Zehra Doğan è un’artista, attivista e giornalista curda, che fu arrestata dalle autorità turche nel luglio del 2016 per aver condiviso una sua opera su Twitter, L’artista aveva rielaborato una foto scattata da un soldato turco tra le macerie della città di Nusaybin. Zehra aveva sostituito ai blindati di Erdogan degli scorpioni, simbolo di morte e distruzione.
Arte e libertà
Zehra Dogan, femminista ventinovenne imprigionata da Erdogan per aver realizzato un dipinto che raffigurava le distruzioni e i massacri delle forze di sicurezza turche nel distretto di Nusaybin, al confine tra Siria e Turchia.
La giornalista curda è stata rinchiusa in carcere per tre anni, mentre le sue opere erano libere di fare il giro del mondo. Zehra Doğan ha ricevuto molta solidarietà, in particolare da Ai Weiwei, che le dedicava una bellissima lettera aperta, mentre l’artista Banksy realizzava un murales a New York, sul Bowery Wall, il muro più ambito di Manhattan.
La matita, un’arma potente
Zehra, anche in carcere non ha mai smesso di disegnare, utilizzando mezzi di fortuna come stracci, frutta, cenere di sigarette. L’arte non si può fermare, il pensiero e le idee avranno sempre ali grandi e potenti – è quello che i dittatori ancora presenti in diverse parti del mondo dovrebbero sapere. E forse lo sanno bene, ecco perché ne hanno una paura tremenda, e cercano di imprigionare, zittire, uccidere. Le idee e l’anima non si possono uccidere né imprigionare.
Dopo la liberazione e una performance alla Tate Modern di Londra, in occasione del Festival della Pace l’artista portò a Brescia il frutto della sua prigionia. Circa 60 disegni, dipinti e lavori a tecnica mista composero il percorso della mostra Avremo anche giorni migliori – Zehra Doğan. Opere dalle carceri turche, al Museo di Santa Giulia.
Zehra rappresenta un pezzo poco conosciuto dell’arte contemporanea, sappiamo veramente poco sulla scena del Vicino Oriente. Nonostante la giovane età, la sua capacità di riflessione è enorme, considerato che è anche una giornalista e un’attivista politica. Inoltre i suoi lavori il risultato di un processo collettivo: tutte le opere sono state realizzate insieme alle sue compagne di detenzione. Secondo Zehra l’attitudine artistica è in ognuno di noi, quello che fa la differenza è semplicemente la disciplina estetica. Ma l’arte e la vita sono la stessa cosa.
fonte: arte.it
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