Nomadismo digitale e città senza uffici

Smartworking e nomadismo digitale come driver per il riuso di spazi urbani e la riappropriazione di luoghi apparentemente distanti dall’immaginario lavorativo

La città senza uffici, è un tema provocatorio che stimola visioni inedite sul futuro e sul concetto stesso di città, accendendo i riflettori anche sullo smartworking e sul nomadismo digitale, individuati come driver per il riuso di spazi urbani e per la riappropriazione di luoghi apparentemente distanti dall’immaginario lavorativo. Dalla città produttiva alle scelte legate al lavoro da remoto fino al cosiddetto “city quitting”. In che modo la città continuerà a essere il centro nevralgico della produzione economica e culturale?

Nomadismo digitale: Quali tendenze e immaginari?

Come cambierà il tessuto urbano nel momento in cui ci saranno anche lavori fatti da robot e intelligenza artificiale e meno impieghi classici, blue e white collar? Dove lavoreremo e come?

Cambiano le esigenze e la qualità di vita urbana – commenta Luca Ballarini, ideatore del festival Utopian Hours di Torino, un laboratorio di idee ed esperienze sulle nuove visioni del futuro urbano – quindi sempre di più dobbiamo essere in grado di affrontare episodi estremi del cambiamento climatico, gli edifici che ereditiamo sono energivori e dispersivi, oltre a creare disconnessione sociale e zonizzazione. La città del prossimo futuro non sarà totalmente officeless, ma dovrà aprirsi a nuove funzioni, nuove forme di mobilità, nuovi mixed use impensabili 50 anni fa.

Ne è esempio il recupero dei cosiddetti Magazzini Raccordati sotto la Stazione Centrale di Milano, spazio che diventerà luogo vitale per uffici ed eventi. – La tendenza è certamente quella di collegarsi ai sistemi di trasporto – dice Giacomo Biraghi, co-direttore del festival Utopian Hours. La sfida sarà integrare il futuro del lavoro con le nuove tecnologie. Con il lancio della nuova versione del sistema di Metaverso si metteranno in gioco le città in una maniera oggi ancora non immaginabile.

Un nuovo modello di lavoro che ha spostato il baricentro dell’economia

Lo smartworking ha spostato l’economia – è quello che pensano in molti. L’esperienza  South Working lo dimostra; Nel corso del 2020, circa 45mila lavoratori di grandi aziende e centomila persone in totale – su due milioni di occupati meridionali che lavorano nel Centro-Nord – sono tornate al Sud per affrontare la pandemia lavorando da remoto.

I dati riportati sono svolti dalla ricerca South working per lo sviluppo responsabile e sostenibile del Paese di Randstad e Fondazione per la Sussidiarietà (FPS). Presentata al Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini. Dalle statistiche pare che le aziende italiane siano sempre più rivolte agli “hub di lavoro” al Sud.

Le ricerche effettuate dicono che il 61% apre per dare un contributo alla crescita, il 48% per l’accesso a figure professionali difficili da trovare. Il 35,5% per la diminuzione dei costi e il 61% delle aziende considera che l’hub possa essere gestito direttamente in forma di filiale.

Lo smart working e la creazione di hub nel Sud sono una occasione straordinaria per favorire la crescita del paese e abbattere storiche diseguaglianze. Molti lavoratori qualificati del Mezzogiorno potrebbero così mantenere un legame con il proprio territorio, senza rinunciare a preziose opportunità. È una strada che potrebbe coinvolgere anche la pubblica amministrazione. Un percorso sussidiario che parte dal basso e potrebbe davvero cambiare il mondo del lavoro e dare un nuovo impulso all’iniziativa imprenditoriale al Sud.

Una ricerca rivela che due aziende su tre vorrebbero aprire un hub di lavoro al sud

Randstad, la multinazionale olandese che si occupa di ricerca, selezione e formazione di risorse umane con sede a Diemen, Paesi Bassi, nel 2021 ha avviato un hub di lavoro ad Aliano, un piccolo paese in provincia di Matera. L’hub si occupa di payrolling e contabilità. L’iniziativa è stata creata nell’ambito del Progetto Coesione. Randstad supporta le imprese che vogliono creare hub di lavoro all’esterno di centri più popolati d’Italia.

Il traguardo, che si unisce agli obiettivi Pnrr, è contrastare lo sfollamento dei piccoli borghi e delle zone interne dell’Italia del Centro-Sud. Tutto ciò tramite l’incentivazione dell’occupazione giovanile e femminile locale. Un modo per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro dentro il territorio nazionale.

Fonte: Millionaire

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