Gli architetti delle emergenze

Sembra che questa categoria professionale c’entri poco con le emergenze, e invece non è affatto così; perfino noi lo siamo diventati, architetti. Ora che i numeri del Coronavirus stanno scendendo e che la vita sta riprendendo il suo corso normale (si fa per dire), è necessario concepire una nuova dimensione del nostro stile di vita, ripensando agli spazi, a cominciare dalle nostre case.

Le emergenze che possono colpire il genere umano si dividono in:

  • emergenze ambientali (catastrofi naturali, terremoti, uragani, inondazioni, alluvioni);
  • emergenze umane (guerre, carestie e rivoluzioni);
  • emergenze climatiche;
  • emergenze sanitarie (epidemie, pandemie)

Dopo ogni emergenza o durante un’emergenza (bisogna tener presente che alcune emergenze sono perenni), è necessario pensare a ricostruire, tenendo conto delle nuove esigenze che l’emergenza stessa ha creato, e anche preparandosi alle prossime. Un ruolo fondamentale in tale contesto è ricoperto certamente dagli architetti, o da quelle figure professionali che studiano l’urbanistica, la ricostruzione di strade e ponti, di edifici e che progetta anche gli spazi di tutti quei luoghi di aggregazione, commerciali e no, dove si svolge, insomma, la nostra vita.

Con l’emergenza Covid-19 le nostre case sono cambiate, si sono trasformate in dimore,con spazi ben definiti e studiati, alcuni angoli sono diventati ufficio, separandoli bene, dove possibile, dal resto della casa o da quei luoghi dove si consumano pasti o si svolgono attività di relax. La necessità è diventata virtù, perché senza troppe competenze abbiamo ricostruito e ripensato ai nostri spazi.

In tutte le emergenze prima citate, ricorrere ad esperti che sappiano ridefinire la praticità dei movimenti e dei luoghi è fondamentale. Con il Covid-19 si sta ripensando ai luoghi di lavoro, non solo alla casa, ma anche ai negozi, alle piazze, alle chiese e alle spiagge, ai musei e ai luoghi dell’arte e dello svago. L’architettura dei nostri spazi cambierà o è già cambiata, si ripenserà magari a less is more o al contrario a spazi più grandi, che possano contenere le nuove esigenze di lavoro e di relax.

Mondo reale e mondo virtuale

Abbiamo assistito in questi mesi ad un aumento del mondo virtuale, lo abbiamo utilizzato di più, siamo diventati noi stessi quasi virtuali. Abbiamo fatto acquisti on line, conferenze e video chiamate, abbiamo lavorato a casa. L’emergenza sanitaria Covid-19 ha messo a dura prova le relazioni interpersonali, che comunque sia non ritorneranno più come un tempo. La pandemia che ci ha colpito ha mutato profondamente le nostre libertà personali, ma soprattutto il concetto di società aperta, ed è proprio qui che gli esperti e gli architetti devono ricreare città che possano avvicinare e non allontanare, riducendo  al minimo i rischi di contagio.

Le città, l’urbanistica come gli edifici devono proteggere la salute ma anche la socialità, la libertà e tutti quei valori su cui si fondano le vere democrazie. Bisogna costruire una società più preparata alle emergenze e ai bisogni di libertà e convivenza, per cui si dovrà ritornare a città con minore densità abitativa, decentrando il più possibile abitazioni, servizi e attività commerciali, e il digitale potrebbe dare un’enorme mano in questo cambiamento. Bisognerà concentrare e limitare spostamenti, continuando ad acquistare on line, cercando nuovi modi di vivere la città e la socialità. Prima della pandemia i centri commerciali erano ritrovi di chi, famiglie e comitive, passava le giornate tra un caffè e un acquisto. Oggi non è tempo per perdere tempo, quest’ultimo è diventato troppo prezioso per buttarlo via, bisognerà scegliere la qualità.

Per utilizzare una parola diventata molto più in voga in questo periodo, lo stile di vita nel prossimo futuro dovrà diventare Smart. Smart city, smart mobility, smart working, l’intelligenza ha assunto un nuovo valore, ed è sempre di più al centro delle nostre scelte. Serviranno esperti e architetti, questo è certo, ma spetterà a noi vincere la sfida di rimodellare e ricostruire i rapporti con gli altri, il modo di vivere in casa e all’esterno, perfino il modo di viaggiare e di mangiare una pizza; è una sfida, una nuova modalità, un’opportunità.

 

 

 

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