No other Land e l’inverno a Gaza

Finalmente, sabato 15 novembre, dopo diversi rinvii e circa due mesi è andato in onda “No other Land”, un film che racconta la vita nei territori palestinesi della Cisgiordania. L’esercito israeliano, secondo una sentenza emessa da un tribunale israeliano si reca quotidianamente nei villaggi e demolisce le case. I palestinesi sono costretti a prendere i pochi averi e a sfrattare, e a vedere la loro casa distrutta. Tutto questo in nome di una legge, una legge dello Stato di Israele.

Il film documentario Premio Oscar sull’occupazione illegale dei coloni israeliani in Cisgiordania è stato rinviato diverse volte e dopo circa due mesi è stato possibile vederlo su Raitre. Non era il momento di mandare in onda questo film, c’erano i trattati di pace falsa e per altri svariati motivi.

In questi giorni è arrivato l’inverno in quei luoghi: Le piogge travolgono le tende di fortuna, dove i palestinesi si riparano. Il rifugio è nei palazzi bombardati e tra le macerie.

Hind Khoudary, una giornalista di Al Jazeera ha detto: “I genitori non possono comprare ai propri figli vestiti invernali, scarpe e pantofole. Le famiglie sono lasciate senza speranza, senza sapere cosa fare”. Gli aiuti umanitari continuano a non entrare.

Caroline Seguin, coordinatrice delle emergenze a Gaza di Medici Senza Frontiere. ha detto: “Ieri ci siamo resi conto che a Gaza passare la notte all’asciutto è un lusso. Era tutto bagnato. Faceva freddo. Questo è solo l’inizio dei prossimi tre mesi invernali”. 

Lo Stato terrorista di Israele continua a uccidere anche in Cisgiordania. Oggi hanno ammazzato un altro ragazzo a Nablus. Aveva diciannove anni e si chiamava Hassan Sharkasi.

Dei territori della Cisgiordania parla “No other Land”, tutto documentato dalla voce degli stessi protagonisti, il film è un viaggio lungo e doloroso. Impossibile non immedesimarsi, impossibile non provare un minimo di empatia.

Intanto oggi arriva una notizia che fa rabbrividire. Profili sospesi, post cancellati o resi invisibili: la voce dei palestinesi e di chi parla di Gaza e dei territori è sempre più esposta a tentativi discriminatori di censura. Come spiega Mona Shtaya, esperta di diritti online – Intanto le stesse piattaforme non fanno nulla per limitare i discorsi d’odio di politici e coloni israeliani.

Ci sono due modi in cui Israele agisce sui media:  Il primo è la soppressione delle voci palestinesi, attraverso la censura dei contenuti online: così si impedisce diffusione nel mondo delle questioni Gaza e Cisgiordania. L’altro è consentire informazioni e utilizzare in modo fuorviante l’incitamento all’odio e il discorso violento da parte degli israeliani sui social media, diffondendo gli stereotipi, in particolare dei politici di Israele, contro i palestinesi. Ecco la narrativa che si vuole diffondere.

Mona Shtaya spiega su Altraeconomia alla domanda – In Italia molti si lamentano che in questi giorni se scrivono “Gaza” o “Palestina” nei loro post, questi non vengono visti: è vero?:

È qualcosa chiamato shadow ban e sta accadendo realmente. Personalmente mi è successo con l’account Instagram, dopo aver pubblicato un video sulla censura sistematica della piattaforma sui palestinesi. Quel video ha avuto oltre 150mila visualizzazioni e oltre 100mila persone raggiungibili. Il post successivo è stato addirittura condiviso più di quel video e ha avuto un numero enorme di interazioni e like, ma tuttavia, le persone raggiungibili non hanno superato le 1.500. Cioè, circa il 1,5% del precedente post, anche se i numeri erano più alti. Quindi anche io sto lottando con questo fenomeno, come altri palestinesi o persone che usano la parola “Palestina” o “Gaza” o qualunque cosa riguardi l’escalation in corso. È una delle violazioni: anche se non rimuovono i tuoi contenuti, limitano la tua visibilità e l’accesso ai tuoi tuoi post. È così che ti mettono a tacere, tatticamente e con tatto. 

Esiste un modo per aggirare questa censura? Le persone adottano alcune tattiche, i palestinesi di solito mettono lettere inglesi tra le lettere arabe o creano spazi o qualcosa del genere. 

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