Scarnificazione, simbolo della tribù umana

La scarnificazione è un termine che molti hanno ascoltato per la prima volta, grazie a Jorit.

Lo street artist napoletano, infatti,dopo diversi viaggi in Africa (ben sette), si fa tatuare sul viso due cicatrici, che simboleggiano la sua arte. In tutte le sue opere, l’artista disegna sempre sui volti questi due segni.

I segni rossi simboleggiano l’unità della tribù opposta alla singolarità dell’individuo e l’appartenenza all’unica razza umana.

La scarificazione ha scopi decorativi ma anche protettivi, collegata a molte motivazioni. In passato, era praticata soprattutto da molte etnie africane, e spesso coincideva col rito iniziatico del passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Si tratta di una pratica molto dolorosa, che poteva far perdere sangue in abbondanza. La sofferenza è un elemento fondamentale della cerimonia di iniziazione, in quanto dimostra il coraggio e il valore di chi entra nell’età adulta.

Il popolo Nuer (Sudan meridionale e zona occidentale dell’Etiopia) ancora oggi si fa tagliare col rasoio, sei larghe strisce sulla fronte. L’operazione è molto pericolosa e delicata, infatti,  la recisione di un nervo frontale può portare addirittura alla morte, nonostante si tenti  di arginare l’emorragia. Dopo un lungo periodo di convalescenza l’iniziato è ammesso alla tribù con una grande festa.

Scarificazione,  il tatuaggio con le cicatrici: una tradizione africana degli Shilluk e altre Tribù

La scarnificazione, è una singolare e antica tradizione, oggi praticata solo da alcuni gruppi etnici africani e tra gli aborigeni australiani.

Tale pratica ha origini molto antiche, infatti, viene raffigurata in alcuni dipinti risalenti a quasi 10 mila anni fa.

Con il  termine scarnificazione viene indicata la pratica di incidere gli strati superficiali della pelle e non lasciarli guarire normalmente. Nelle ferite si inseriscono pezzi di legno, semi o cenere in modo da rigonfiare la cicatrice oppure si incide nuovamente. Human tribe

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