Non è la prima volta che capita di associare i comportamenti degli animali a quelli degli umani. In fondo ci sono poche differenze tra le due specie. A parte qualche proverbio, vengono in nostro aiuto alcune favole per bambini ma anche per adulti.
In questo blog abbiamo raccontato la storia della rana morta bollita definendo quella strana abitudine di abituarsi, che può appartenere, anzi che appartiene anche agli esseri umani. Ma ce ne sono tante di storie, come quella della rana nel pozzo.
Inoltre, abbiamo parlato del difficile mestiere di allevare un animale. Allevare un cane comporta mille responsabilità verso il cane stesso e anche verso gli altri. Infatti, il padrone è responsabile anche di eventuali danni che l’animale può causare a cose o persone spesso può risponderne alla legge, in base all’entità del danno. Inoltre, esistono delle regole per quanto riguarda un cane che abbaia.
Penny, Lady, i recinti mentali e la cecità
Qualche giorno fa è diventato virale un video pubblicato su facebook da Bianca Monti, che descrive in pochi minuti, in modo ironico, divertente e intelligente le gabbie mentali, di cui spesso siamo affetti. Il video è disponibile in versione integrale alla fine di questo articolo.
Mi è ritornato subito alla mente un concetto, un’idea e anche un articolo pubblicato su lifestyleslow tratto da Condensato da The New york Times – Selezione dal Reader’s Digest – giugno 1959 – Dottor Howard A. Rusk. Il racconto parla di cecità, delle cose che non vediamo anche se abbiamo gli occhi ben aperti. Parliamo, dunque di gabbie mentali, preconcetti.
Penny e Lady sono due cagnoline. Nel video, Lady non riesce a vedere la porta aperta del recinto e non sa come uscirne. Penny in un primo momento non se ne importa delle difficoltà della piccola.
Il testo che si riferisce all’articolo Luce e speranza dalle tenebre parla di un cieco. proprio lui dice: Non puoi mai sapere se vai verso una cosa buona o verso un guaio, perché non hai modo di sapere lì per lì se è una cosa che ti piace, che vuoi, che ti serve o se invece è una cosa che ti capita fra i piedi. Perciò non la prenderei a calci e non la spingerei da parte. Non mi deciderei mai in anticipo, perché facendolo potrei sbagliare di grosso. Potrei distruggere una cosa che forse mi sarebbe di grandissimo aiuto, e la distruggerei per ignoranza, senza sentir ragioni. Così avviene con i pregiudizi.
Questo spiega benissimo, come certe volte non vediamo la soluzione, la più ovvia, vicina, plausibile, a portata di mano. Oppure, non vediamo, non sentiamo qualcosa come opportunità, perché quella “cosa” è da sempre, per antonomasia, per pregiudizio, per dogma una “cosa” da allontanare. Pensiamo alle prove che la vita e il destino mette sulla nostra strada e che non vogliamo. Il cieco dice: Non la prenderei a calci, potrebbe essere una cosa buona.
Lo dice lui che non la vede. E noi che vediamo, proprio perché vediamo, conosciamo, crediamo di sapere, quella cosa non la vogliamo. E a un tratto mi venne in mente Roy Campanella, un grande giocatore di baseball al quale era occorso un grave incidente automobilistico. All’improvviso, si ritrova paralizzato e tutta la sua vita deve cambiare. Mi sono spesso chiesto se avrei preferito essere cieco come sono, o paralitico come Campanella. Ho ripensato al terrore che mi aveva preso quand’ero caduto nei cespugli e non sapevo più dov’ero. Ho sempre sostenuto che non c’è nulla di peggio ch’essere ciechi. Ma ho ripensato a Campanella.
Era stato un gran giocatore, e ora era tutto finito. Probabilmente ora si chiedeva che cosa fare, da che parte girarsi. E mi sono detto che la cosa peggiore che ti può capitare non è essere cieco o paralitico: la cosa peggiore è perdere completamente la direzione della tua vita e sentire che non hai da che parte andare.
Bob parlava un giorno della sua cecità: Spesso mi sono chiesto come dev’essere vederci. Io non ho mai visto la luce. Ma ho sempre il buio intorno a me, devo imparare a conoscere questo buio. E credo di conoscerlo molto bene. Alle volte è un amico, alle volte un nemico. Ma poi non è al buio che dovrei darne colpa.
Se i desideri si potessero avverare, chiederei di vederci. Ma se avessi un solo desiderio da esprimere, non lo sprecherei per chiedere di vederci. Chiederei che tutti potessero capirsi gli uni con gli altri e capire come uno sente in cuor suo.
Cosa ci insegna il racconto di Bob? Cosa ci insegna Lady? Forse che vedere a volte è un limite. La vista può diventare una gabbia. Chi non vede non sa se una cosa che gli capita fra i piedi può essere buona o cattiva. Non la scarta, non la allontana, ma la accoglie, deve capire, comprendere. A volte vedere ci limita.

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