Se questa è l’ultima canzone…

Qualcuno ha detto che il Festival di Sanremo è lo specchio dell’Italia e dei tempi. qualcun altro sostiene che la manifestazione canora sia cultura popolare 

Una cosa è certa, forse non esiste un evento tanto pubblicizzato, creato ad hoc per far parlare tutti, sia chi lo guarda sia chi preferisce fare altro. I risvolti, le polemiche, gli argomenti della discussione, insomma, sono tanti – dicono. 

Certo, la Kermesse canora si apre bene, con un Benigni che ci ricorda la nostra bella Costituzione, ci racconta che abbiamo libertà di pensiero e che il nostro popolo ripudia la guerra.

Bisognerebbe studiare sul serio la Costituzione, analizzando ogni articolo, perché, di fatto, molti articoli sono solo scritti e non attuati, come successo quando  il festival di Sanremo è poi entrato nel vivo, e come accade in Italia.  

L’evento è la fotografia del paese (forse?), di certo immortala un modo di pensare la libertà che non sta scritto né sulla Costituzione né da nessun’altra parte. 

La libertà non è spettacolo a tutti i costi, e in nome di questa libertà (scritta anche nella Costituzione), spesso, non vi è limite alla decenza. I nostri padri costituenti hanno fatto un gran lavoro, enorme, però ci hanno dato il compito di difendere la dignità e la decenza, il buon gusto. Chi mastica un po’ di diritto, sa che vi sono leggi scritte e leggi non scritte, che vanno ugualmente rispettate. Nell’orientamento sessuale non c’è nulla di male, il male è solo l’aggressività e la violenza, il cattivo gusto, la volgarità. E chi si scandalizza per un bacio sul palco tra due uomini, non è affatto omofobo, per diverse ordini di ragioni. La prima riguarda l’ipotesi di un accordo preliminare; in questo caso vi è l’intenzione di sorprendere e scandalizzare, reputando il pubblico bigotto e ignorante. E’ ben altro ciò che deve scandalizzare, a mio parere. Nella prima ipotesi, dunque, siamo tutti una massa di ignoranti. 

La seconda ragione riguarda l’ipotesi di un’improvvisata, cioè di un tizio (uomo, donna poco importa o questo conta?) che decide di testa sua, di baciare un altro individuo, senza chiedergli o chiedersi se fosse d’accordo, e consenziente. In questo caso si tratta di abuso, violenza, molestia, aggressività gratuita e inopportuna. Ditemi ora, cosa c’entra tutto questo con la libertà, la quale finisce sempre dove inizia quella di qualcun altro. Vale a dire, la libertà di Fedez e soprattutto del pubblico dove sta?

Il Festival di Sanremo non è cultura o fotografia, è un contenitore vuoto fino a un secondo prima di iniziare. Bisogna vedere come si vuole riempire questi vuoti, alcuni programmi televisivi, la maggior parte, restano vuoti e perdipiù dannosi. 

Ritornando al festival, si assiste quasi a voler a tutti i costi suscitare polemiche sterili. Autori e presentatori ovviamente, dicono che non è così, ma la scelta degli ospiti, in alcuni casi, la dice lunga. Se sei stato vittima di razzismo o di omofobia ecc., per esempio, allora sei un ottimo candidato per Sanremo, anche se poi, ti costringono a parlare del nulla, a fare retorica vuota e già propinata, cotta e mangiata. Fatta in casa per te.

Se volessimo continuare con le polemiche, rompendo l’incantesimo di chi ama il festival, potremmo dire che il numero degli spot pubblicitari è imbarazzante. Fa orrore se ognuno di noi pensa ai 18 euro prelevati dalle bollette dell’energia elettrica. Inoltre, qualche multinazionale petrolifera continua con gli anni a lavarsi la faccia a Sanremo, sostenendo di essere a favore dell’ambiente, anzi, di fare molto per la sostenibilità è l’energia verde. Peccato che gli attivisti la pensino diversamente, peccato che la società petrolifera ha fatto più disastri per il mondo da non poterli nemmeno immaginare. Peccato che la verità è un’altra e va in scena in molti processi, dove questi signori sono chiamati a rispondere e a pagare. Peccato che di milioni ce ne sono, per pagare i danni, gli spiccioli. Ma a quanto ammonta il danno per il mondo? per il creato? Che valore ha la natura? Quando e come ritornerà come prima?

Festival di Sanremo, note positive

Le note positive, però ci sono, forse saranno sfuggite fra le maglie della banalità, raggiungendo il palco. Una di queste è la presenza dell’attivista iraniana Pegah Moshir Pour, che con una splendida Drusilla Foer ha saputo rappresentare in modo delicato il vero significato di libertà. Ha gridato il diritto a essere noi stessi senza calpestare gli altri. Questo ci è piaciuto, tutto il resto o quasi non è degno di nota. 

In Iran non sarei potuta essere così vestita e truccata e non avrei potuto parlare di diritti umani da un palcoscenico. 

Pegah è nata in Iran nel 1991, a nove anni ha dovuto lasciare il suo paese con la famiglia e rifugiarsi in Basilicata, dove oggi vive. 

Come si può chiamare un posto dove un regime uccide anche i bambini?

Per poter ballare per strada. per paura di baciarsi. per mia sorella, tua sorella, le nostre sorelle. Per l’imbarazzo, per la vergogna. per i bambini che perdono i loro sogni. per i cani innocenti e proibiti. per queste lacrime, per questo pianto interrotto, per questo paradiso forzato e per gli intellettuali in carcere. per i bambini rifugiati in Afghanistan. per sentire il senso di pace, per il sorgere del sole dopo lunghe notti e per un ragazzo che desiderava essere un ragazzo. Per donna, vita e libertà. per la libertà.

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