Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha introdotto ufficialmente una nuova serie di dazi doganali che interessano più di 90 paesi in tutto il mondo. Le misure, inizialmente annunciate ad aprile, sono entrate in vigore giovedì dopo mesi di negoziati, con partenza dal 7 agosto per finalizzare eventuali accordi commerciali con gli Stati Uniti. Poco prima della scadenza, Trump ha dichiarato tramite la sua piattaforma Truth Social che le tasse sulle importazioni stanno generando miliardi di dollari in entrate per gli Stati Uniti.
Trump sostiene che l’obiettivo delle tariffe sia quello di riportare negli Stati Uniti posti di lavoro e industrie manifatturiere, oltre a ridurre il deficit commerciale, uno dei punti cardine della sua agenda per il ritorno alla Casa Bianca a gennaio.
Tali politiche, al contrario potrebbero causare un aumento dei prezzi interni, poiché il costo dei dazi tende spesso a ricadere sui consumatori finali. Le nuove tariffe hanno fatto salire l’aliquota media degli Stati Uniti al livello più alto degli ultimi cento anni, con settori come l’automotive e la produzione di acciaio che risultano particolarmente colpiti. Inoltre, il presidente americano ha minacciato di incrementare i dazi sulle importazioni dall’India fino al 50% a partire dal 27 agosto, contestando al paese la decisione di continuare ad acquistare petrolio dalla Russia. New Delhi ha definito la misura “ingiusta, ingiustificata e irragionevole”, dichiarando di essere pronta a difendere i propri interessi nazionali.
Guerra commerciale: l’impatto dei dazi sui prodotti italiani
Dai dazi americano sono colpiti oltre il 70% dei prodotti europei, ad eccezione di acciaio e alluminio. I dazi Usa sui prodotti farmaceutici potrebbero essere introdotti “a breve”. La Svizzera si trova afflitta da un super dazio al 39% , che provoca la caduta del franco svizzero. l settore agroalimentare italiano, di fatto uno dei grandi simboli del Made in Italy, rappresentato da eccellenze che non possono essere delocalizzate, come il Parmigiano Reggiano, l’olio d’oliva, la pasta, i formaggi e il vino, è ora particolarmente vulnerabile
Impatto dei dazi americani nel mondo
Diversi paesi, tra cui Regno Unito, Giappone e Corea del Sud, hanno sottoscritto accordi per mitigare l’effetto delle tariffe imposte.
L’Unione Europea ha accettato un dazio del 15% come parte di un accordo quadro con gli Stati Uniti. Diversamente, la Svizzera, che non è riuscita a negoziare un’intesa, figura tra le nazioni maggiormente penalizzate, con un’aliquota pari al 39%. Taiwan, alleata strategica degli Stati Uniti in Asia, è stata colpita da una tariffa del 20%.
Il presidente taiwanese Lai Ching-te ha dichiarato che si tratta di una misura “temporanea” e che sono in corso trattative con Washington per alleviare la pressione economica. Nel Sud-Est asiatico, paesi con economie fortemente dipendenti dalle esportazioni, come Laos e Myanmar, devono affrontare le tariffe più alte, che arrivano fino al 40%. Secondo alcuni analisti, Trump avrebbe intenzionalmente preso di mira nazioni con strette relazioni commerciali con la Cina.
Insomma, il presidente degli Stati uniti minaccia e fa il bullo, poi le misure sono contenute o quasi, poi costringe a trattare. Desidera che si realizzi il suo sogno proibito: che tutti i paesi vadano a leccargli il didietro.
I dazi continuano a influenzare i tre principali partner commerciali degli Stati Uniti: Cina, Canada e Messico. La scorsa settimana, Trump ha innalzato le tariffe sul Canada dal 25% al 35%, attribuendo a Ottawa la responsabilità di non agire a sufficienza per contrastare il traffico di fentanyl e altre sostanze illecite.
Nonostante ciò, grazie all’accordo commerciale USMCA, gran parte delle esportazioni canadesi resterà ancora esente da questi provvedimenti. Le tariffe contro il Messico sono state temporaneamente sospese per ulteriori 90 giorni, permettendo il proseguimento delle trattative. Per quanto riguarda la Cina, sono attualmente in corso negoziati per prorogare una tregua sui dazi, la cui scadenza è prevista per il 12 agosto.
Dazi: L’analisi di Bert Hofman
I mercati asiatici hanno reagito con relativa tranquillità alla comunicazione definitiva delle nuove tariffe, ma gli effetti a lungo termine rimangono imprevedibili. L’economista Bert Hofman dell’Università Nazionale di Singapore ritiene che sia arrivato il momento di valutare concretamente le conseguenze di queste politiche, dopo mesi di incertezza e turbolenza economica.
Qual è la strategia di Trump sui dazi?
Cosa vuole ottenere Trump attraverso i dazi? Se lo chiedono in tanti e anche molti analisti.
Gli esperti, infatti interpretano la nuova ondata di dazi come parte di una strategia mirata a esercitare pressioni geopolitiche. Lo scopo di Trump sarebbe quello di accelerare la fine del conflitto in Ucraina. Trump ha avanzato la minaccia di imporre dazi “secondari” ai paesi che continuano a commerciare con la Russia, nel caso in cui non venga raggiunto un accordo per il cessate il fuoco entro venerdì.
Forse, insieme alla Cina è la Russia il secondo rivale americano? La nuova politica commerciale americana segna un ritorno al protezionismo aggressivo. Tutto ciò potrebbe avere un impatto significativo sull’economia globale. Gli obiettivi economici di Trump sono anche scopi geopolitici e di propaganda. Resta il fatto che il mondo è con il fiato sospeso; preoccupano i conflitti e la guerra commerciale scatenata dagli USA. Nei prossimi anni vedremo la strategia di Trump dove porterà il mondo, vedremo sicuramente il nascere di nuove tensioni e l’aumento dell’inflazione.

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