Economia in carcere: un progetto di utilità sociale

Storie dal carcere 

Le numerose attività che si svolgono nelle carceri italiane possono contribuire a rafforzare l’economia del paese – L’economia carceraria ha un alto valore sociale, è pulita, crea business ed infine  è solidale.  

 La riforma delle carceri è stata sul tavolo di tanti governi, ma non si è mai conclusa del tutto. Si tratta di una vera e propria emergenza, non è più possibile rimandare. I dati raccolti sull’affollamento e sui suicidi che avvengono fra i detenuti sono un campanello d’allarme. Un altro dato su cui riflettere è che una percentuale sempre più alta di reclusi , dopo la scarcerazione ritorna in carcere. Diciassette suicidi nel 2018 è l’altro dato a cui pensare. Una fotografia non esaltante, se si pensa che si affrontano problemi meno urgenti e vengono emanate leggi su argomenti che potrebbero aspettare. E’ anche vero che vi sono alcuni delinquenti che per la loro crudeltà non meriterebbero una seconda possibilità, ma non spetta a noi giudicare né condannare. Una larga percentuale di detenuti, invece ha diritto a un riscatto.

Un grido è arrivato anche dall’associazione dei  Magistrati, che attraverso il segretario Alcide Maritati ha auspicato  “la rapida definizione dell’iter della riforma penitenziaria, che purtroppo è appesa a un filo e rischia di naufragare – le prospettive politiche, con il contratto di governo di cui abbiamo letto, lasciano immaginare che questa riforma non si farà”.

Come accade sempre però, l’esempio o meglio il buon esempio arriva sempre dal basso. Spesso, infatti, ci si annoia ad aspettare un cambiamento, una legge che migliori, una politica che faccia politica, ragion per cui ci si organizza alla meglio. Le idee non mancano nemmeno nelle carceri e per fortuna vi sono tanti esempi  belli che mostrano come all’interno delle carceri ci si possa formare, si possa creare economia.

Nel carcere, spesso si creano opportunità di sviluppo che potrebbero essere la chiave di svolta dell’intero paese; alcuni contesti e realtà venutasi a creare nelle case circondariali potrebbero dare una mano all’economia del paese.

Attualmente la riforma del sistema penitenziario soggiorna all’interno delle mura del Parlamento, ma guardiamo cosa accade nelle carceri.

Il Festival dell’Economia Carceraria 

Semi di Libertà Onlus a Roma è l’associazione promotrice del Festival, durante il quale ha trovato posto un laboratorio di idee e progetti per dare un segnale forte, perché dalla detenzione possano nascere occasioni di riscatto e le persone siano spinte (nonostante le loro vicende e il loro passato di errori) a contribuire all’economia del paese, ma soprattutto ad appartenere a diversi contesti sociali. L’economia carceraria ha un alto valore, è pulita, crea business ed è solidale.

Quali sono le principali iniziative nelle carceri italiane? 

Un interessante laboratorio chiamato “Cotti in Fragranza” , gestito dalla cooperativa sociale Rigenerazioni Onlus si occupa di prodotti da forno. La cooperativa è impegnata a creare percorsi professionali e goverance partecipata.  L’esperimento nasce in una realtà difficile come quella di Palermo, il carcere minorile è il Malaspina  e l’obiettivo è quello di far diventare i giovani lavoratori specializzati, capaci di trovarsi un lavoro anche fuori.  All’interno di questo istituto, vi è una felice sinergia fra educatori, detenuti, Polizia penitenziaria, assistenti sociali e volontari. Altre attività sono commedie teatrali, corsi di chitarra, piscina olimpionica, un campo di calcio oltre a corsi scolastici.

L’altra storia riguarda una donna di legge diventata donna di camorra

 Rosa Amato è una studentessa in legge, la cui vita viene sconvolta dalla tragica scomparsa del fratello Carlo. E’ il 19 marzo del 1999 quando Carlo, ventunenne viene ucciso a Santa Maria Capua Vetere, durante una rissa in discoteca.

Tanta omertà sull’accaduto, nessun testimone; sembra che quella sera all’interno della discoteca ci fosse anche “Sandokan”, figlio di Francesco Schiavone, il capo dei casalesi. Nessuna giustizia per la famiglia Amato, a meno che non si decida, accecati dall’odio e dal dolore far nascere il clan Amato. Rosa Amato diventa così una camorrista. Una carriera in salita, fino a quando nel 2009 viene arrestato il padre, poi lei e sua madre. Nel carcere Rosa inizia un nuovo percorso; allontanata dalla figlia ancora piccola, ha modo di riflettere e di capire che la violenza genera violenza, la criminalità altra criminalità come un circolo vizioso e decide di collaborare con la giustizia. Rosa è trasferita da un carcere all’altro e dimostra come la vita di qualsiasi persona possa cambiare da un giorno all’altro, da una scintilla che può illuminare o al contrario far morire in noi la speranza.

Il progetto filatelia nelle carceri 

Il progetto pilota della “Filatelia nelle carceri” è partito nel 2010 dal carcere di Bollate; da quel momento la filatelia è diventata per i detenuti molto di più di un hobby. Lo studio e la passione per i francobolli, si sa che introduce le persone alla conoscenza di eventi storici e culturali di grande valore. L’esempio è stato seguito anche da altre carceri; nel carcere di Bollate i reclusi organizzarono un circolo filatelico e grazie alle donazioni di appassionati collezionisti da tutta italia sono riusciti in più occasioni ad allestire mostre filateliche di grande interesse.

Porta la data del 13 febbraio 2013 il Protocollo d’intesa per la promozione e lo sviluppo di un progetto formativo di carattere sociale denominato “Filatelia nelle carceri”, nel quale l’art.1 recita quanto segue:

 

Art.1

Il Ministero della Giustizia si impegna a favorire l’inserimento della Filatelia negli istituti di detenzione attraverso lo sviluppo “Filatelia nelle Carceri”, mediante interventi di supporto e di sensibilizzazione delle proprie strutture territoriali.

Protocollo d’Intesa

Ministero della Giustizia – Testo integrale

 

Immagini fonte: ragazzidentro.it – Antigone

 

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