Lo stile di vita degli italiani è già cambiato, fare previsione potrebbe sembrare a questo punto superfluo, ma non del tutto inutile, se serve a farci riflettere su alcuni cambiamenti. Analizziamo a quanti e a quali condizionamenti siamo esposti oggi e in che modo lo saremo domani. Con il primo lockdown si sono fermate anche le fabbriche che inquinano o quasi, uno dei pochi aspetti positivi dello Stop. Sono cresciuti i corsi on line e la domanda di libri, di dispositivi tecnologici, di software per le videochiamate. Alcune grandi imprese si sono reinventante rincorrendo il mercato, trasformando la produzione in presidi medici e di protezione, mascherine principalmente, è il caso di Armani, uno fra i tanti. Fra il primo lockdown e il secondo parziale, l’economia ha fatto un grande balzo, grazie a imprenditori coraggiosi, e non alle manovre dl governo, che si attribuisce meriti che non ha. Ha perso, però, la socialità, la scuola come punto d’incontro e occasione di crescita e formazione per i futuri cittadini del mondo. Prendersi un caffè al bar, incontrare gli amici è diventato un lusso.
Covid e Lockdown: Oggi, com’è la situazione?
Non importa cosa stia succedendo in Francia o in Germania, a noi interessa l’Italia, perché è qui che viviamo. E la politica qui ha fallito, e oggi non sa che pesci prendere, non si sa se gli esperti del Comitato tecnico scientifico, che dovevano studiare soluzioni, dare pareri e consigli sono sempre al loro posto o si sono andati a nascondere. Un governo autorevole, deve essere credibile per essere sostenuto e seguito dai cittadini. Gli errori sono stati tanti all’inizio, troppi, da ogni parte: politici e scienziati. Forse era comprensibile a inizio pandemia, al cospetto di un virus che non conoscevamo, ma oggi, no, non ci sono scuse. Sono passati nove mesi, più o meno, quando a gennaio, Giuseppe Conte chiese lo stato di emergenza, per poi tranquillizzare gli italiani che era tutto sotto controllo. Da quel momento ne hanno fatto (e detto) una dietro l’altra, nessuno escluso, tecnici, scienziati e politici, e pure giornalisti.
Covid e Lockdown: Cosa possiamo fare?
L’informazione vera e la consapevolezza dei cambiamenti e di quello a cui ci sta portando la paura e i timori per il futuro, aiutano ad avere una visione più chiara della situazione.
Oggi c’è ancora più incertezza di ieri, e le misure restrittive non convincono nessuno. Chiudere i ristoranti dove i gestori hanno investito in ogni forma di prevenzione, distanziamento, plexiglas compreso, e lasciare che metropolitane e autobus siano affollatissimi è un controsenso inspiegabile e imperdonabile. In questo periodo di transizione, nel quale nessuno sa cosa accadrà, chi ne ha possibilità, ad esempio, utilizza l’automobile per andare a lavoro, riempiendo le città di smog. Di male in peggio. Un dato positivo, che il primo lockdown aveva fatto registrare, cioè la diminuzione dello smog, è andato subito perso.
Come può essere preso sul serio un governo che chiude luoghi sicuri, come la scuola, dove, si è investito, tanto e non riesce a gestire posti dove il contagio è inevitabile (trasporti). Le soluzioni sono semplici: aumentare le corse, acquistare nuovi mezzi, incentivare la sharing mobility, lo smart working, nuove piste ciclabili. Non si era detto che erano stati costruiti nuovi ospedali, nuovi padiglioni, aumentati i posti letto, le terapie intensive, assunto nuovo personale negli ospedali e nelle scuole? Non si era detto che sarebbero stati utilizzati nuovi edifici, palestre, auditorium, teatri, chiese per le lezioni? Molti dubitano che i soldi (e sono tantissimi), che arriveranno dall’Europa saranno gestiti al meglio. Peccato, perché quei miliardi servono e sono un’occasione irripetibile, per trascinare il paese fuori dalla crisi e renderlo migliore.
I trend del prossimo futuro riguarderanno l’arredamento e la casa, i prodotti tecnologici, gli acquisti on line, il giardinaggio e gli orti. In questo grande cambiamento, con molta probabilità non rientreranno le emissioni, le quali potrebbero aumentare, proprio a causa di chi sceglie l’auto personale al posto di affollatissimi mezzi pubblici.
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