Job hopping, punti di forza e svantaggi

Job hopping, la tendenza a cambiare lavoro più volte è diventato sempre più comune. Alcune volte è necessario. Non contano i ruoli ricoperti, ma l’esperienza e cosa traspare dal Curriculum vitae

Cos’è il Job hopping e come funziona?

Il mondo del lavoro è in continua evoluzione. Il nostro sito, spesso si è occupato di diversi aspetti che riguardano la formazione, grazie ad articoli come Formazione on the job: l’importanza della formazione sul posto di lavoroFormazione: Lifelong Learning, Lifewide Learning, Lifedeep Learning, consultabili all’interno della sezione Lavoro e Professioni.

Cos’è il Job hopping? In parole semplici significa cambiare lavoro con frequenza. Uno degli obiettivi è quello di trovare l’attività lavorativa più adatta al proprio percorso di studi e anche alle proprie attitudini. Saltare da un lavoro all’altro – è questa una diversa definizione per spiegare meglio il fenomeno. Gli esperti sostengono, che il job hopping riguardi soprattutto i Millennials, giovani nati tra i primi anni Ottanta e il 2000.

Nuove declinazioni del lavoro arrivano e si evolvono dopo crisi, nuove consapevolezze, eventi nuovi. Basti pensare al Covid e alla diffusione dello smart working. Possiamo pensare ancora ai cambiamenti nel mondo del lavoro, avvenuti grazie alle nuove tecnologie. I cambiamenti in generale ci impongono di cambiare. Così i mutamenti sono avvenuti nell’approccio al lavoro, pensiamo alle grandi dimissioni, nel ricercare nuovi stimoli, nella formazione soprattutto. Quest’ultima, infatti è importante proprio per adeguarsi ad un mondo del lavoro che continua a cambiare.

Perché si cambia lavoro spesso?

Le ragioni possono essere diverse. I Millennials vivono il lavoro e la crescita professionale in modo opposto a quello dei loro genitori. Infatti, si stanno estinguendo il posto di lavoro fisso, con regolari scatti di carriera, nel quale restare almeno vent’anni Ormai è un obiettivo antico.

La stabilità economica e lavorativa ha assunto un senso diverso. I giovani cercano nuove sfide, e in questa logica trova spazio il job Hopping. I nuovi lavoratori non ci stanno più ad accettare condizioni lavorative pessime e stipendi bassi. Inoltre, danno più spazio alla vita privata. Un tempo si lavorava molto, per avere poco tempo da dedicare alla famiglia o al tempo libero.

Si punta però molto sulla crescita professionale e sullo studio. Dopo il fenomeno delle Grandi Dimissioni post covid – le great resignation, le dimissioni di massa dal 2018 a oggi, secondo una rielaborazione della società di recruitment Oliver James su dati Anpal Servizi, sono cresciute di circa il 65% (i dimissionari sono infatti passati da circa 350mila a 580mila nell’anno in corso).

Le caratteristiche del job hopper

Come cambiare lavoro? Quello del job hopping è un fenomeno nato negli USA, per poi diffondersi anche in Europa e in Italia. Secondo una recente ricerca di Randstad, nel nostro Paese il fenomeno riguarda circa un milione di lavoratori, concentrati soprattutto nel settore delle professioni digitali.

La ricerca ha tracciato anche un identikit del tipico job hopper: 

  • giovane, con età tra i 15 e i 34 anni
  • uomo, anche se questa tendenza di recente si è mostrata in crescita anche tra le giovani donne
  • con un titolo di istruzione elevato, un diploma e spesso una laurea. 

Come sfruttare al meglio il Job hopping?

Se il lavoro non soddisfa, si può rischiare di cadere in depressione, di svolgere un’attività lavorativa come un obbligo. La spinta giusta, magari può arrivare anche dall’insoddisfazione, ma quella reale deve trovare ragione nel cogliere opportunità per crescere professionalmente. Il bagaglio di esperienze e conoscenze sono tutto ciò che costruiamo nel tempo. Ciò che sappiamo fare, ciò che impariamo a fare, i ruoli ricoperti, i problemi risolti, l’acquisizione di una mente orientata al problem solving e a ragionare sulle soluzioni ecc. fa parte di noi.

Vantaggi del Job hopping

  • più esperienze: cambiare spesso occupazione permette di accumulare tante esperienze e mettersi alla prova in contesti lavorativi diversi;
  • retribuzioni migliori: in un contesto dove i salari hanno perso potere d’acquisto negli ultimi anni, cambiare occupazione permette di accedere a retribuzioni più soddisfacenti e in linea con il costo della vita;
  • più tempo per se stessi: cercare il lavoro su misura, cambiando spesso, aiuta a trovare il giusto equilibrio tra il lavoro e la vita privata;
  • competenze diverse: le diverse esperienze lavorative, anche in settori differenti, permettono di acquisire competenze trasversali a differenti realtà;
  • nuovi contatti: frequentare nuovi posti di lavoro aiuta ad acquisire una rete professionale più ampia, contribuendo anche a superare eventuali timidezze e a confrontarsi con molte persone e contesti differenti;
  • maggiore flessibilità: la necessità di adattarsi spesso a nuove realtà professionali insegna a diventare flessibili e predisposti al cambiamento.

Svantaggi

  • maggiore stress: cambiare spesso occupazione a causa di una ricerca continua di condizioni migliori, espone a un più elevato stress lavorativo, con senso di instabilità e conseguente burnout;
  • scarsa valorizzazione: nei contesti lavorativi più tradizionali si corre il rischio di essere professionalmente penalizzati poiché considerati persone poco affidabili o scarsamente adattabili;
  • minore specializzazione: cambiare spesso posto di lavoro rischia di far accumulare un background frammentato;
  • ridotti contatti umani: il continuo turnover amplia la rete di conoscenze, ma può penalizzare la costruzione di rapporti umani e professionali davvero costruttivi.

Job hopping e altri punti di vista

su Ansa si legge:

Job hopping: le professioni digitali
Stando al Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, oltre il 70% delle imprese ha investito in trasformazione tecnologica. Una crescita in controtendenza rispetto all’economia generale che si ripercuote anche sull’incontro tra chi cerca e chi offre lavoro. Infatti il mixmatch tra domanda e offerta di lavoro per le posizioni tecnologiche è in rapido aumento: la difficoltà di reperimento di professionisti adeguati riguarda infatti il 46,4% dei profili ricercati, un valore superiore di circa otto punti percentuali a quello di un anno fa e che equivale a oltre 177mila profili dei 382mila ricercati. 

Ma è davvero un’opportunità passare da un lavoro all’altro? “È senz’altro giusto guardare alle opportunità presenti sul mercato – dice Pietro Novelli – ma può essere opportuno anche saper negoziare internamente alla propria azienda per avere una revisione del proprio pacchetto retributivo. Per far questo è bene capire in quale tipo di azienda si lavora o, meglio, il tipo di politica retributiva adottata dall’azienda. 

Ci sono due criteri per stabilire gli aumenti di stipendio: il criterio di equità (in egual misura per tutti) o per meritocrazia (in base all’andamento delle performance dei dipendenti) e ciascuno presenta vantaggi e svantaggi”.

E ancora: “Altre cose utili sono: comprendere e concordare le proprie salary e promotion review prima ancora di entrare in azienda; rendere nota al proprio interlocutore (HR o manager) la consapevolezza circa il valore della propria figura professionale”.

Ad esempio: sapere che “Il mercato offre X”, ti permette di non compromettere la tua posizione esplicitando eventuali processi selettivi e/o citando espressamente i colleghi di cui sei venuto a conoscenza circa il loro stipendio”.

E ancora: “Se si lavora all’interno di un’azienda fortemente meritocratica, portare a supporto i risultati delle proprie performance permetterà di presentarsi a un colloquio con un HR in maniera adeguata rispetto ai valori aziendali e, qualora i confronti interni di salary review o promozione non producano i risultati attesi, è possibile utilizzare i meccanismi di controfferta per far rilanciare la propria azienda”.

Infine, non sempre il cambio di azienda, per quanto spesso sia la modalità più veloce per migliorare la propria retribuzione, va di pari passo con la valorizzazione o miglioramento delle proprie competenze. Spiega Novelli: “Nel lungo termine cambiare troppo spesso azienda può compromettere il proprio profilo professionale (scarsa profondità delle competenze acquisite, poca continuità con sfide progettuali e di trasformazione che necessariamente richiedono anni per essere finalizzate etc)”. 

Come trovare lavoro e quali esperienze fare?

Fare esperienza è la prima regola. Ricerca lavoro: Concorsi e nuove assunzioni in Italia è un articolo quotidianamente aggiornato con l’inserimento di corsi di formazione retribuiti, nuovi concorsi, stage, offerte di lavoro, notizie riguardanti nuove assunzioni. Per quanto riguarda l’esperienza, quest’ultima si fa in azienda. Si tratta di riuscire a carpire i segreti del mestiere, fare le cose – qualsiasi cosa – anche se sembra inutile, come ad esempio andare all’ufficio postale o in banca, recarsi presso un ufficio pubblico. Nulla è inutile, anzi è occasione per imparare.

Lavorare e studiare è un mix vincente. Un consiglio utile è quello di non sottrarsi mai a corsi di formazione sia interni all’azienda sia on line, magari solo per crescita personale. Abbiamo anche parlato di soft skills.

Secondo la rivista economica statunitense Fast Company, molti giovani si sono messi in gioco, identificando ben tre modalità con cui poter apprendere le competenze desiderate e trovare lavoro:

  • Seguire i consigli dei più esperti, partecipando a eventi di networking o facendo interviste informative;
  • Scaricare dei contenuti video;
  • Vivere delle esperienze di volontariato

Le soft skills sono delle abilità, a volte innate ma che si possono anche sviluppare. Una di queste, ad esempio è la capacità di adattamento in azienda in tempi brevi. Inoltre, essere in grado di gestire il proprio tempo lavorativo, saper esprimere le proprie idee in modo chiaro, capacità di pianificare e organizzare e così via.

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