Coltivare la terra: la professione del futuro

La tendenza non è nuovissima, infatti, è da tanto che molti giovani decidono di dedicarsi alla terra. I dati ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) parlano chiaro, dal 2015 al 2019 c’è stato un incremento del 15% degli agricoltori under 35.

Un passato non molto recente ha visto milioni di persone provenienti dalle campagne, riversarsi nelle città, è lontano quel tempo? Cosa sta accadendo? Cosa non ha funzionato nel modello della società civile e industrializzata?

Come diventare agricoltori senza possedere un terreno?

Nel 2016 è nata la Banca nazionale delle terre agricole BTA, con legge del 28 luglio 2016, n. 154. Si tratta di una banca dati dei terreni in vendita disponibili, derivanti dalle operazioni dell’ISMEA.

L’ultima data utile per poter presentare domanda è stata il 31 maggio scorso. Infatti, ISMEA aveva messo all’asta 386 terreni in tutta Italia a condizioni speciali per gli under 41. Le domande, ovviamente hanno superato di gran lunga le aspettative, sono state ben 1709. Attualmente, in Italia ci sono oltre 56 mila aziende agricole condotte da giovani al di sotto dei 35 anni, e questo è un dato che la dice lunga su come stia cambiando la mentalità e lo stile di vita nelle nuove generazioni. Si è trattato di 10 mila ettari di terreno all’asta, divisi in lotti e inoltre sono stati resi disponibili mutui trentennali e finanziamenti agevolati per l’inizio dell’attività.

Sul sito dell’ISMEA è possibile reperire tutte le informazioni, le agevolazioni concesse ai giovani imprenditori agricoli. Sul sito vengono forniti strumenti fondamentali per analizzare i mercati dall’agroalimentare ai fiori, dai seminativi al vino, per poter scegliere il proprio settore di riferimento. Il sito offre spunti per l’accesso al credito, all’autoimprenditorialità, sulle start-up, sulle garanzie e sulle assicurazioni e così via.

Il ritorno ai terreni, oggi non si basa più sulle vecchie conoscenze, oggi, i giovani sono preparati, nella maggior parte dei casi laureati. I neo agricoltori hanno conoscenze economico-finanziarie, però c’è molto di più. L’amore per il Made in Italy e per i prodotti genuini ha radici molto più profonde. Nel periodo della quarantena sono nati molti orti su terrazze e balconi, le persone giovani e no si sono dedicate al giardinaggio o alla coltivazione di frutta e ortaggi biologici. Il modello industriale, stando a questi dati, sembra che stia tramontando, anche se sono ancora tante le multinazionali, che producono in serie, sfruttando le risorse e distruggendo il territorio incondizionatamente. Coltivare una piantina o un piccolo appezzamento di terreno è una risposta, anche se piccola allo sfruttamento scellerato di questi anni. Un ritorno ad un modello delle origini, può sembrare una sconfitta ma non lo è. Si tratta di un passo in avanti, di un’inversione di marcia importantissima, che serve a salvare il pianeta.

 

 

 

 

 

 

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