Il lusso non conosce crisi economica

La crisi economica non tocca i settori si lusso, infatti chi è ricco resta ricco, anzi con la crisi economica diventa ancora più ricco.

Alta moda, gioielli, occhiali, borse di lusso e scarpe sia nei negozi fisici sia on line trovano sempre acquirenti, disposti a sborsare anche somme ingenti. Il lusso si estende anche alle barche, alle auto e a tutti gli articoli che hanno un costo spropositato, o almeno non accessibile alla classe medio bassa.

La domanda dei beni di lusso, nonostante la crescita economica mondiale abbia avuto una battuta d’arresto, continua a salire e non accenna a fermarsi. Probabilmente i beni di lusso poco obbediscono alle leggi dell’economia. Infatti, basta vendere un paio di scarpe o un gioiello molto costoso per rientrare con le spese di un intero mese o anche più.  Il commercio, in particolar modo quello di lusso è molto fruttuoso. Basti pensare, che in generale sulla rivendita degli articoli vi è un margine di guadagno di che va dal 40-50-60%, e in alcuni casi anche oltre. Secondo alcune statistiche, aziende di lusso riescono, facilmente ad incrementare il fatturato anche superando il 20%. Niente male se si pensa che il giro d’affari del lusso ha parecchi zeri. 

Una spesa media presso uno Store di lusso

Ho provato a fare shopping on line, in modalità virtuale, ovviamente. Una giacca piumino con particolare attenzione allo stile, con nuovissimo tessuto di ultima generazione ho speso 850 euro. Un maglione girocollo, perfetto per una passeggiata in montagna (frequento poco la montagna negli ultimi tempi), multicolore, tessuto base 100% cotone, 66% viscosa, 34% fibra metallizzata ho pagato 300 euro. Sotto ad una maglia multicolore, un pantalone perfetto per la vita in città (quindi non posso indossarlo in montagna?), linea moderna, comodo, stile essenziale non come il prezzo, l’ho pagato 595 euro. Fra le scarpe ho ampia scelta di modelli e di prezzi, che si aggirano fra i 345 euro e i 595 euro. Infine, una borsa rossa, sportiva ma femminile, con logo ricamato l’ho pagata 645 euro.

Finito lo shopping, tirando le somme si è speso la modica cifra di 2090 euro, a dispetto dei minimalisti, che pensano che la vita debba essere ricca di emozioni e non di cose.

Riguardo allo shopping e allo spendere o buttar via soldi, vi sono tante correnti di pensiero. Fior fior di articoli e inchieste giornalistiche hanno affrontato il problema della produzione tessile in paesi sottosviluppati, dove il lavoro è sottopagato e al di fuori di ogni regola. Nello stato del Tamil, lavorano in condizioni pessime bambine operaie, senza contratto per più di 72 ore settimanali.  Il lusso ha un costo molto alto e incide negativamente sulla crisi economica. Il settore tessile vale tanto per l’economia mondiale, per cui molti sono i terreni coltivati a cotone, con la conseguenza che vi è uno spreco immane di acqua e impiego massiccio di pesticidi e insetticidi. Le imprese che operano nel campo dell’abbigliamento, nella maggior parte dei casi non forniscono informazioni sulla filiera produttiva e allo stesso tempo non vi sono leggi che lo impongono.

Oggi, rispetto al passato vi è una sensibilità maggiore riguardo ai temi ambientali, basti pensare allo scalpore e alle divisioni nell’opinione pubblica che sta provocando la vicenda di Greta Thunberg, la sedicenne che ha fatto del suo impegno per l’ambiente una vera battaglia.

Non è necessario, però chiamarsi Greta per scambiare o regalare vestiti ancora utilizzabili, per scegliere il baratto e il riciclo. Molto interessante è il sito ecocose, all’interno del quale vi sono molte idee su come e dove acquistare in modo etico, fra marchi che rilasciano tutte le informazioni riguardo alla produzione e alla filiera. Molte iniziative che partono dal basso, spesso sono positive per la crescita economica e servono a combattere la crisi che l’economia sta attraversando in tutto il mondo. Ecco che all’improvviso molte aziende, captando la tendenza al green e allo stile ecosostenibile corrono ai ripari e cambiano pelle. Sembra che il settore della cosmesi bio valga circa 950 milioni di euro. Nascono, inoltre materiali ecologici e biologici, che rispettano l’ambiente, fibre organiche, lana riciclata. Insomma, molte aziende che prima hanno devastato l’ambiente, sfruttato risorse e lavoro, ora cambiano e diventano Eco-Age, eco-friendly, scommettono sul riuso e sul  riciclo. Sempre le stesse aziende promuovono interessi culturali, con particolare interesse alla bellezza, alla poesia, ai valori, al benessere delle persone. Bisognerà fidarsi di questo improvviso innato e disinteressato stile? Staremo a vedere! Intanto come ogni nuova tendenza ha già cifre da capogiro,  con un numero imprecisato di zeri, e dove ci sono gli zeri, si sente odore di bruciato; in fondo tutto inizia da zero. 

 

 

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