Con un post sui social la segretaria Pd spiega l’accordo bipartisan, che cambia molto per quanto riguarda il reato di violenza sessuale. Bastavano solo poche parole.
Senza consenso è sempre violenza. Solo sì è sì!
In commissione giustizia alla Camera abbiamo approvato all’unanimità una norma importantissima che per la prima volta introduce il principio del libero consenso: finalmente si chiarisce che solo sì è sì, finalmente si chiarisce che ogni atto sessuale senza il consenso è stupro.
Una svolta culturale fondamentale nel contrasto alla violenza di genere.
È un passo avanti richiesto anche dalla convenzione di Istanbul e abbiamo dimostrato che su questo tema fondamentale si può andare trovare un terreno comune tra maggioranza e opposizione per far fare passi in avanti al Paese.
Un terreno scivoloso quello della legge di Valditara, che vorrebbe inserire regole, però con molti divieti sul tema sesso nelle scuole.
Tra qualche giorno la legge con il passaggio a Montecitorio e poi a Palazzo Madama sarà, probabilmente approvata. Intanto, su una cosa fondamentale i due schieramenti, rappresentati al femminile hanno trovato un’intesa, e non è poco.
Si parla della riforma del reato di violenza sessuale. La svolta è in poche parole fondamentali: «Se non c’è libero consenso, è stupro». La sostanza di un emendamento approvato sia da Fratelli d’Italia che dal Pd su cui si è costruito l’accordo in commissione Giustizia alla Camera, dà il via alla riforma del reato di violenza sessuale.
L’emendamento più importante del DDL Valditara
L’emendamento, proposto dalle relatrici Michela Di Biase (Pd) e Carolina Varchi (Fdi), aggiorna la proposta di legge a prima firma Boldrini. Un emendamento a prima firma Michela Di Biase (Pd) e Carolina Varchi (Fdi) ha introdotto per la prima volta in Italia il concetto di consenso “libero e attuale” nel reato di violenza sessuale.
«È un importante passo avanti per il codice penale italiano, che viene adeguato agli standard più avanzati. Questo nuovo testo rappresenta un grande cambiamento culturale, perché troppo spesso abbiamo assistito a vicende di donne costrette a giustificarsi anche di fronte alle violenze subite. Il sesso senza consenso è stupro», dice senza giri di parole la Di Biase. E spiega: «È un concetto scontato eppure in Italia manca ancora una legge che lo riconosca esplicitamente. Il consenso deve essere sempre liberamente espresso e revocabile: solo il sì è un sì. È giunto il momento che questo principio, finora sancito solo dalle sentenze della Corte di Cassazione, venga finalmente inserito nell’ordinamento. Ci stiamo avvicinando alla Giornata contro la violenza sulle donne e questo voto unanime rappresenta un importante segnale».
«Con questo voto facciamo un passo ulteriore nella tutela delle donne. Da oggi tolleranza zero, è stupro se non vi è consenso libero ed attuale. Fratelli d’Italia aveva promesso che avrebbe lavorato per rafforzare la difesa dei diritti delle donne e lo stiamo facendo, attraverso norme più rigorose e misure economiche tali da garantire più indipendenza ed autonomia. Adesso compiamo un passaggio ulteriore, che ha anche una grande valenza sul piano culturale. E ringrazio la relatrice di minoranza Di Biase e tutte le forze parlamentari che hanno consentito che ciò avvenisse in un clima bipartisan», sottolinea Carolina Varchi, capogruppo in Commissione giustizia e relatrice del ddl.
Al di là delle urla (chi grida dimostra solo di avere torto), se la legge passasse, avremmo fatto un passo enorme verso la civiltà. Dal lontano 1975 i diversi governi hanno cercato di affrontare la violenza di genere e l’educazione sessuale nelle scuole, ma sempre con un nulla di fatto.
L’articolo 609-bis parla solo di chi costringe «con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità». Nell’articolo il consenso della vittima non è mai menzionato. Oggi cambia tutto. «Chiunque compie o fa compiere o subite atti sessuali ad un’altra persona senza il consenso libero ed attuale di quest’ultima è punito con la reclusione da sei a dodici anni».
Questa è la nuova versione del reato. La riforma del reato non è ancora in vigore, e il testo non è ufficiale. Il passaggio della nuova legge all’Aula della Camera è previsto per lunedì 17 novembre, , e qui dovrebbe ottenere il via libera per andare al Senato. Ci si aspetta che a Palazzo Madama il percorso del ddl sia più breve, dato che l’accordo di massima c’è già. Dopo la votazione del Senato la riforma diventerà legge.
Una piccola frase di cinque righe aggiunta all’articolo 609bis cambia il Codice penale. frase che bisogna tener bene in evidenza e imparare a memoria. La violenza di genere e i femminicidi sono anche una questione di cultura e di prevenzione. Bisogna mettere in campo ogni strumento possibile, iniziando ad educare i bambini piccoli.
“Chiunque compie o fa compiere atti sessuali a un’altra persona senza il consenso libero e attuale di quest’ultima è punito con la reclusione da sei a dodici anni”. Questa frase tradotta significa che senza consenso il sesso è reato, si chiama stupro. Punto e basta.
Questo è il tipo di politica che gli italiani vorrebbero vedere più spesso; un confronto sui temi, soluzioni condivise perché giuste, perché degne di un paese civile. C’è ancora tanta strada da fare, il patriarcato e i pregiudizi dilagano ancora
L’iter della legge Valditara: educazione affettivo sessuale nelle scuole
I teatrini non mancano e questa legge, se approvata continuerà ancora a far discutere. Nella serata di lunedì 10 novembre, la Lega aveva presentato alla Camera un emendamento per cancellare il divieto di insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole medie, fatto inserire il mese scorso proprio dalla Lega, grazie a un altro emendamento, nel disegno di legge sul consenso informato, presentato in Parlamento dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
Il disegno di legge cosa dice? Qual è il nodo su cui ci si scontra? Le scuole devono ottenere il consenso informato preventivo dei genitori, prima di svolgere qualsiasi attività che tratti temi legati alla sessualità. Gli emendamenti si sono susseguiti: educazione sessuale solo alle superiori, ma con consenso dei genitori. Alle medie solo argomenti come la riproduzione ecc.
Di cosa si ha paura? Cosa si cerca di evitare? Quali sono le parole che non si possono pronunciare e perché? Vediamo i dettagli della legge.
Educazione sessuale a scuola, cosa prevede il ddl Valditara sul consenso informato
L’articolo 1 del disegno di legge, al comma 1, stabilisce il principio del consenso informato. Il via libera dei genitori va acquisito “previa messa a disposizione, per opportuna visione, del materiale didattico che intendono utilizzare per le attività medesime”. Insomma: alle famiglie bisogna fornire tutto il necessario per comprendere quali temi saranno affrontati. A tal fine, prosegue la norma, le istituzioni scolastiche devono adeguare il Patto educativo di corresponsabilità di cui all’articolo 5-bis del regolamento sullo statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria.
Il comma 2 va a estendere l’obbligo di consenso scritto, preventivo e informato anche per le “attività extracurricolari eventualmente previste dal Piano triennale dell’offerta formativa (c.d. PTOF) che riguardino temi attinenti all’ambito della sessualità”. Resta dunque sempre valido l’obbligo di fornire la documentazione per poter scegliere. Si precisa inoltre che il consenso deve essere richiesto entro il settimo giorno antecedente alla data prevista per lo svolgimento delle attività.
Il consenso è necessario anche per le attività relative all’ampliamento dell’offerta formativa che parlino di sessualità. Si tratta di “progetti strategici che potenziano direttamente il curricolo”. Le attività extracurricolari sono quelle, facoltative, “che le scuole, nell’esercizio della loro autonomia, decidono di offrire in più rispetto ai curricoli nazionali”: sono formalmente incluse nel PTOF e devono essere coerenti con il progetto educativo della scuola, anche se non contribuiscono direttamente al percorso valutativo dello studente.
In prima battuta, il ddl andava a vietare del tutto le attività legate alla sessualità per le scuole secondarie di primo grado, fatto salvo quanto già previsto dai programmi scolastici. Questa disposizione è poi stata cancellata sulla base di un emendamento presentato dalla Lega.
Le domande sorgono ora e sorgeranno anche in seguito, per molto tempo. Un quesito a cui sarebbe bello rispondere è: Se in una classe metà dei genitori danno il consenso e l’altra metà no, cosa accade?

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