Crisi climatica in Tv, un nuovo studio di Greenpeace dimostra che lei Tg, le notizie sul clima sono meno dell’1%. Male anche l’approfondimento
Sebbene la crisi climatica sia considerata dagli scienziati la più grave emergenza ambientale della nostra epoca, nelle edizioni serali dei principali telegiornali trova spazio in meno dell’1% delle notizie trasmesse, ed è in buona sostanza ignorata anche dai programmi televisivi di approfondimento. È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato oggi da Greenpeace Italia e realizzato dall’Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca specializzato nell’analisi della comunicazione.
Lo studio ha esaminato nel periodo gennaio-aprile 2022 tutte le edizioni di prima serata dei telegiornali andati in onda su Rai, Mediaset e La7, e un campione di sei trasmissioni televisive di approfondimento: Unomattina e Cartabianca per la Rai, Mattino 5 news e Quarta Repubblica per Mediaset, L’Aria che tira e Otto e mezzo per La7.
L’informazione è impegnata su altri fronti
Lo sappiamo e lo diciamo da anni, l’informazione è malata. Perfino il servizio pubblico declina il proprio dovere, trasmettendo h24 gossip e notizie non utili a formare una reale conoscenza e coscienza nell’opinione pubblica. Emergenze trentennali, come la terra dei fuochi (Una gravissima emergenza, con roghi di rifiuti tossici appiccati giorno e notte e un tasso di tumori altissimo) non riceve alcuna attenzione dalle trasmissioni e dai Tg.
Ipotesi energia e Gas russo
E se la guerra in Ucraina fosse iniziata proprio per il gas? Se fosse una mossa per porre termine e rallentare la transizione ecologica? La Russia sta investendo nell’estrazione di gas naturale, e sembra che i giacimenti siano infiniti, come anche la ricchezza che questa attività porta. Eni, osannata come grande colosso multinazionale italiano, intanto fa affari e extra profitti, raggira le sanzioni alla Russia, pagando in Rubli e chissà se mai pagherà le giuste imposte sui SUPER EXTRA profitti.
L’indagine di Greenpeace sull’informazione
Intanto l’informazione su ambiente e inquinamento non fa il suo dovere; non lo fanno i giornali, i Tg, né le trasmissioni televisive che occupano spazio sulle Tv h24. I risultati della ricerca mostrano che nei quattro mesi in cui è stata condotta l’indagine, i telegiornali esaminati hanno trasmesso 14.211 notizie, ma solo 96 hanno trattato la crisi climatica, pari ad appena lo 0,7% del totale. Persino le testate più attente al riscaldamento del pianeta, cioè il TG5, il TG1 e il TG3, non hanno trasmesso più di 6 servizi al mese esplicitamente dedicati alla crisi climatica. Fanalino di coda il TG La7 e il TG4, che in media hanno parlato di cambiamenti climatici appena una volta ogni due mesi.
Non molto più confortante l’operato delle trasmissioni televisive di approfondimento, in cui si è parlato della crisi climatica in appena 24 puntate delle 388 andate in onda nei quattro mesi dell’indagine, pari al 6% del totale. Il programma più virtuoso è Cartabianca (Rai), che ha affrontato il tema in un terzo delle puntate trasmesse e sempre in modo esplicito, mentre Unomattina (Rai) è la trasmissione che ha parlato di crisi climatica nel maggior numero di puntate, pari a 12. In fondo alla classifica le due trasmissioni di La7: L’Aria che tira non ha mai parlato della crisi climatica, mentre Otto e mezzo l’ha fatto soltanto una volta e in modo implicito.
Nelle scorse settimane Greenpeace aveva pubblicato uno studio analogo condotto sui cinque quotidiani più letti in Italia (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), svelando la profonda dipendenza della stampa dai finanziamenti dell’industria dei combustibili fossili. I giornali esaminati, infatti, pubblicano in media appena un articolo al giorno in cui si tratta esplicitamente della crisi climatica, raccontata essenzialmente come un problema economico. Al contrario, sulla stampa italiana trovano ampio spazio le pubblicità dell’industria dei combustibili fossili e delle aziende dell’automotive, aeree e crocieristiche, tra i maggiori responsabili del riscaldamento del pianeta: sul Sole 24 Ore si contano più di cinque pubblicità di queste aziende inquinanti a settimana.
Sebbene la dipendenza dell’informazione televisiva appaia meno marcata – in tv la crisi climatica è raccontata principalmente come un problema ambientale e il soggetto che ha più voce sono gli esperti, anziché le aziende come avviene sulla stampa – nei telegiornali i combustibili fossili sono citati fra le cause appena una volta su dieci e non viene mai indicato alcun colpevole del riscaldamento globale. In modo analogo, nei programmi televisivi le compagnie petrolifere sono citate solo una volta tra i responsabili. Infine, il problema del greenwashing non viene mai menzionato né dai telegiornali né dalle trasmissioni di approfondimento.
Il monitoraggio dei media promosso da Greenpeace Italia rientra nella campagna “Stranger Green” dell’associazione ambientalista contro il greenwashing e la pericolosa dipendenza del mondo dell’informazione e della cultura dai finanziamenti delle aziende inquinanti. L’analisi della stampa e della televisione continuerà per l’intero 2022 e i risultati saranno resi pubblici ogni quattro mesi, con l’intento di sollevare un dibattito pubblico sulla necessità di liberare il giornalismo italiano dai condizionamenti dell’industria del gas e del petrolio e offrire a cittadine e cittadini un’informazione corretta sui cambiamenti climatici.
Insieme a più di trenta organizzazioni internazionali, Greenpeace sostiene inoltre una Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni delle aziende legate ai combustibili fossili, che minacciano la libertà di stampa e la salute delle persone e del pianeta. Se entro ottobre la petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti” raggiungerà il traguardo di un milione di firme raccolte, la Commissione europea sarà obbligata a discutere una proposta di legge per mettere fine alla propaganda ingannevole delle aziende inquinanti che alimentano la crisi climatica.
Fonte: Greenpeace
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