99 paesi in aula: Udienza storica sulla giustizia climatica

La giustizia climatica è ormai un tema caldo e a dare maggiore forza alle tesi contro il cambiamento climatico si va in tribunale. Infatti, lunedì 9 dicembre 2024 la Corte Suprema delle Nazioni Unite aprirà un’udienza incentrata sulla definizione di ciò che i Paesi di tutto il mondo sono tenuti a fare per combattere il cambiamento climatico. Il tribunale dell’Aia ascolterà 99 Paesi e più di una dozzina di organizzazioni intergovernative

La giustizia climatica è sinonimo anche di civiltà, è anche un mezzo per affermare alcuni diritti fondamentali dell’uomo, come la salute. Quest’ultima è sancita nella costituzione e in molte normative e carte, ma di fatto risulta sempre più difficile affermare e tradurre nel concreto quei diritti.

Il caso sottoposto alla Corte internazionale di giustizia sarà il più grande della storia e probabilmente aiuterà le nazioni vulnerabili a combattere l’impatto devastante del riscaldamento globale.

In troppe parti del mondo si vive con una qualità dell’aria, delle acque e di vita inaccettabile. Dopo anni di pressioni da parte delle nazioni insulari che temono di scomparire sotto l’innalzamento delle acque marine, l’anno scorso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia un parere sugli “obblighi degli Stati in materia di cambiamenti climatici”. Un primo passo importantissimo, che apre la strada ad una vera giustizia climatica, come reclamano tanti paesi e zone nel mondo, pensiamo anche alla Terra dei fuochi, ma non solo.

Il team legale per la lotta contro i cambiamenti climatici all’attacco

“Vogliamo che la Corte confermi che la condotta che ha distrutto il clima è illegale”, ha dichiarato all’Associated Press Margaretha Wewerinke-Singh, che guida il team legale della nazione insulare del Pacifico Vanuatu.

Nell’ultimo decennio fino al 2023, il livello del mare nel mondo si è innalzato in media di circa 4,3 centimetri, con parti del Pacifico ancora più alte. Il mondo si è inoltre riscaldato di 1,3 gradi Celsius dall’epoca preindustriale a causa della combustione di combustibili fossili.

Vanuatu fa parte di un gruppo di piccoli Stati che spingono per un intervento legale internazionale nella crisi climatica. Vanuatu è un vero paradiso che si trova nel Sud Pacifico composta da circa 80 isole che si estendono per 1300 km. In questo eden terreno è possibile fare immersione in mezzo a barriere coralline, caverne sottomarine e relitti come quello della nave americana per il trasporto truppe President Coolidge, affondata durante il secondo conflitto mondiale. La nave è diventata quasi parte naturale dell’isola; un tempo trasporto truppe oggi rifugio per tartarughe, murene e altre specie di pesci.

“Viviamo in prima linea nell’impatto del cambiamento climatico. Siamo testimoni della distruzione delle nostre terre, dei nostri mezzi di sostentamento, della nostra cultura e dei nostri diritti umani”, ha dichiarato ai giornalisti Ralph Regenvanu, inviato di Vanuatu per i cambiamenti climatici, prima dell’udienza.

Qualsiasi decisione della Corte sarebbe un parere non vincolante e non potrebbe costringere direttamente le nazioni ricche ad agire per aiutare i Paesi in difficoltà. Tuttavia, sarebbe più di un simbolo potente, poiché potrebbe servire come base per altre azioni legali, comprese quelle nazionali.

Domenica, in vista dell’udienza, i gruppi di difesa riuniranno organizzazioni ambientaliste di tutto il mondo. Gli Studenti delle Isole del Pacifico che combattono il cambiamento climatico – che per primi hanno sviluppato l’idea di richiedere un parere consultivo – insieme alla Gioventù Mondiale per la Giustizia Climatica prevedono un pomeriggio di discorsi, musica e discussioni.

L’Aia batte il record di partecipazione

Da lunedì, il tribunale dell’Aia ascolterà 99 Paesi e più di una dozzina di organizzazioni intergovernative per due settimane. Si tratta della più grande partecipazione nei quasi 80 anni di storia dell’istituzione.

Mentre il mondo si interroga sul futuro del pianeta, soprattutto dopo le elezioni americane, per fortuna c’è chi si adopera per raggiungere accordi e affinché la giustizia climatica diventi una realtà solida. Il mese scorso, in occasione dell’incontro annuale delle Nazioni Unite sul clima, i Paesi hanno messo insieme un accordo su come i Paesi ricchi possano sostenere quelli poveri di fronte ai disastri climatici. I Paesi ricchi hanno deciso di mettere insieme almeno 280 miliardi di euro all’anno entro il 2035, ma il totale è inferiore ai 1.200 miliardi di euro che gli esperti, e le nazioni minacciate, hanno dichiarato essere necessari.

“Per la nostra generazione e per le isole del Pacifico, la crisi climatica è una minaccia esistenziale. È una questione di sopravvivenza e le maggiori economie mondiali non stanno prendendo sul serio questa crisi. Abbiamo bisogno della Corte internazionale di giustizia per proteggere i diritti delle persone in prima linea”, ha detto ai giornalisti Vishal Prasad, degli Studenti delle Isole del Pacifico che combattono il cambiamento climatico, durante un briefing.

Udienza sul clima Aia, Di cosa si discuterà?

Quindici giudici provenienti da tutto il mondo cercheranno di rispondere a due domande: Cosa sono obbligati a fare i Paesi secondo il diritto internazionale per proteggere il clima e l’ambiente dalle emissioni di gas serra causate dall’uomo? E quali sono le conseguenze legali per i governi quando le loro azioni, o la loro mancanza di azione, hanno danneggiato in modo significativo il clima e l’ambiente?

La seconda domanda fa particolare riferimento ai “piccoli Stati insulari in via di sviluppo” che probabilmente saranno i più colpiti dai cambiamenti climatici e ai membri delle “generazioni presenti e future colpite dagli effetti negativi dei cambiamenti climatici”.

I giudici sono stati anche informati sulla scienza alla base dell’aumento delle temperature globali dall’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di cambiamenti climatici, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, prima delle udienze.

Il caso presso l’ICJ segue una serie di sentenze in tutto il mondo che ordinano ai governi di fare di più per ridurre le emissioni di gas serra.

A maggio, un tribunale delle Nazioni Unite sul diritto marittimo ha dichiarato che le emissioni di carbonio sono considerate inquinamento marino e che i Paesi devono adottare misure per adattarsi e mitigare i loro effetti negativi.

Questa sentenza è arrivata un mese dopo che la più alta corte europea per i diritti umani ha affermato che i Paesi devono proteggere meglio i loro cittadini dalle conseguenze del cambiamento climatico, in una sentenza storica che potrebbe avere implicazioni in tutto il continente.

Il Paese ospite della CIG, i Paesi Bassi, è entrato nella storia quando nel 2015 un tribunale ha stabilito che la protezione dagli effetti potenzialmente devastanti dei cambiamenti climatici è un diritto umano e che il governo ha il dovere di proteggere i propri cittadini. La sentenza è stata confermata nel 2019 dalla Corte Suprema olandese.

Diritto alla salute

Le istituzione e soprattutto gli organi legislativi devono fare di più per l’ambiente. L’art. 32 della nostra Costituzione, ad esempio sancisce il diritto alla salute, ma cosa significa?

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

Tale diritto può essere violato attraverso atti, comportamenti od omissioni, contro le quali il cittadino ha la possibilità di difesa e di intervento, sia attraverso atti stragiudiziali, sia attraverso ricorsi amministrativi, sia, infine, con il ricorso all’azione giudiziaria civile o penale.

L’Africa subsahariana e l’Asia meridionale sono le più colpite da questo problema. In queste regioni, cinque paesi, India, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan ed Etiopia contano la metà dei decessi infantili nel mondo, oltre 6 milioni.

Sul sito ministeriale della Salute sono elencati i princìpi del Servizio sanitario nazionale (SSN)

Cosa prevede la legge 833 del 1978?

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il servizio sanitario nazionale. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana.

Il risarcimento del danno per fatto illecito è previsto nell’ordinamento giuridico italiano dall’articolo 2043 del codice civile. L’articolo in questione recita: “Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”.

L’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità è stata tra le prime Istituzioni a pronunciarsi in termini di diritto alla salute. L’OMS afferma che la salute è uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia o infermità”.

Sulla giustizia climatica e sul diritto alla salute c’è ancora tanta strada da fare

CO2 non è l’unico inquinante. Industria, aerei, navi senza dimenticare le guerre che inquinano, grazie a missili e bombe. I trasporti sono l’unico settore in cui le emissioni sono ancora superiori a quelle del 1990. I trasporti sono responsabili di quasi il 30% delle emissioni totali di CO2 dell’UE, di cui il 72% proviene dal trasporto su strada.

Non è detta l’ultima parola su salute e giustizia climatica fino a quando ci saranno gruppi di persone disposti a combattere. Nonostante siano emersi alcuni ostacoli che limitano l’accesso alla giustizia climatica dinanzi la Corte, probabilmente è possibile ancora sperare. È probabile che la Corte di giustizia abbia solo rimandato una decisione che richiederà, presto o tardi, l’assunzione di una posizione netta da parte dei giudici europei. Sole 24 Ore

Siamo pronti? Il mondo è maturo per una nuova cultura e per dare un nuovo senso alla giustizia?

Fonte: Euronews, sole24ore

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