L’ultimo rapporto Censis dice che circa il 76% dei cittadini ritiene che le fake news siano sempre più ben costruite. Di conseguenza risulta più difficile riconoscerle. Fortunatamente è possibile tutelarsi, grazie ad alcuni piccoli accorgimenti. In questo articolo scopriremo come
Secondo lo studio, il 20% degli intervistati crede di non avere le competenze necessarie per riconoscerle – tale percentuale sale circa al 39% tra gli over sessantaquattrenni e al 51% tra chi ha bassi titoli di studio – e il 61% pensa di averne ma non a sufficienza. Solo una piccola parte degli italiani (il 19%) crede di essere in grado di smascherare immediatamente una bufala.
Perché è difficile smascherare le fake news?
Oggi, viviamo in un mondo accelerato, la globalizzazione, forse è diventato un concetto quasi superato. La tecnologia ha cambiato tutto, in particolar modo il mondo dell’informazione. Quest’ultimo è diventato un caos difficile da gestire; milioni di notizie, pseudo-notizie e fake news, ossia notizie false ci invadono ogni giorno. Ciò avviene attraverso i social soprattutto. Notifiche, newsletter, notiziari, radio, tv sono solo alcuni strumenti attraverso cui le notizie ci arrivano, quasi travolgendoci. E’ importante, in questo scenario, saper scegliere, ovvero individuare, senza alcun dubbio a cosa vogliamo dare priorità, cosa ci interessa veramente.
Qualcuno le sceglie con consapevolezza la fake news, come i titoli accattivanti, quelli che con l’inganno servono solo a far fare quel click che serve per fare audience, e qualche centesimo. Il gossip, le serie tv, i programmi tv, le telenovelas – purtroppo – questi sono argomenti molto gettonati. Basti guardare ai siti web e alle trasmissioni , leader di banalità e ai numeri, in termini di seguaci e spettatori che riescono a raggiungere. Si tratta di numeri impressionanti.
Ma quanto ci costa la disinformazione e le notizie scadenti (o non-notizie)? Dobbiamo chiederci quanto ci costa vivere in un mondo che non conosciamo, cosa significa vivere non conoscendo ciò che accade intorno a noi? Ma anche in Africa o in Medio Oriente, per fare qualche esempio.
La pandemia, se non altro, ci ha insegnato che il mondo è piccolo, e soprattutto è proprio necessario che ci interessiamo a ciò che accade nel mondo, anche se succede a migliaia di chilometri da noi. Cos’altro dobbiamo imparare? Vogliamo davvero correre dietro al gossip? Alle notizie false, a quelle di parte senza contraddittorio, ai racconti unilaterali? A quei racconti e rappresentazioni della realtà, che non hanno nulla a che vedere con la vera realtà?
Fake news: L’Esempio della Cina
La Cina nasconde le cose. Questo non è un mistero, si comprende benissimo, lo ha fatto con il Covid-19, se lo abbiamo dimenticato. Oggi, ci arriva la notizia della crisi del settore immobiliare cinese, e delle sue ricadute, dell’enorme disoccupazione, che il governo cinese ha ben tenuto nascosto. E chissà quante notizie e realtà vengono nascoste. Parliamo di Cina, come esempio, ma potremmo citare la Russia, e anche l’Ucraina, l’Italia e tanti altri paesi, come anche l’America. Tutti raccontano la verità,secondo convenienza e opportunità.
Come si manifestano le fake news?
Nello specifico, i risultati della ricerca dicono che il 35% degli italiani è convinto che ci sia un allarmismo eccessivo sul cambiamento climatico – e che le alluvioni delle ultime settimane bastino a frenare la desertificazione – mentre la quota di chi nega del tutto l’esistenza del problema climatico supera il 16% della popolazione. In generale, quello che emerge è – un bisogno di rassicurazione sulla fondatezza e la qualità delle notizie che circolano, e la possibilità di affidarsi a professionisti che si impegnano ad arginare la disinformazione.
Alcune raccomandazioni, ad esempio riguardo i cambiamenti climatici, potrebbero risultare a volte allarmanti. Un’importante metodo da applicare sempre è quello di filtrare le notizie, attraverso il proprio ragionamento e la propria coscienza. Altra cosa da tenere sotto controllo è l’ansia, la tendenza a farsi trasportare emotivamente da alcune notizie. Non è facile, ma bisogna sforzarsi, per non restare in superficie.
Quando accade un fatto grave di cronaca, assistiamo ad una feroce lapidazione mediatica, che a volta può andare anche oltre, uscendo dal mondo virtuale. Ecco, in questi casi bisogna restare lucidi. Il mondo e le cose che non ci piacciono non si cambiano con la violenza o le minacce.
Considerando che ad oggi circa 47 milioni di italiani si informano abitualmente attraverso una delle fonti disponibili (l’83,5% sul web e il 74% sui media tradizionali) e che sono pochi quelli che lo fanno raramente o non lo fanno affatto, è importante che chi legge sappia che tipo di notizia ha davanti. Ciò avviene riconoscendo a prima vista quelle che non sono vere. Ma come si smaschera un’informazione falsa, soprattutto quando questa viaggia in maniera così rapida?
In questo blog abbiamo ampiamente parlato anche di educazione e di come formare già nella scuola cittadini consapevoli. Nelle scuole finlandesi si impara anche a riconoscere le fake news; il modello di scuola si basa sul concetto di formare cittadini più consapevoli, capaci di riconoscere la cattiva informazione, la quale fa molti più danni di quanto si possa immaginare.
Come riconoscere le fake news, ecco le regole
La prima regola è riflettere sul titolo. Di solito è molto sensazionalistico. Di solito allarma in modo esagerato. E’ anche vero che i giornali, anche quelli seri e autorevoli scrivono titoli per attirare, ma bisogna imparare a cogliere le differenze.
Seconda regola guardare l’autore o gli autori dell’articolo, e cercare anche altre fonti sul web.
Terza regola, risalire alla fonte principale, cioè a chi ha diramato la notizia (ANSA, Repubblica o altre fonti autorevoli e primarie).
I trucchi per riconoscere le fake news sono tanti e proposti da tanti siti web autorevoli.

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