Le statistiche aumentano incertezza e caos: Come distinguere una statistica onesta da una falsità

A cosa servono le statistiche? A molti sarà venuto questo dubbio. Gli aspetti da valutare sono tantissimi. Le statistiche sono uno strumento molto delicato, e spesso sono usate per gonfiare dati, per manipolare e confezionare falsità.

L’informazione è fondamentale in una democrazia, ma lo è anche la nostra capacità di valutarla e interpretarla. Le statistiche sono nate per fornire una comprensione globale della popolazione, per poter agire politicamente. Da qualche tempo, sembra che sondaggi e numeri siano al servizio del potere.

In un articolo apparso su TheGuardian si parla proprio di questo

– Di cosa parlano le statistiche che le rendono una manna dal cielo per le persone intente a reinventare la realtà? Arrivano con una patina di esattezza scientifica – e più sono esatti, maggiore è la loro apparente accuratezza. Meglio ancora, trasmettono un’aria di certezza e ci danno qualcosa a cui aggrapparci in un mondo turbolento. Pochi di noi sono inclini a guardare più in profondità. Ma se lo facciamo, troveremo spesso un mix di bugie grossolane e giochi di prestigio: definizioni sfuggenti, percentuali manipolate, confronti selezionati o stime approssimative presentate come certezze.

– Statistiche competenti e oneste possono chiarire verità essenziali. Possono rivelare disuguaglianze sociali, indicare dove dovrebbero essere dirette le risorse o la legislazione, evidenziare pericoli o aiutarci a valutare le prestazioni di un governo. Ma i numeri fittizi sminuiscono quelli che informano. Figure scioccanti catturano la nostra attenzione, mentre aneddoti colorati eclissano l’informazione vera. Se lo scetticismo ci porta a rifiutare tutte le statistiche che si dirigono verso di noi, anche i numeri veritieri vengono filtrati, lasciandoci aggrappati al buio. Anche le statistiche affidabili raramente trasmettono tutta la verità. Le stime hanno margini di errore; le medie non riflettono la diversità tra gli individui e misure diverse possono raccontare storie diverse.

Difendersi dalle statistiche false

Consultare statistiche che si avvicinano alla realtà aiuta a nutrirsi di un’informazione più sana, essenziale in tempi di incertezze. Ovviamente una statistica prende in esame un campione della popolazione, per cui presenta grandi limiti. In queste settimane ci vengono forniti moltissimi dati, soprattutto numeri, e anche qui sono stati fatti (e ancora oggi) molti errori di valutazione. Parliamo del Covid e dei numeri relativi ai ricoveri, ai decessi e ai guariti: è una perenne polemica sulle operazioni di sottrazione ecc.

La prima cosa che possiamo fare è quella di usare il senso critico. Alcune statistiche, dati e numeri non hanno alcun senso, perché non dimostrano e non spiegano proprio nulla. Partiamo dal presupposto che uno studio, un’indagine o un sondaggio devono servire a rafforzare un quadro che abbiamo della realtà. Chiediamoci chi è che viene intervistato, ad esempio, che età ha, in che parte del paese vive, qual è la sua condizione sociale e così via. Molti politici utilizzano i numeri per raccontare cose non vere, per cui sondaggi e statistiche sono un’arma a doppio taglio, e bisogna stare molto attenti. In secondo luogo, bisogna interrogarsi anche su chi promuove uno studio o un sondaggio, chi lo finanzia. Un’industria farmaceutica, una fabbrica di armi, una parte politica con interessi in un settore piuttosto che in un altro?

Oggi, la nostra attenzione deve essere massima, specie per i numeri del Covid, che possono anche destabilizzare il nostro equilibrio emotivo.

HG Wells ha affermato che il pensiero statistico un giorno sarà necessario per una cittadinanza efficiente quanto la capacità di leggere e scrivere

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