Le parole hanno un peso, sono importanti e lo si capisce dai divieti, dalle frasi che la politica e certa stampa negli ultimi tempi usano. Sì, perché le parole sono uno strumento, si utilizzano proprio come una clava. Dall’altra parte l’autoritarismo, le dittature, gli idioti e i giornalai che amano impiegare parole come arma, vogliono limitare, cancellare, eliminare i vocaboli (di altri) dai dizionari, dalla società civile e dalla faccia della terra.
Si tratta di quei termini che danno fastidio, che popolano i loro incubi tanto che la libertà di parola è un piacere che sta tutto da una parte (dalla loro parte). Semplificando il concetto: Loro possono dire tutto, gli altri no.
Quello che è accaduto al Parlamento europeo è sconcertante: Gli europarlamentari hanno votato per Vietare le parole dei veggie burger. L’obiettivo è vietare l’uso di parole come “burger”, “salsiccia” o “bistecca” se associate a prodotti vegetali, vegani o alla carne coltivata in laboratorio. Mercoledì 8 ottobre l’Europarlamento ha dunque avuto il tempo e l’entusiasmo di mettere al voto il divieto. Quest’ultimo, ovviamente è passato con 355 voti a favore, per effetto dell’alzata di mano unanime dei partiti di destra.
Abbiamo proprio bisogno di altri divieti?
La politica europea e non solo, negli ultimi tempi sta brancolando nel buio e per sentirsi protagonista, si concentra sulle parole e sulla loro eliminazione. In altre parole, il concetto è questo: Puoi dire burger, salsiccia o bistecca solo se all’interno c’è la carne. I divieti alle parole, però sono iniziate con la Cancel Culture. C’è qualcuno che reputa offensivo o inappropriato l’uso di alcune parole, per cui è necessario cancellarle dai libri, dal cinema, dai social, dal dibattito, dalle manifestazioni. (Il sindaco leghista di Inverigo ha fatto rimuovere uno striscione che studenti di una scuola media avevano attaccato sui cancelli della scuola con su scritto: PACE. La ragione: “troppo piccoli per avere un’opinione”).
Invece di facilitare la vita ai cittadini, di sburocratizzare procedure ridondanti, di risolvere i veri problemi, di cercare di non farsi escludere dalle questioni importanti del mondo (Gaza, Guerra in Ucraina ecc. ecc.) non è affatto necessario mettere paletti, alzare muri e creare nuovi divieti.
Divieti… to be continued
A proposito di divieti, oggi la Lega ha vietato per legge l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole. L’Italia è uno dei sette paesi europei in cui non è obbligatoria.
Un interessante articolo di Luca Zorloni su Wired recita:
Ne hanno discusse di cose, negli ultimi tempi, gli europarlamentari. Non di solo divieti all’accostamento tra lessico animale e vegetale vivono le agende di Strasburgo. Eppure, mentre l’Unione europea scodinzola ubbidiente alla tregua tra Israele e Hamas orchestrata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump; mentre sciami di droni senza nome e cognome gettano in una isteria collettiva le cancellerie dei 27; mentre il gap tecnologico con Cina e Stati Uniti si allarga, ci si chiede da dove provenga la necessità di elevare l’ennesimo divieto.
Piacerebbe conoscere la relazione costi-benefici associata a questa urgenza di marchiare a nuovo bistecche vegetali o salumi vegani. Quanto si è calcolato possa costare questa politica paternalista alle imprese del settore alimentare, in termini di etichettatura, re-branding, promozione e altre pratiche da associare al rilancio di una gamma di prodotti, a fronte di zero evidenze scientifiche sul presunto “inganno” che il divieto eviterebbe.
Le destre europee, che sono riuscite a trovare sponda in qualche parlamentare di centro e di sinistra, evidentemente vittima di pacco di hamburger vegani ficcati a spregio nel carrello, sono riuscite nel capolavoro politico di rendere un non-problema un voto all’Eurocamera. Un chiaro segnale della priorità dell’Unione. Immaginate come si beano i vari Donald Trump, Xi Jinping, Vladimir Putin quando puntano il binocolo sulle istituzioni europee e le vedono impegnate a dibattere del nome giusto da dare a un veggie burger.

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