Assemblea Oms, salute globale e pandemie: chi decide sulla nostra salute?

Con l’avvio dell’assemblea Oms si attende la storica approvazione dell’Accordo Pandemico. Un impegno costante nella solidarietà e nell’equità incentrato sulla sostenibilità, che nella giornata di oggi lunedì 19 maggio culminerà, dopo tre anni di negoziati, con la discussione sull’Accordo pandemico.

Si apre oggi a Ginevra la 78/ma Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dedicata alla salute globale con il tema “One World for One Health”. La prevenzione di pandemie è un aspetto cruciale oggi.

Per la seconda volta nella storia si chiederà l’approvazione di un accordo ai sensi dell’articolo 19 della Costituzione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che consente agli Stati di adottare convenzioni vincolanti.

Rappresentanti di alto livello e altri stakeholders da tutto il mondo si riuniranno fino al 27 maggio, riaffermando il concetto che “anche in tempi senza precedenti, tutti, ovunque, dovrebbero avere le stesse opportunità di vivere una vita in salute”.

Un piano di emergenza contro le pandemie

Anche prima della pandemia Covid-19, gli studiosi avevano lanciato qualche segnale, riguardo l’eventualità di una epidemia di livello mondiale. Accade spesso che gli avvertimenti degli scienziati restino inascoltati. Uno dei principali motivi per cui ciò accade, e forse l’unico è l’interesse economico. E quest’ultimo gioca sempre contro il bene comune, come abbiamo imparato in questi anni.


    “Questa Assemblea Mondiale della Sanità sarà davvero storica: dopo tre anni di negoziati, i Paesi potranno adottare il primo patto globale per proteggere le popolazioni dalle pandemie”, ha dichiarato il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus rispetto all’Accordo pandemico, adottato dopo i lunghi confronti condotti dal Gruppo intergovernativo di negoziazione. L’adozione del documento, attesa per martedì 20 maggio, è considerata un’opportunità unica per salvaguardare il mondo dalle conseguenze di una pandemia come quella da Covid-19.
    “L’Accordo può rendere il mondo più sicuro, rafforzando la collaborazione equa tra Paesi nella preparazione, prevenzione e risposta alle pandemie”.

L’influenza dell’industria farmaceutica, Big Pharma

“La libertà della scienza è minacciata quando il potere e il denaro determinano ciò che è vero.” – Albert Einstein

Il dibattito scientifico è pesantemente influenzato dagli interessi economici delle industrie farmaceutiche. La recente vicenda che ha coinvolto Peter Marks, alto dirigente della Food and Drug Administration (FDA) statunitense, ha riacceso il dibattito sul ruolo della scienza e sulla sua indipendenza rispetto agli interessi dell’industria farmaceutica e delle istituzioni governative. Marks, costretto a dimettersi a seguito di divergenze con il segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., ha accusato quest’ultimo di diffondere “disinformazione e bugie” sui vaccini, sollevando interrogativi più ampi sulla libertà della comunità scientifica di esprimere pareri critici senza subire pressioni o censure.

Il condizionamento delle multinazionali del farmaco sulle critiche e sul dibattito scientifico sono un dato di fatto. Già a dicembre 2024 AIFA ha varato la stretta sul conflitto di interessi, aprendo però a pareri e consulenze gratuite dei professionisti di alto profilo.

Il Regolamento individua tre livelli di rischio:

  1. Assente o irrilevante, per il quale è consentito il coinvolgimento senza limitazioni nelle attività dell’Agenzia;
  2. Rilevante, per cui sono previste delle limitazioni, come l’obbligo di astensione in quelle fasi del procedimento in cui vi sia l’interesse dichiarato;
  3. Elevato, la cui sussistenza esclude lo svolgimento di qualsiasi attività istituzionale.

Farmaci, controllato e controllore coincidono

I fondi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma anche delle agenzie del farmaco europea (EMA) e americana (FDA), dipendono in gran parte dall’industria farmaceutica, così come la ricerca scientifica in ambito sanitario. I finanziamenti pubblici a sostegno della ricerca sono insufficienti, dunque si ricorre al privato. E qui casca l’asino. Nel 2020, già molti scienziati denunciarono che i vaccini furono rallentati dagli interessi economici.

La comunità scientifica non è libera e indipendente come dovrebbe essere, perché finanziata in larga parte da interessi di multinazionali farmaceutiche. L’interesse del cittadino passa in secondo piano. Bisogna tener presente che anche la stessa OMS riceve finanziamenti, in gran parte da contributi volontari di fondazioni e associazioni. Solo una parte arriva da fonti statali.

Kelley Lee, docente di salute pubblica alla Simon Fraser University e autrice di un libro sull’OMS, ha affermato che l’agenzia soffre di “una cronica carenza di risorse che ostacola la sua capacità di adempiere con successo al suo mandato originario”. I contributi volontari che arrivano da privati sono destinati a progetti o malattie specifiche. Ciò vuol dire che l’OMS non può decidere liberamente come utilizzarli. Dunque, l’OMS ha il pieno controllo solo su circa un quarto del suo budget.

Chi decide e comanda sulla nostra salute?

Riguardo a tale domanda, le opinioni sono discordanti. In Pole position ci sono i 194 stati che finanziano l’OMS con contributi obbligatori, poi la fondazione di Bill Gates e infine la Cina. La macchina della saluta è complessa e attorno girano interessi stratosferici. Inoltre, gli attori in campo sono diversi, come le lobby tanto per cominciare:

  • il mondo dell’informazione;
  • contributi finalizzati, quindi vincolati su determinati progetti;
  • Le fonti di finanziamento;
  • Influenze dirette e indirette.

Troppi dettagli e contesti portano inevitabilmente a pensare che epidemie, emergenze e pandemie siano vere opportunità per le industrie farmaceutiche. Inoltre, l’economia del benessere e della prevenzione, della sostenibilità dell’ambiente, del bio si scontra duramente con gli interessi di chi fabbrica farmaci. La concorrenza, in termini di numeri e grandezze è tra due sole industrie: farmaceutiche e belliche.

Fonti: Ansa, AIFA, salute internazionale

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