo imparato dalle nostre esperienze familiari o acquisire nuovi strumenti per potenziare le nostre capacità di cura emotiva.

Questo percorso si basa su come si diventa una base sicura per i nostri bambini, che tipo di attaccamento vogliamo per loro, per dare il meglio bisogna conoscere come rispondere ai bisogni richiesti quando il bambino ancora non sa comunicare se non con il pianto. La nostra risposta in capacità di dare carezze emotive positive aiuta a costruire una convinzione di sé autentica, parliamo di autostima. Creare una connessione tra genitore e figli pur non parlando lo stesso linguaggio. Nei primi mille giorni di vita è un continuo apprendimento poco verbale, molto emotivo, esempi, imitazione, i bimbi sono egoici, riportano tutto a sé ed elaborano a loro modo creandosi un loro copione di vita positivo o negativo per come si percepiscono in risposta alle cure ricevute. Un altro percorso a cui teniamo molto è la preparazione del genitore ad affrontare l’età adolescenziale dei propri figli. Come noi diciamo meglio prevenire che curare, ma se non lo si è fatto in tempo bisogna pur avere la possibilità di riparare, in tanto che si può. È un’evoluzione che inevitabilmente mette genitori e figli nella condizione di opposizione laddove il genitore vuole proteggere e il figlio chiede libertà per sperimentarsi. Una vera rivoluzione che spesso si svolge tra individui che non si capiscono e si alzano muri. Come comunicare, e come riparare a quei vuoti per mancanza di risposte emotive non adeguate. Come fugare i sensi di colpa, si è fatto il meglio che si poteva per come si sapeva fare. “Non esiste il genitore perfetto ma il genitore sufficientemente buono.”- Winnicott”

Quali sono state le letture che hanno fatto presa su di lei?

“Una base sicura” di John Bowlby.
“Ogni vita è una vocazione.” Prof. Pasquale Riccardi
“Un genitore quasi perfetto” Bruno Bettelheim
“Il libro delle emozioni” Galimberti.
Ma tanti, tanti altri.

E quali gli insegnanti che maggiormente hanno inciso sulla sua personale formazione?

“Il prof Pasquale Riccardi, come le dicevo, di sicuro. Psicoterapeuta, scrittore, prof universitario, conferenziere, mio professore alla scuola di Counseling per l’analisi transazionale. Ha partecipato con generosità anche alle nostre presentazioni ed è sempre disponibile per la supervisione dei nostri progetti”.

Ogni bambino, fin dal momento del concepimento, ha bisogno di sentirsi amato. Lo stesso discorso si può estendere ad ogni persona, giovane e soprattutto anziano. L’amore, l’amicizia, la fratellanza sono tutte facce di un unico sentire?

“Sì, ogni individuo ha bisogno di sentirsi riconosciuto e degno di cura e amore, è quella proiezione naturale che nella piramide di Maslow ci tende alla spiritualità intesa come conoscersi intimamente. L’uomo rincorre la risposta alla domanda chi sono. È scalando la piramide, trovando soddisfazione a quei bisogni che si trova la risposta. L’amore, l’amicizia, la fratellanza sono valori che ognuno sente motu proprio secondo l’allenamento emotivo e cognitivo che ha sviluppato e appreso nel proprio ambiente di cura”.

Mi dica: come siamo messi in questi tempi moderni sempre più tecnologici ma intrisi, a mio modo di vedere, di un’aridità umana che non ci contraddistingue, in maniera conveniente, dagli animali?

“Connessi e soli, purtroppo in questa epoca come mai prima siamo così connessi, e mai così intergenerazionalmente l’emozione che condividiamo e la solitudine. Ci studi che affermano che non è la tecnologia che ci ha fatto isolare ma usiamo la tecnologia perché ci sentiamo soli. È un modo di mostrare solo ciò che vogliamo mostrare di noi, costruiamo relazioni artificiali”.

Mi sono parzialmente documentato. John Bowlby ci dice che l’attaccamento per i neonati e bambini è un bisogno fondamentale. Ma che si intende precisamente con: attaccamento?

“L’attaccamento è quel modello di relazione che si stabilisce tra genitore e figlio , che influisce profondamente sullo sviluppo futuro emotivo e relazionale come le dicevo prima, dalla culla alla tomba. Oltre al modello di attaccamento molto fa l’ambiente familiare ma anche scolastico, sempre per quella naturale spinta alla ricerca del sé, il bambino cerca conferma del proprio valore e quando mancante di risposte nell’ambito familiare va alla ricerca di conferme nel mondo sociale. È la ricerca di un tappo per colmare quel vuoto percepito in mancanza di certezze e riferimenti. Le cito un piccolo testo di Anna Llellin “il buco”, un racconto di 56 righi che ci parla di quel vuoto che se non attraversato ed elaborato ci porta a riempitivi, tappi che spesso sono l’anticamera delle dipendenze”.

Poi prosegue e sottolinea che: l’assenza o la poca qualità di questa può portare a problemi emotivi e comportamentali. Quali sono i “disturbi” più frequenti che si riscontrano?

“Le diagnosi non sono mai facili e mai approssimative, hanno bisogno di percorsi profondi e lavoro individuale e noi abbiamo specialisti che ci supportano”

Possiamo dire che i singoli comportamenti siano poi dovuti, una volta diventati giovani e/o adulti, alla sola mancanza di attaccamento?

“Diciamo che si parte da lì se lo chiede a me che della teoria di attaccamento ho fatto la base dei miei studi ma anche l’ambiente e le occasioni”

Eventuali comportamenti poco ortodossi e in stridente sintonia col buon vivere civile sono facili da diagnosticare? Vale a dire: si individua facilmente un/a giovane con carenze affettive?

“La carenza di cura emotiva? Sì, si evince. Si individua già da piccoli con l’osservazione nelle attività, nelle interazioni tra genitori e figli, infatti molte delle nostre attività sono proprio legate a facilitare e correggere quegli atteggiamenti non positivi allo sviluppo Parlo di progetti, di lettura, di gioco, di ballo delle carezze dove il genitore esercita la volontà di mettersi in discussione a beneficio della relazione genitore figlio”.

Presidente Rosaria Galluccio: Vicepresidente Salvatore Compagnone
Segretaria coordinatrice Emma Andretta; Psicoterapeuta Marinella Preziuso; Logopedista Marica Comella; Nutrizionista Gennaro Di Chiara
Grafico pubblicista Giusi Liguori. Istruttori Blsd e Pblsd e disostruzione adulta e Pediatrica con me c’è Giusy Amabile.

Le riporto un passaggio della vostra brochure: “Nei primi mille giorni di vita di un/a bambino/a si sviluppa quella identità sociale che consente alla persona il convincimento del sé, e ad apprendere i sentimenti e dare valore alla propria esistenza”. Sono davvero consapevoli, i genitori, che questo periodo dell’esistenza sia il più formativo, e che poi possa incidere nei comportamenti a venire, dalla fanciullezza/gioventù all’età adulta?

“È stato osservato che per un periodo negli anni scorsi c’è stato una vendita esponenziale di manuali per genitori , ultimamente i social sono pieni di pagine con link sulla pedagogia infantile , psicopedagogia e siti di crescita personale tutto online . Poi vai ad eventi con gli stessi seguitissimi specialisti dal vivo dove ci si può confrontare in discussioni dal vivo c’è diserzione , il cambiamento costa sacrificio e volontà si fatica a uscire dalla propria confort zone”.

Una curiosità da ignorante. Leggo che lei è Istruttore BLS-D/PBLS-D. Abbi bontà: sarebbe?

“Sì, sono istruttore per operatori di BLS-D/PBLS-D, di Disostruzione per Adulti, Bambino e lattante. Formarsi è un atto civico, sapere come operare in casi di emergenza in attesa del soccorso medico fa la differenza, la possibilità di tenere in vita una persona, riconoscendo lo stato di emergenza, come chiamare i soccorsi, come interagire con gli operatori del servizio medico e le manovre da fare. Sapere cosa fare e come farlo ci aiuta anche a contenere le emozioni rispetto all’evento”

Sempre leggendo. Lei è Counselor Modello Integrato. Mi delucidi…

“Il Counseling modello integrato è l’incontro tra le varie teorie della psicologia, si chiamano modelli , si integrano nelle conoscenze permettendo di individuare e decidere il processo di cambiamento contrattato tra cliente e il professionista nella relazione di aiuto nel qui e ora .
Sono 6 modelli: Rogersiano , cognitivo comportamentale, analisi transazionale, gestalt, sistemico relazionale, programmazione neuro linguistica di cui ho conseguito vari master tra cui un master in coaching familiare”.

Quando ero piuttosto giovane sentivo dire che si conosce, interiormente, una persona più in un’ora di gioco che in un anno di frequenza. Lei concorda?

“Penso che per conoscere interiormente una persona non basta una vita . Spesso neanche conoscere noi stessi , si impara ogni giorno da ogni persona ma ancor di più senza pregiudizio”.

Avete una sede?

“Sì, abbiamo una sede in Giugliano via Salvatore Allende n3 ma come già detto siamo un progetto itinerante andiamo noi incontro, nelle scuole , nelle aziende, nei locali messi a disposizione per gli eventi che organizziamo in funzione della promozione delle attività inerenti al nostro processo divulgativo. Poi per chi ha bisogno di un rapporto individuale con i professionisti si sceglie la sede”.

Come fare per contattarvi?

“C’è al momento un numero disponibile sul materiale informativo che distribuiamo e poi le pagine social Instagram e fb Progetto Indivenire”

Fine delle domande. Ma mi consenta un’ultima citazione: “Non esistono emozioni giuste o sbagliate. Impariamo a riconoscerle, comprenderle e accoglierle senza giudizio, semplicemente ascoltandole”. Sembra facile ad attuarle, ma siccome siamo tutti propensi a vaticinare più che a prestare ascolto: mi pare che poi tanto attuabile non lo sia…

!Noi ci proviamo. Instancabilmente ci proviamo: ne abbiamo fatto una vocazione”

Come si evince da questa intensa chiacchierata fare i buoni genitori si potrebbe rivelare uno sport estremo per il quale non tutti sono attrezzati. 

Non saprei dire se il genitore di oggi sia diverso da quello di decenni orsono, di quando, cioè, il dialogo tra padre e figlio era quasi nullo e la madre era relegata al ruolo di regina della casa. 

Ora più che mai necessitano linee guida che servono ad evitare scompensi esistenziali che tanti danni stanno creando sia in maniera soggettiva che societaria.

Forse, anzi senza dubbio, è arrivato il momento di saperne di più e prepararsi fattivamente per affrontare un percorso unitario e famigliare che non può essere individuale. Tantomeno si può delegare. 

Fonte: Melitonline – Filippo di Nardo

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