La conferenza Cop30 sul clima che si è svolta dal 10 novembre al 21 novembre è finita senza misure concrete per fermare la deforestazione e senza un accordo su come abbandonare i combustibili fossili, principali responsabili delle emissioni dannose e del riscaldamento globale. I delegati riuniti in Brasile avevevano la difficile missione di impedire il collasso climatico. Si tratta della 30ª Conferenza delle Parti, a Belém, nel Parà.
Belém è la porta dell’Amazzonia e proprio 10 anni fa con l’Accordo di Parigi, i paesi partecipanti si impegnarono a contenere il riscaldamento climatico entro i due gradi. Purtroppo Obiettivo mancato, secondo l’ONU.
I temi della Cop30
La crisi climatica è anche crisi sociale e crisi sanitaria.
Clima, finanza e combustibili fossili, i Paesi emergenti chiedono più fondi ma quelli ricchi non si impegnano. Foreste tropicali, più di 50 Paesi per oltre 5 miliardi.
Milioni di persone in tutto il mondo stanno già affrontando gravi conseguenze sanitarie dovute all’emergenza climatica. L’Accordo di Parigi sembra essere sempre più fragile, come conferma un report del Global Carbon Project, il quale ha previsto che le emissioni di CO2 da fossili nel 2025 raggiungeranno ilo record assoluto.
Come si è presentata l’Italia alla COP30? l’Italia si è presentata a COP30 con posizioni di retroguardia, tattiche e mai strategiche.
Cosa è accaduto nei giorni precedenti?
I lavori alla COP30 di Bélem sono fermi a causa della mancanza di consenso sui temi fondamentali, come gli obiettivi di riduzione dei gas serra e il pacchetto finanziamenti per i Paesi più poveri. I negoziati hanno incontrato difficoltà, riflettendo le storiche contrapposizioni tra il Sud globale e Paesi ricchi. Le differenze e le disuguaglianze persistono, e fino a quando tali nodi non saranno sciolti non si potrà realizzare l’intento di un mondo sostenibile e libero da povertà.
Delusione alla COP30 per l’assenza di obiettivi climatici
Il segretario per il clima della COP30 ha espresso delusione per il basso numero di nazioni (113 su quasi 200) che hanno presentato i loro obiettivi climatici nazionali (NDC).
Il Parlamento Europeo a Bruxelles ha approvato il target di riduzione del 90% dei gas serra entro il 2040, il Global Carbon Project avverte che le emissioni globali di fine anno stabiliranno un nuovo picco di 38,1 miliardi di tonnellate.
Intanto cosa accade nel mondo? La sostenibilità è un tema sentito dai governi (non tutti), ma anche dalle imprese, dalle associazioni e dai cittadini. Gli sforzi, a volte arrivano dal basso, come ad esempio il caso della città di Soure, situata sull’altra sponda dell’isola di Marajo, offre un mezzo di trasporto sostenibile insolito: i bufali. I bufali di Marajo sono parte integrante della cultura e dell’economia locale”, ha affermato il capitano Mario Nascimento Marques dell’8° battaglione della polizia militare di Para. Un esempio da seguire? Negli obiettivi per il clima è stata anche introdotta la mobilità sostenibile, che ha trovato poco seguito.
La discussione sull’abbandono dei combustibili fossili
Le discussioni alla COP30 hanno visto fronteggiarsi, con toni molto duri, una coalizione di volenterosi con oltre 80 Paesi favorevoli a un impegno chiaro per la transizione dai combustibili fossili, tra cui Colombia, Regno Unito e Francia (l’Italia non ha aderito a questo appello: per approfondire) e un gruppo guidato dall’Arabia Saudita e altri più la Russia. Questa lacerazione ha avuto come effetto che l’abbandono dei combustibili fossili sia stato relegato a un impegno volontario e non alla decisione giuridicamente vincolante a cui si puntava.
Emergenza climatica è emergenza sanitaria
In occasione di COP30, Medici senza frontiere, presente con una delegazione, lancia un appello sull’importanza di aumentare la consapevolezza sulla salute ambientale e sulla promozione di strategie efficaci per affrontare le sfide legate al clima.
Sul sito ufficiale di Medici senza frontiere si legge – In Brasile negli ultimi due anni forti piogge, inondazioni e frane hanno colpito lo stato meridionale del Rio Grande do Sul provocando centinaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati. Abbiamo avviato una risposta incentrata sul sostegno alle popolazioni vulnerabili con cliniche mobili, supporto medico e di salute mentale nei rifugi e formazione di professionisti locali sul primo soccorso psicologico.
L’emergenza climatica aggrava le disuguaglianze sanitarie e sociali esistenti: i più colpiti sono spesso coloro che già non hanno accesso o sono esclusi dall’assistenza sanitaria di base, come le persone che vivono in aree di conflitto, in aree remote o in condizione di sfollamento.
Alcuni dei nostri progetti rispondono a eventi meteorologici estremi, come cicloni e inondazioni, che sono diventati più frequenti e intensi, come accaduto l’anno scorso in Mozambico e quest’anno in Madagascar.
Il 78% delle aziende italiane è consapevole che proteggere la natura rafforza la resilienza del proprio modello di business. Tuttavia, solo il 42% monitora in modo sistematico gli impatti delle proprie attività su biodiversità ed ecosistemi. È questo uno dei dati principali che emergono dal nuovo studio ‘Le aziende italiane e la tutela del capitale naturale per contrastare il cambiamento climatico’, promosso dal Global Compact Network Italia, in collaborazione con The European House-Ambrosetti e l’Università Ca’ Foscari Venezia, con il supporto di Edison Spa. Il report sarà presentato domani alla Cop30 di Belém, presso il Padiglione Italia, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Usa e Cina: I grandi assenti da COP30
Usa e Cina assenti alla conferenza per il clima. Gli Stati uniti restano il secondo emettitore mondiale di gas serra, dopo la Cina. I due paesi si sono sfilati dai negoziati, e risultano anche i principali contributori morosi al bilancio dell’Unfccc, l’organismo dell’Onu che coordina l’attuazione degli accordi sul clima.
13 novembre 2025
Von der Leyen vuole accelerare transizione pulita e stimolare la crescita
“Vorrei iniziare con un argomento che è stato centrale sia nelle nostre discussioni al Consiglio europeo che nella COP30 della scorsa settimana in Brasile: decarbonizzazione e competitività. Da Bruxelles a Belém, il messaggio era lo stesso. Dobbiamo accelerare la transizione pulita, ma anche utilizzarla per stimolare la crescita e la prosperità.
Questo è stato il fulcro delle nostre discussioni al Consiglio europeo: la corsa alla decarbonizzazione va di pari passo con la corsa alla nostra competitività. Quindi l’obiettivo è molto chiaro. Lo seguiamo da vicino e seguiamo il percorso per raggiungerlo. Nel percorso verso questo obiettivo, dobbiamo essere rapidi e flessibili, pragmatici e adattabili”.
Lo afferma la presidente della Commissione europea nel suo discorso alla mini plenaria del Parlamento europeo sulle conclusioni del Consiglio europeo del 23 ottobre. “Quest’anno – aggiunge la Presidente – segna un decennio intero dall’Accordo di Parigi. Ci sono, naturalmente, ancora motivi di profonda preoccupazione: la natura ci ricorda ogni giorno il costo dell’inazione. Ma ci sono anche progressi da riconoscere. Dieci anni fa, ci stavamo dirigendo verso un aumento della temperatura di 4 gradi Celsius entro la fine del secolo. Oggi siamo più vicini ai 2,3 gradi Celsius.
Ancora troppo alto, ma per la prima volta nella storia moderna, la curva si sta piegando. E questo dimostra la nostra capacità di cambiare le cose in meglio. Prendiamo ad esempio la tassazione del carbonio. Da quando abbiamo introdotto il nostro sistema di scambio di quote di emissione, le emissioni nei settori interessati sono diminuite del 50%, mentre il nostro PIL è cresciuto del 27%. Oltre 250 miliardi di euro sono stati reinvestiti in innovazione e industrie pulite. Il principio è chiaro. Chi inquina, paga. Chi non vuole pagare, innova. E anche il risultato è chiaro: decarbonizzazione e successo economico vanno di pari passo”.
La storia della sostenibilità: Our common future
Nel 1983 il Segretario Generale delle Nazioni Unite nominò Gro Harlem Brundtland, medico e politico norvegese, Presidente della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo. La commissione dell’ONU su ambiente e sviluppo da lei presieduta nel 1987 partorì una relazione, “Il futuro di noi tutti” chiamato anche Rapporto Brundtland.
Il rapporto metteva in evidenza punti critici e problemi globali ambientali, asserendo che questi ultimi erano dovuto alla povertà del sud del mondo e a modelli non sostenibili, dal punto di vista produttivo e dei consumi. L’obiettivo palesato dal rapporto Brundtland era quello di intraprendere una strategia comune che riuscisse a integrare esigenze di sviluppo con quelle dell’ambiente.
Crescita economica, ma anche benessere, rispetto per l’ambiente, preservazione delle risorse naturali. La strategia indicata dalla Presidente della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo definì, quello che oggi chiamiamo “sviluppo sostenibile”.
La storia dello sviluppo sostenibile, però inizia nel lontano 1972, quando organizzazioni internazionali, società civile e centri di ricerca concentrarono la loro attenzione sui legali tra sviluppo economico e condizioni ambientali. Da quella data, si sono susseguiti convegni, Conferenze ONU, accordi vari. Ricordiamo 1979 – Prima conferenza sull’acqua, 1983 – Creazione Commissione Brundtland, 1997 – Protocollo di Kyoto, 1992 Conferenza Onu ambiente e sviluppo, anno 2000 Obiettivi di sviluppo del Millennio. Tutti porteranno all’Agenda 2030.
Dichiarazione del Millennio
Adottata dall’ONU nel settembre 2000, la Dichiarazione del Millennio, tra le altre cose prevede e si fonda su alcuni principi ben definiti:
- Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, Tolleranza, rispetto per la natura
- Pace, sicurezza, disarmo
- Sviluppo ed eliminazione della povertà
- Proteggere il nostro ambiente comune
- Diritti umani, democrazia e buon governo
- Proteggere i soggetti vulnerabili
- Affrontare le particolari necessità dell’Africa
- Rafforzare le Nazioni Unite
Fonti: Focus, Italiaclima
Immagine IA

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