Giovani Generazione Z, li conosciamo davvero?

Senza valori, ambientalisti e imbrattatori di opere d’arte, fruitori di musica trap, chi sono i giovani della Generazione Z? Li conosciamo realmente?

Sbagliamo sempre quando generalizziamo? La risposta è sì, sicuramente. L’incomunicabilità è un tema che ricorre sistematicamente ogni volta che parliamo di scontro generazionale. Quest’ultimo è un processo sano, e naturale nei limiti.

Se pensiamo le stesse cose dei nostri genitori, se abbiamo la stessa struttura mentale, le stesse abitudini, se intraprendiamo lo stesso lavoro ecc. esiste la possibilità che non ci siamo evoluti. Ovviamente, ci sono delle eccezioni. Esistono casi, ad esempio di passioni tramandate, eredità raccolte e trasformate.

Scontro e incontro generazionale

Un confronto è pur sempre uno scontro. Ciò non vuol dire rinnegare i propri genitori o allontanarsi e cancellarli dalla nostra storia. Ogni individuo deve camminare con le proprie gambe, costruire la sua strada, un nuovo metodo e modo di fare le cose.

La cantante Giorgia, per fare un esempio. Suo padre le ha trasmesso la passione per la musica e insieme giravano i locali a cantare. Lo stesso percorso ha fatto Laura Pausini.

I figli non sono (o non dovrebbero essere) la fotocopia dei genitori. Negli Usa il mondo della cultura e del giornalismo si sta interessando al fenomeno della Gen Z. Si rileva, infatti, una tendenza ad allontanarsi presto da casa e addirittura a tagliare definitivamente i ponti con la famiglia di origine o con alcuni membri.

Se la cultura di andare via di casa presto è una pecularità dell’american style, in Europa e in particolare in Italia è esattamente il contrario.

Generazione Z, cultura e spiritualità

La cronaca, alcune volte ci racconta fatti di degrado, di difficile crescita e di adolescenti sempre più disorientati. Pensiamo al branco di stupratori, pensiamo alle Baby Gang che imperversano in tutte le periferie e non solo.

Segni si speranza. La recente GMG in Portogallo, che ha portato Papa Francesco a parlare proprio con questi giovani, ci racconta una realtà diversa. Ciò che è evidente è un allontanamento senza precedenti della generazione Z dagli adulti di oggi. Forse si tratta di un distacco irreversibile, se non cerchiamo di capire cosa c’è dietro al disagio, o dietro ad un’ideologia convinta, come l’ambientalismo e i diritti, ad esempio.

Se vogliamo accorciare le distanze, allora dobbiamo metterci nei loro panni. Spogliarci del nostro modo di pensare per stereotipi, e incontreremo su TikTok non solo fanatici e danzatori improvvisati e stupidi, intenti a trovare un modo per fare seguaci e soldi facili. Troveremo, chi partecipa alle giornate della gioventù, chi parla di libri e cultura, ma anche di diritti e giustizia.

Nemmeno a noi piaceva identificarci con le generazioni più adulte, contestavamo le loro ipocrisie, il loro essersi piegati per necessità e convenienza a storture di vario genere. Noi eravamo i giovani, il nuovo che avanza, le idee fresche, genuine, sane, innocenti, capaci di cambiare il mondo. Lo abbiamo fatto poi?

Non commettiamo gli stessi errori di sempre, quelli dei nostri padri e dei nostri nonni. Non generalizziamo, impariamo a incontrare i giovanissimi: però, per farlo dobbiamo imparare un linguaggio nuovo.

Nativi digitali

Chi sono i giovani della Generazione Z? Precisiamo subito, che sono nativi digitali, cioè sono nati con la tecnologia e hanno imparato da subito a utilizzare tutti i dispositivi esistenti in commercio. Certo, l’esempio vale sempre molto. Infatti, i non nativi digitali, si sono subito appassionati (conformati al nuovo target) allo smartphone, che per molti è diventato uno strumento indispensabile. Anche i più adulti, infatti, chattano, passano ore a scrollare i social, sempre con la testa nel piccolo rettangolino che si illumina. L’esempio è bell’e pronto!

La Generazione Z segue la Generazione Y o Millenians. Il mondo digitale, dunque, è padroneggiato dai giovanissimi, le nuove tecnologie non hanno segreti per loro, ogni novità è cavalcata in modo impeccabile, sono nati e cresciuti in un mondo digitale e globalizzato, che li ha formati. La parola è superata, persino i loro genitori sono social – dipendenti.

Forse per i giovani, la tecnologia, i social media e stare attaccati alo smartphone sono pratiche usuali e per certi versi sono andati oltre (mentre noi restiamo con l’indice e la mente sulla piccola tastierina). Hanno capito, senza che nessuno glielo insegnasse (intanto eravamo impegnati a scegliere l’ultimo modello di Iphone) che per difendere i diritti bisogna scendere in piazza. Utilizzano i social per portare avanti battaglie che poi continuano sul campo, e proprio sui social hanno sdoganato molti tabù, come la salute mentale e parlano di tante cose.

Non è il linguaggio che dobbiamo cambiare per comprenderli, ma la forma mentis in sé.

Gen Z e le battaglie per i diritti

Non tutti i giovani della Generazione Z hanno la testa come un vuoto a perdere (forse, non per loro colpa). Tra loro c’è chi dedica molte ore allo studio, diventeranno i nuovi leader politici, ma anche avvocati e ingegneri, giornalisti. Attingono da risorse on line per informarsi, per plasmare le loro inclinazioni, gli interessi, le passioni, le ideologie. Hanno le idee chiare.

Se nel web vi è un dibattito su temi come la violenza, la salute mentale e la ricerca di aiuto e supporto è grazie alla Gen Z. Se si parla di omosessuali e diversità senza alcun tabù, di benessere emotivo questo lo dobbiamo a loro. La generazione Z è anche quella di Greta Thunberg, a volte ferocemente attaccata dal mondo adulto.

Le generazioni passate hanno fatto i conti con la disoccupazione e con difficoltà sociali mai realmente affrontate e risolte. La Generazione Z vive una relazione con il lavoro molto differente, diciamo che non la subiscono affatto. Hanno una predisposizione naturale all’imprenditoria, alla costruzione di attività nuove. Inoltre, si preparano, studiano, si laureano, hanno le idee chiare sul loro talento e su cosa vogliono fare, hanno elasticità mentale. Difficilmente considereranno qualcosa passivamente, come la disoccupazione oppure gli invalicabili muri, che noi abbiamo saputo pazientemente e meticolosamente costruire. 

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