Incendi boschivi: Come proteggere le aree naturali

Inizia con l’estate, la stagione degli incendi boschivi. Molte sono le aree interessate, tra cui il Parco nazionale del Vesuvio a Napoli. La domanda che ognuno di noi si pone è: Si può fare qualcosa per evitare gli incendi? Posso fare qualcosa per prevenire gli incendi boschivi?

In questo articolo risponderemo a queste domande.

Il report “Italia in fumo” dell’associazione ambientalista lancia dati preoccupanti: dal 1° gennaio al 31 luglio 2025 incendi in aumento e aree protette a rischio. Servono prevenzione e piani integrati.

Prevenzione incendi boschivi e premi all’economia circolare

Come si legge sul sito Greenme – A Festambiente, Legambiente ha anche assegnato il Premio nazionale “Parchi Emissioni Zero”, giunto alla quinta edizione, per valorizzare esperienze virtuose nelle aree protette e nei territori limitrofi. Sette i vincitori, selezionati per pratiche in raccolta differenziata, economia circolare, acquisti verdi, agroecologia, mobilità sostenibile e tutela della biodiversità.

Tra questi, il Parco delle Dolomiti Bellunesi, con un tasso di raccolta differenziata dell’87,6%, e il Parco nazionale dell’Asinara, che applica il 95% dei Criteri Ambientali Minimi e ha istituito un responsabile per gli acquisti verdi. Premiati anche la Riserva regionale Monte Genzana Alto Gizio in Abruzzo per la Carta Europea del Turismo Sostenibile, il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano con il “Walking Festival”, e l’agriturismo Montagna Verde nell’Appennino Tosco Emiliano. La Toscana è la regione con più premiati e ha ricevuto anche una menzione speciale per il Parco regionale della Maremma, che celebra i suoi 50 anni. Un premio sull’ecodesign è stato assegnato con PEFC all’architetto Mauro Frate dello IUAV per l’uso innovativo e sostenibile del legno.

Questi esempi, sottolinea Legambiente, dimostrano che le aree protette possono essere motore di bioeconomia circolare, turismo sostenibile e tutela della biodiversità. Ma senza un rafforzamento delle politiche di prevenzione, il rischio è che il patrimonio naturale italiano continui a essere eroso dal fuoco, aggravato dalla crisi climatica e dall’impatto umano.

Vent’anni fa gli incendi erano crollati del 90%

Risale a esattamente 4 anni fa, 12 agosto 2021 un interessante articolo su Avvenire a cura di Antonio Maria Mira, che spiega nel dettaglio che gli incendi si possono evitare. Ecco il testo:

Tonino Perna: con un bando pubblico ben studiato affidavamo i boschi dell’Aspromonte a soggetti del Terzo settore, associazioni e cooperative sociali. Funzionava e costava poco

«Vent’anni fa eravamo riusciti a ridurre del 90% gli incendi nel Parco nazionale dell’Aspromonte. Spendendo molto meno di quello che la Regione Calabria spende oggi per spegnere gli incendi. Il sistema che avevamo inventato è andato avanti per dieci anni. Poi è stato abbandonato. E oggi siamo davanti a un vero disastro. Questo Paese è davvero senza memoria». Si sfoga giustamente Tonino Perna, professore emerito di Sociologia economica dell’Università di Messina, attualmente vicesindaco “esterno” del comune di Reggio Calabria.

Vent’anni fa era il presidente del Parco, inventò e realizzò un sistema che lui definisce “semplice”: «Con un bando pubblico affidavamo i boschi dell’Aspromonte a soggetti del Terzo settore, associazioni e cooperative sociali, con un contratto che prevedeva un contributo iniziale del 50%, e l’altro 50% a fine stagione. A patto che fosse bruciato meno dell’1% del territorio affidato. Il principio è sempre quello della responsabilità». Operazione riuscita. Da mille ettari bruciati ogni anno si era scesi a 100-150. Con una spesa di appena 400mila euro. Un successo che ebbe risalto europeo. «Per la prima volta la Calabria era un esempio positivo. Non solo ’ndrangheta. Venni convocato a Bruxelles per spiegare il nostro sistema».

E in Calabria?
In Aspromonte è durato una decina d’anni, nel parco del Pollino, dove lo avevano adottato, un po’ di più. La Regione mi propose di realizzarlo per tutta la Calabria. Feci il conto che ci volevano 3 milioni. E pensi che oggi per tutto il sistema antincendio si spendono 18 milioni con risultati ben diversi.

E perché non si fece?
Perché mi volevano fare solo un contratto di consulenza. Io invece volevo una struttura e la sicurezza che ci fossero i fondi. Non ho avuto queste garanzie e non l’ho fatto. Mi sembrava più una captatio benevolentiae che una vera volontà. Eppure ci avrebbero lavorato tante associazioni e cooperative, mentre ora ci guadagnano società che spesso vengono da fuori regione.

Aspromonte luogo delle occasioni perse.
Eravamo un esempio. Ma non abbiamo avuto neanche il sostegno del ministero dell’Ambiente.

E ora l’Aspromonte brucia.
In questi giorni sono in Trentino. È pieno di foreste ma non c’è mai un incendio, in primo luogo perché la comunità è molto più vigile di noi e poi perché non ci sono terreni abbandonati. Invece secondo una ricerca dell’Ismea più del 35% delle colline del Sud è abbandonato e il 20% semiabbandonato. Terreni che possono prendere fuoco senza che nessuno intervenga.

Perché il suo sistema venne abbandonato?
Per inerzia, per mancanza di convinzione. E forse anche per rivalsa nei miei confronti.

Ma oggi funzionerebbe come allora?
Assolutamente sì. Siccome gli incendi non riusciamo a prevenirli, per la molteplicità delle cause, bisogna trovare il modo di spegnerli appena partono, ricreando un rapporto col territorio. Invece, strana coincidenza, quando la Regione firma i contratti con le società private che gestiscono l’antincendio e gli elicotteri, partono gli incendi. Non è una prova, ma il sospetto c’è: queste società vivono perché ci sono gli incendi.

L’esatto contrario del vostro metodo.
È così, è oggettivo. E poi hanno eliminato il Corpo forestale, una vera sciocchezza. Ora sono solo i Vigili del fuoco a poter intervenire per spegnere gli incendi. Ma sono pochi e, pur impegnatissimi, non abituati a operare in montagna, ma in città o vicino ai centri abitati.

La Regione ha una struttura, Calabria verde, che dovrebbe intervenire.
Assolutamente inefficiente. Pensi che le visite mediche per l’antincendio le fanno a fine luglio quando ormai la stagione degli incendi è partita. Invece bisogna muoversi per tempo. Noi facevamo i bandi a febbraio, anche per farli preparare. È veramente un’irresponsabilità.

Oltretutto in un territorio fragile come l’Aspromonte che senza boschi sarà ancora più a rischio di frane.
Giusto. Alle prime piogge lo vedremo. Per questo provo tanta amarezza. Ne parliamo adesso ma tra un mese non se ne parlerà più.

Conclusione: Quando si trova un sistema che funziona, all’improvviso non se ne fa più niente. Tutte le Regioni hanno piani anti incendio, e allora cosa non funziona? Le azioni devono essere messe in campo in largo anticipo, non quando inizia l’estate e gli incendi si intensificano. Le forze dovrebbero coordinarsi, dalla regione ai Comuni, alla Protezione civile e vigili del fuoco fino al Ministero dell’Ambiente. Bisogna creare anche una rete di volontari, installare più telecamere, pattugliare il territorio, indire bandi pubblici per affidare la sorveglianza e le azioni di prevenzione a società, imprese, associazioni. Tutto ciò viene fatto? Da aggiungere che tutto ciò che si può fare per evitare situazioni di inquinamento bisogna farlo, come ad esempio, evitando i fuochi d’artificio. Sono costosi, inquinano, spaventano gli animali e potrebbero causare incendi.

Il sito della Protezione civile ha messo a punto un Vademecum per evitare un incendio: Cosa possiamo fare per prevenire incendi?

  • Non gettare mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi, possono incendiare l’erba secca;
  • Non accendere fuochi nel bosco. Usa solo le aree attrezzate. Non abbandonare mai il fuoco e prima di andare via accertati che sia completamente spento;
  • Se devi parcheggiare l’auto accertati che la marmitta non sia a contatto con l’erba secca. La marmitta calda potrebbe incendiare facilmente l’erba;
  • Non abbandonare i rifiuti nei boschi e nelle discariche abusive. Sono un pericoloso combustibile;
  • Non bruciare, senza le dovute misure di sicurezza, le stoppie, la paglia o altri residui agricoli. In pochi minuti potrebbe sfuggirti il controllo del fuoco.

Quando l’incendio è in corso

  • Se avvisti delle fiamme o anche solo del fumo telefona al numero di soccorso 115 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco o, dove attivato, al numero unico di emergenza 112. Non pensare che altri l’abbiano già fatto. Fornisci le indicazioni necessarie per localizzare l’incendio;
  • Cerca una via di fuga sicura: una strada o un corso d’acqua. Non fermarti in luoghi verso i quali soffia il vento. Potresti rimanere imprigionato tra le fiamme e non avere più una via di fuga;
  • Stenditi a terra in un luogo dove non c’è vegetazione incendiabile. Il fumo tende a salire e in questo modo eviti di respirarlo;
  • Se non hai altra scelta, cerca di attraversare il fuoco dove è meno intenso per passare dalla parte già bruciata. Ti porti così in un luogo sicuro; 
  • L’incendio non è uno spettacolo, non sostare lungo le strade. Intralceresti i soccorsi e le comunicazioni necessarie per gestire l’emergenza. 

Fonti: Greenme, Avvenire, Protezione civile

FAQ

Quanti Canadair ci sono in Italia? La flotta italiana di Canadair Viking Air CL-415 conta 19 velivoli di proprietà del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco

Quanti vigili del fuoco ci sono in Italia? Le unità di vigili del fuoco sono di 35.9901, a fronte di un organico teorico pari a 39.602 unità

Quante guardie forestali ha l’Italia? Nel 2016, il Corpo Forestale dello Stato è stato assorbito dall’Arma dei Carabinieri. L’arma dei Carabinieri ha alle dipendenze un NIAB (Nucleo Informativo Antincendio Boschivo) e i 14 Comandi Regione Carabinieri Forestale. In questi ultimi sono inquadrati 83 Gruppi Carabinieri Forestali, da cui dipendono le quasi 800 Stazioni Carabinieri Forestali (che costituiscono unità periferica di riferimento nell’Arma per il settore Forestale) e 5 Centri Anticrimine Natura (PA-CT-AG-CA-UD). Sia nei Gruppo, sia nei Centri Anticrimine Natura sono, inoltre, presenti i Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (NIPAAF).

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