Dialoghi mediterranei e l’arte di vedere

Non si vede bene che col cuore – L’essenziale è invisibile agli occhi, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo. Sono le mie frasi preferite de “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry.

Immagino un orizzonte, proprio come nella foto. Un tramonto, la calma e una voglia sana di dialogare. Cosa sono più o meno i dialoghi mediterranei , l’ho spiegato in un precedente articolo, qui e anche altrove. Cosa vorrei fosse – dialoghi mediterranei – non è ben definito. Un luogo di incontri, forse, uno spazio aperto a tutti, un progetto dove ognuno portasse un contributo, una parola, una luce, un desiderio di pace. Un confronto senza ostilità, un accettarsi al di là di ogni differenza, comunione, comunità, impegno, progresso, civiltà, comprensione.

Ogni anno e ogni giorno, auguro a me e agli altri di avere sempre modelli da seguire e da vivere, di avere idee e persone a cui ispirarsi. Può trattarsi di una frase detta da qualcuno, di una situazione, o di un evento purché ci porti a una riflessione. Può anche e soprattutto essere un libro (forse ultima spiaggia per allenare intelligenza e indipendenza). A far sì che nella nostra mente si creino utili connessioni, che  facilitino il lavorio di quei neuroni sopravvissuti alla degenerazione dell’essere umano. 

Qualche giorno fa sul Corriere di San Nicola, ponevo l’ attenzione su una risposta illuminante di Carola Rackete durante un’intervista in tv. 

Mi ha più colpito ciò che non ha detto. Cosa farà quando ritroverà nel parlamento europeo chi l’ha aspramente attaccata? –  Questa era la domanda. 

Carola: Credo che sarò molto impegnata a costruire….bisogna cercare persone migliori… impegnarsi per i diritti civili e la giustizia sociale ecc. ecc. 

L’occasione di rispondere era stata abilmente costruita dal giornalista. Ma lei ha deciso di fare una cosa rara, difficilissima: non raccogliere le provocazioni, non ripagare con la stessa moneta, non sbarazzarsi dei sassolini nelle scarpe. Ha scelto insomma il silenzio, non una parola contro chi l’aveva pesantemente offesa. La vicenda risale al  2019 quando la capitana soccorse e fece sbarcare a Lampedusa 42 migranti contro il volere del Ministro dell’interno. (Protagonista della vicenda ancora una volta il Mediterraneo, crocevia di incontri, sbarchi e talvolta cimitero – non sempre di dialoghi).

Alcune o molte (dipende dai punti di vista) sono le idee e le persone che seguo, che m’ispirano. A volte, trovo illuminazione in cose non dette, altre in quelle manifestate. 

In questo fine-inizio anno, mi hanno colpito, invece, le parole dette da Simone Perotti in un post social nel quale poneva una domanda: Perchè molte persone non vedono?Pensare a ciò che siamo senza capirne orrore e meraviglia. è una distorsione. “Come facciamo a non vedere” è la domanda del 2024.

Ciò che ci ispira è sempre qualcosa a cui avevamo pensato in un’altra modalità o che comunque era già dentro di noi, magari sotto forma di qualcosa di inespresso. 

E allora dire o non dire  è il quesito amletico. Quelle parole mi hanno subito portato alla mente immagini, frasi ascoltate, non dette, visioni ma anche cecità varie. 

L’abitudine molto diffusa, ad esempio, nelle famiglie di non vedere, tema già trattato, ma mai abbastanza. Che si traduce, per meglio intenderci, in quel credere senza alcun ombra di dubbio che certe parole e comportamenti siano la normalità. 

Mi spiego meglio con un esempio che arriva da una tragedia avvenuta di recente: il femminicidio di Giulia Cecchettin. Filippo una volta si è acquattato fuori casa di Giulia, per controllarla. Diceva che voleva farla finita, se lei lo avesse lasciato. Continuamente le inviava messaggi e le telefonava, con insistenza e ossessione e cose del genere. Ecco, l’errore più grave commesso dai suoi genitori, dai familiari, dagli amici e dai conoscenti, e che molti fanno è stato quello di non vedere, cioè di considerare tali atteggiamenti “normalità”. In molte famiglie questo accade.

Come facciamo a non vedere – perché la normalità ce la costruiamo su misura, su ciò che ci conviene, sui nostri bisogni, perché ci va bene così,  in base a ciò che consideriamo meglio per noi o per gli altri. 

Esistono dinamiche familiari malate fatte passare per normalità.  

Come facciamo a non vedere – E mi è ritornata alla mente la storia letta tempo fa da qualche parte di un cieco, che diceva: Non allontano mai da me qualcosa che mi capita tra i piedi, non gli do subito un calcio, potrebbe essere una cosa buona (un’opportunità), non posso saperlo.

Ecco, a volte non vedere è proprio meglio, chissà cosa c’immaginiamo! Un cieco non ha pregiudizi, è uno che vede meglio di chiunque altro. Meglio di noi, di certo. 

E noi, come facciamo a non vedere. E forse, le domande sono due. E quando vediamo, come facciamo a non parlare, a non gridarlo? Nei vangeli è scritto che – se un cieco guida un altro cieco, entrambi finiranno in un burrone.

*Carola Rackete e i suoi dialoghi mediterranei – aggiornamenti

L’attivista Carola Rackete ha giurato di combattere “l’apartheid climatico”, dopo che il partito di estrema sinistra Die Linke ha scelto lei e il leader del GUE/NGL Martin Schirdewan come candidati principali con l’eurodeputato Özlem Demirel in vista delle elezioni europee del 2024. In Germania Die Linke è l’unico partito che combina politiche sociali e verdi.

“Auguri, viva la democrazia”, ha scritto Matteo Salvini con la sua solita ironia su X in risposta alla nomina avvenuta a luglio dell’attivista. La co-leader di Die Linke, Janine Wissler, ha affermato che il partito vuole sfidare il governo italiano e le forze fasciste. Il 2024 si preannuncia come un anno di battaglie e profonde lotte. E siamo appeno all’inizio.

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