I veri motivi per i quali ci ammaliamo

I pensieri negativi restano più a lungo nella mente, la  malattia è conseguenza di stati d’animo e può rappresentare un momento di stop a cattive abitudini

Noi esseri umani abbiamo un meccanismo di difesa che ci ha permesso di sopravvivere, ma quanto è scritto nel nostro Dna può anche avere effetti collaterali. Molti esperti dicono che siamo programmati per focalizzarci sul pericolo: l’istinto di sopravvivenza.

Tutto ciò che ha permesso all’uomo di resistere, può diventare anche un limite alla sua felicità. I nostri antenati prevedevano i rischi, inventavano armi e costruivano sistemi di protezione. Non facevano nulla di diverso di ciò che facciamo anche noi per sopravvivere. È provato che le esperienze negative restino nella mente molto più a lungo di quelle felici e positive, e questo è un dato di fatto.

La nostra natura è quella di pensatori, i pensieri negativi persistono per giorni nella nostra testa, e nella nostra anima si confondono diverse sensazioni, come la paura di essere ingannati o imbrogliati, derisi, abbandonati, traditi. Per questo motivo passiamo molto più tempo a rimuginare su qualche battuta infelice, su un tradimento, su una scortesia ricevuta, invece di impiegare quel tempo nel cercare o coltivare nuove amicizie, oppure dedicarci a un progetto che abbiamo a cuore, oppure impegnarci, insomma, in tutto quello che può renderci  davvero felici.

Da sempre, gli scienziati ci dicono che il sistema immunitario è legato all’emotività e allo stato d’animo. Il nostro dna però non mente e come gli uomini dell’era paleolitica avvertiamo pericoli e minacce e qualcosa nella parte più nascosta del nostro cervello, ci dice che dobbiamo difenderci.   

Come trasformare un limite in punto di forza

L’istinto di sopravvivenza dentro di noi sarà sempre presente e talvolta si chiamerà chiusura oppure orgoglio, o assumerà altri nomi, però abbiamo anche la possibilità e la grande capacità di lavorare sulle nostre paure e superare quel limite. Nel periodo di lockdown la nostra resistenza è stata messa a dura prova, e non vi è alcun dubbio che resteranno ancora conseguenze sia fisiche sia morali, anche negli anni a venire. In quanto animale sociale, l’uomo ha sofferto del mancato contatto umano; la scienza ci ha più volte dimostrato gli effetti benefici che baci, carezze e abbracci esercitano sul nostro umore e di conseguenza sulla nostra salute. Forse, nei giorni poco social si possono escogitare nuove formule per le relazioni umane, come ad esempio, fare una chiacchierata sul balcone con il vicino di casa. Le videochiamate, i messaggi e le telefonate non sono il massimo, ma sono meglio di niente. Avere un contatto diretto e quotidiano con altri esseri umani, in qualsiasi forma ci aiuta a vivere meglio. Forse è il motivo per cui nascono gruppi whatsapp per confrontarsi, per  trovare risposte, chiedere consigli e sentirsi parte di una comunità.

Mente sana in corpore sano. Non sappiamo ancora che proporzioni avranno le conseguenze del Covid-19, sia sulla salute sia sulla nostra mente, sulla vita sociale e lavorativa, e proprio per questo bisogna essere pronti e tirare fuori nuove soluzioni e ancora una volta quella resistenza e spirito di conservazione che sono elementi alla base dell’essere umano. Fra le tante domande che gli esperti si pongono rispetto al Covid-19 è perché alcune categorie di persone sembrano essere quasi immuni dall’infezione, oppure perché reagiscono in modo diverso rispetto ad altri.

Accorciare le distanze, in qualsiasi modo possibile, ci rende più felici, meno diffidenti nei confronti degli altri. Riusciamo a vedere il lato umano, il volto delle persone e questo innesca in noi un altro istinto: il desiderio di essere parte di una comunità, del mondo, di altri esseri simili a noi.

La malattia conseguenza dello stato d’animo

Il nostro corpo ci parla, soprattutto nella malattia. L’influenza o il raffreddore, i dolori reumatici o patologie ben più gravi non sono altro che messaggi che l’inconscio e il corpo ci inviano. Esistono molte tesi al riguardo, ma fondamentalmente, il nostro organismo con la malattia ci impone uno stop, una sorta di Reset. Può rappresentare un momento di pausa e riflessione, spesso le nostre vite sono frenetiche, a causa di ritmi troppo eccessivi imposti dalla vita moderna: lavoro-casa-figli-impegni.

Il ruolo del medico, di colui che ci offre una cura o delle medicine può essere affiancato (non sostituito) da noi stessi. Solo individuando le cause alla base della malattia, potremo sperare di sconfiggerla. Sono stati scritti moltissimi libri e ogni anno migliaia di persone seguono corsi per imparare a gestire l’ansia, per affrontare la vita nel modo migliore possibile. In questo contesto si posizionano bene alcune pratiche come lo Yoga e la meditazione, ma al di là delle discipline, delle scoperte scientifiche e della carta stampata, se non abbiamo il coraggio di andare nel profondo di noi stessi per cercare le ragioni del nostro malessere, ogni cosa sarà cosa inutile.

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