E’ andata così. Un giorno di febbraio 2023 c’è stato un primo incontro a Catania, poi a marzo i – dialoghi mediterranei – sono proseguiti grazie ad un evento on line su facebook al quale hanno partecipato circa duecentocinquanta persone.
La promessa è stata quella di continuare, di raccogliersi intorno alle idee, di agire, di pensare. Al centro non c’è uno stregone o qualcosa di astratto, ma sempre e solo le idee, e la capacità di pensare.
Un giorno qualcuno ha detto che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
La lista è lunga, così come è stata proposta da Simone Perotti.
Eccola.
Vorremmo vivere meglio, ma non ci rendiamo conto che siamo uomini e donne strangolati da:
● non conoscenza del proprio perimetro: chi siamo noi?
● una molteplicità identitaria non vista, non conosciuta, non analizzata
● un sistema di produzione, riproduzione e mantenimento energetico individuale sconosciuto e non governato
● relazioni malate e non risolte con la famiglia d’origine
● lavori che non amiamo e non abbiamo scelto
● una relazione con la natura assente
● un rapporto con la solitudine malato
● una relazione capovolta tra bisogni e desideri
● un bilancio tra scelte necessarie e inessenziali confuso
● una visione della propria vita non chiara nemmeno in termini meramente locali/geografici
● una sovrastruttura falsa e malata (che pesa enormemente) nella relazione con oggetti, denaro, consumo
● un’assenza pressoché totale di spazio/tempo per la spiritualità
● uno scollamento profondo con la manualità
● una rassegnata accettazione di “ciò che siamo”. “Io sono così”.
● una concezione della fatica fisica come nemico, ostacolo, o tutt’al più come collegata allo “sport”
● una poca o nessuna fiducia nel metodo
● una poca o nessuna assiduità, costanza nell’azione: ogni cosa sembra sempre a rischio interruzione/abbandono
● una confusione profonda su ciò che davvero amiamo, ciò che davvero detestiamo
● una marcata indeterminazione sullo spazio/desiderio sentimentale, o progettuale, verso l’altro sesso
● una non familiarità con (per non dire ignoranza profonda verso) la progettualità, l’analisi, la verifica
● un’idiosincrasia cocciuta verso il cambiamento
● una geografia emotiva e emozionale sconosciuta, tanto in sede spontanea quanto circa la riproducibilità delle emozioni
● una sostanziale inettitudine al governo del proprio mondo spaziale e temporale: quando? per quanto tempo? prima o dopo cosa?
● una marcata ignoranza sul tema dell’igiene relazionale
● un’inspiegabile clemenza sui propri limiti, spesso neppure conosciuti, certamente tollerati e perfino difesi
● una dannosissima confusione sulla propedeutica e sulla disposizione ordinata delle emergenze: cosa viene prima, cosa dopo.
● una profonda inconsapevolezza economica (precisa): quanto spendo, esattamente, quanto mi serve per vivere…
● una forte distrazione, quasi una cecità, nei confronti di chi abbiamo di fronte: cosa vuole, cosa sta capendo, cosa posso dirgli ora?
● una dipendenza patologica dal ruolo: madre, capoufficio, figlio, consigliere, comparsa
● mancanza di indipendenza nel giudizio e capacità critica autonoma
● una lunga disabitudine all’immaginazione, alla prefigurazione, alla visione di ciò che non c’è
● una vieta incapacità nella mimesi, nella compassione, nella immedesimazione
● una cultura eccessivamente economica, fatta di pesi, costi, benefici, prezzi, scambi
Ce n’è abbastanza per tutti. Ma ciò che è davvero importante è l’esercizio del nostro pensiero. La nostra idea, quella non condizionata, quella senza pregiudizi né filtri.
Tiziano Terzani diceva – Il mondo degli altri non ci interessa: noi occidentali moderni abbiamo perso il senso della nostra connessione con qualcosa di più grande che ci comprende e ci sovrasta. Non facciamo altro che compiacerci della nostra presunzione di conoscenza.
Gli antichi greci avevano paura di questa pericoloso senso di superiorità e individuavano il più grande degli errori nella Hybris, l’arroganza
Poi, possono nascere nuovi punti o idee. Parliamone, qui o altrove, ovunque. Su meer oppure sul web, su corrieredisannicola e in qualsiasi luogo fisico.
Sempre. Ora. Prossimamente.
…To be continued
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