Conto alla rovescia per la spedizione navale senza precedenti che salperà il 31 agosto 2025 e dal 4 settembre dalla Tunisia.
Sui social si ingrossano le fila dei sostenitori della spedizione per Gaza, soprattutto personaggi noti. E quindi si moltiplicano gli appelli e le adesioni in sostegno dell’iniziative anche nel mondo artistico italiano: cantanti e attori postano video. Da Alessandro Gassmann a Giovanni Storti. Da Claudio Santamaria a Zerocalcare, Fiorella Mannoia, Elisa, Subsonica e tanti altri.
Da diverse settimane anche l’attrice napoletana Marisa Laurita posta video in cui chiede la fine dell’assedio in Palestina.
Come sapere dove si trovano le navi della Global Sumud Flottilla?
Qui il tracker della flottilla
Come nasce il movimento per la liberazione della Palestaina dall’assedio?
Il contesto in cui nasce la Global Sumud Flotilla è la fase più dura del conflitto israelo-palestinese degli ultimi decenni. In passato già ci sono stati tentativi di entrare a Gaza.
Spedizioni passate a Gaza e risultati ottenuti
L’episodio più noto fu quello della Freedom Flotilla del maggio 2010. Sei navi, tra cui la turca Mavi Marmara, provarono a raggiungere Gaza con centinaia di civili a bordo e aiuti umanitari.
Israele reagì male. Infatti, in acque internazionali forze speciali abbordarono la Mavi Marmara e, dopo uno scontro con alcuni attivisti, aprirono il fuoco uccidendo nove volontari.
L’episodio ebbe delle ripercussioni perché scatenò una condanna internazionale diffusa e una grave crisi diplomatica tra Israele e Turchia. Sotto forte pressione esterna, nel giugno 2010 Israele dovette allentare parzialmente l’embargo su Gaza, permettendo l’ingresso di un maggior numero di beni di consumo e materiali da costruzione che prima erano vietati.
La società civile pro-Palestina rivendicò questo grande risultato. L’azione delle flottiglie aveva costretto Israele ad allentare la sua politica restrittiva. Nonostante questa vittoria, il blocco navale in rimase in vigore e altri tentativi via mare continuarono a essere bloccati, molto spesso con la forza.
A giugno scorso, tre iniziative pacifiche hanno cercato di rompere l’assedio israeliano in Palestina, grazie a migliaia attivisti e volontari. La Freedom Flotilla, infatti ha navigato verso gaza, mentre la Global March to Gaza e il Sumud Convoy via terra. Tentativi non riusciti, purtroppo. Nel primo caso, l’esercito israeliano ha sequestrato l’equipaggio che portava aiuti a Gaza, rimpatriandolo dopo diversi giorni di carcere. Molti giornalai questo aspettavano, per attaccare gli attivisti, i pacifisti e gli ambientalisti.
Oggi si resta con il fiato sospeso: Cosa accadrà?
Gli organizzatori definiscono l’iniziativa come “la più ampia missione marittima civile mai realizzata” verso Gaza, con decine di imbarcazioni che navigheranno contemporaneamente su più rotte nel Mediterraneo orientale, per raggiungere le coste di Gaza. Le partenze saranno scaglionate in due date: 31 agosto dalla Spagna e 4 settembre dal Nord Africa, Tunisia. Si è scelto questo metodo per convogliare tutte le forze navali in un periodo più lungo e attenuare l’eventuale intervento israeliano. Ma soprattutto si mira all’attenzione mediatica, che grazie all’enorme coinvolgimento di più paesi in tutto il mondo dovrebbe avere dimensioni cosmiche.
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