Il ruolo delle Ong e delle associazioni nella difesa dei diritti umani
E se non se ne occupano i governi, chi dovrà farlo?
Amnesty International e altre 42 organizzazioni non governative hanno chiesto al Consiglio Onu dei diritti umani di agire con urgenza rispetto alla crisi in corso in Iran convocando una sessione speciale.
Data la gravità dei crimini di diritto internazionale e delle altre violazioni dei diritti umani e la prevalente sistematica impunità, le 43 organizzazioni hanno anche chiesto l’istituzione di un meccanismo indipendente che abbia poteri d’indagine, di documentazione e di accertamento delle responsabilità.
Le Ong chiedono un’azione collettiva
Senza un’azione collettiva della comunità internazionale che vada al di là delle dichiarazioni di condanna e delle richieste, da tempo senza esito, alle autorità iraniane affinché conducano indagini, innumerevoli altre persone potranno essere uccise, ferite, torturate, sottoposte ad aggressioni sessuali e imprigionate e le prove dei gravi crimini commessi rischieranno di sparire.
Le autorità iraniane hanno ripetutamente ignorato le richieste del Segretario generale, dell’Alto commissariato per i diritti umani, delle Procedure speciali, degli stati membri e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di porre fine all’uso illegale della forza, anche letale, nei confronti di coloro che prendono parte alle proteste e persino di persone estranee alle manifestazioni, così come le sollecitazioni a processare i responsabili di uccisioni illegali, maltrattamenti e torture. A livello nazionale, è praticamente impossibile accertare tali responsabilità.
L’ultimo bagno di sangue nel contesto delle attuali proteste è radicato, e da questa è alimentato, nella sistematica impunità per i gravissimi crimini di diritto internazionale. Nonostante la loro ampiezza e gravità, ieri come oggi, il Consiglio Onu dei diritti umani non è intervenuto in modo adeguato.
Il silenzio della nazionale di calcio dell’Iran
Tutti muti gli undici giocatori della nazionale di calcio iraniana, prima del fischio d’inizio della partita Inghilterra-Iran ai Mondiali in Qatar, mentre risuona l’inno della Repubblica islamica. Dalla tribuna in cui sono assiepati, i tifosi arrivati da Teheran (con evidente placet del regime) li fischiano e li insultano con gesti anche volgari.
Dopo le squadre nazionali di pallanuoto e di beach soccer, anche la nazionale di calcio esprime con il silenzio il suo sostegno alla rivolta che da più di due mesi scuote il Paese: da quando la giovane Mahsa Amini è morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo islamico.
Fonti: Amnesty, Avvenire
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