Economia circolare e la biblioteca delle cose

Non è necessario possedere gli oggetti, in fondo essi servono in alcune circostanze. Questa è la filosofia del riciclo e del riutilizzo, ma anche di una nuova idea di economia che si sta facendo strada oggi

È una triste sorte quella che tocca a chi diventa famoso, e che questa sorte fosse toccata anche a Greta Thunberg non c’è alcun dubbio. Nell’ultimo discorso tenuto, la giovane attivista ha accusato i potenti del mondo di fare solo bla bla bla, e per questo è stata accusata a sua volta di fare altrettanto e di non avanzare alcun tipo di proposta.

In più, chi mai sono questi giovani, che vestono con i migliori marchi di abbigliamento e poi parlano di ambiente? Sono semplicemente viziati; potrebbe anche essere la verità, ma io guardo il fenomeno da un altro punto di vista, e credo sempre che sia migliore di tanti altri chi parla al posto di tacere, che sia migliore chi fa al posto di restare immobili o addirittura di chi critica.

Prima di essere attaccata su eventuali contenuti mancanti, oppure sul vestiario costoso, dalla sua prima apparizione, Greta è stata derisa, c’è chi ha sostenuto che sia manovrata, c’è chi è passato alle offese con appellativi, che poco s’inseriscono in un dibattito costruttivo. Se poi si pensa che un modo di fare atto a distruggere, azzoppare, criticare e deridere, sia la soluzione migliore, ho molti dubbi al riguardo.

Fra il dire e il fare

Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, qualcuno l’ha detto, e chissà a cosa pensava mentre pronunciava quelle sante parole.

La mia idea è e resta comunque la stessa e diventa sempre più forte, quando tanti heaters o leoni da tastiera si danno un gran da fare per insultare, chi parla e chi fa.

L’economia circolare sta diventando una realtà consolidata, grazie alla presenza di tante associazioni e persone comuni che sono impegnate in questo senso. Un esempio di questo nuovo modo di concepire le cose e il mondo arriva da Michelangelo Pavia, che dopo aver fondato nel 2012 il coworking Neu, spazio di lavoro, si appassiona a un nuovo progetto, Zero, la biblioteca delle cose, dove al posto dei libri è possibile prendere in prestito oggetti d’uso comune, dal trapano (appunto) all’aspirapolvere, dal martello ai chiodi.

Come funziona Zero la biblioteca delle cose?

Il motto: mettere in comune le cose. Sul sito si legge – Spendiamo soldi per acquistare oggetti che magari usiamo per poche ore l’anno quando magari un solo aspirapolvere potrebbe essere condiviso da un intero condominio o tre trapani potrebbero soddisfare il bisogno di un intero quartiere. Per questo nasce ZERO, per incentivare l’uso condiviso di strumenti utili in molte azioni domestiche poco frequenti come lavori di manutenzione idraulica o elettrica, lavori di bricolage per legno e metallo o per la sistemazione del giardino.

Una biblioteca degli strumenti in cui sia gli oggetti che il sapere diventano patrimonio comune.

Contattando il sito web è possibile portare il progetto anche nella propria città o nel proprio quartiere.

Entro breve, anche le associazioni Booq e Alab – hanno deciso di aprire, la prima sede siciliana di Zero. Fondamentale è stata la vittoria del bando “B circular, fight climate change!“ finanziato da punto.sud, Fondazione Cariplo e Fondazione con il Sud, che ha promosso l’iniziativa palermitana proprio nell’ambito dell’economia circolare. Con l’arrivo dei primi finanziamenti è stato possibile allestire un database, organizzare la gestione dei primi attrezzi, occuparsi della comunicazione attraverso la creazione di un sito e di un logo.

L’idea della biblioteca delle cose è quella di promuovere e praticare la cultura della condivisione, creando una rete tra commercianti, associazioni e residenti dei diversi quartieri. Il servizio di prestito o affitto di oggetti e di condivisione di saperi, s’inserisce nell’ottica che alcune cose possiamo non comprarle ma prenderle o concederle in prestito.

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