Museo San Domenico Maggiore, il Doma

Visitare il Complesso monumentale di San Domenico Maggiore di Napoli (oggi Museo Doma) è una suggestiva esperienza che attraversa 8 secoli tra arte, storia, cultura e fede. In questo complesso, che è uno dei monumenti più importanti del Centro storico napoletano, hanno lasciato traccia da San Tommaso d’Aquino a Giordano Bruno e Tommaso Campanella, da Tiziano a Michelangelo da Caravaggio, da Raffaello a Giuseppe de Ribera, da Tino di Camaino a Francesco Solimena, da Luca Giordano a Luigi Vanvitelli, Domenico Vaccaro, Cosimo Fanzago, Mattia Preti e una moltitudine di altri artisti noti e meno noti.

Sacrestia di San Domenico Maggiore (Chiesa di San Domenico Maggiore, Napoli)
Sacrestia di San Domenico Maggiore (Chiesa di San Domenico Maggiore, Napoli)

La maestosa Basilica, in cui risuona un organo di 1640 canne, presenta una particolarità: alla Piazza San Domenico Maggiore si mostra con l’abside e non con la facciata principale. L’ingresso primario si spalanca invece nel cortile del convento. Dalla piazza, costruita in epoca successiva alla chiesa, si accede alla Basilica attraverso la grande scalinata sul lato occidentale, voluta da Alfonso I d’Aragona per la chiesetta romanica di San Michele Arcangelo a Morfisa, inglobata nel complesso, che conduce al transetto destro della Basilica.

Sandomenico

Il percorso museale standard con visita guidata comprende la Sagrestia, le Arche Aragonesi, la Sala degli Arredi Sacri con la Collezione di abiti del XVI secolo e il Salvator Mundi della scuola di Leonardo da Vinci.

Il percorso museale completo, sempre con visita guidata, culmina con la visita al Corridoio e alla Cella di San Tommaso d’Aquino e, quando possibile, alla Sala del Capitolo e ai Refettori. Il Santo filosofo studiò e visse a più riprese  nella Basilica di San Domenico Maggiore: qui si conservano oggetti appartenuti al Santo e il Crocifisso prodigioso del XIII secolo, che secondo la tradizione parlò al frate aquinate.

Il visitatore potrà scoprire:

  1. La prestigiosa sala del Capitolo;
  2. Le monofore recuperate dai lavori di restauro;
  3. Le mostre e gli eventi;
  4. La luminosa macchina delle quarantore;
  5. Il Crocifisso miracoloso che parlò a San Tommaso D’Aquino;
  6. La statua acefala di Tommaso Ruffo;
  7. La leggenda della Madonna di zi’ Andrea.

Sul ballatoio che sovrasta gli stalli delle pareti della Sagrestia del Museo San Domenico Maggiore sono presenti poco più di 40 feretri di reali e nobili legati al casato d’Aragona, la maggior parte dei quali contenenti i corpi imbalsamati dei defunti, che furono accuratamente studiati negli anni Ottanta dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa. I sarcofagi, comunemente chiamati Arche Aragonesi o Tombe dei re Aragonesi, sono ricoperti da preziosissimi tessuti policromi e sono decorati da ornamenti pittorici e scultorei di diversa tipologia. Le sepolture furono originariamente collocate nel coro della Basilica di San Domenico Maggiore e, solamente negli anni Novanta del XVI secolo, furono spostate nella sagrestia per evitare i frequentissimi incendi a cui la chiesa era esposta.

Nei sarcofagi fu sepolta quasi l’intera dinastia aragonese (1442-1503) e fra i corpi era presente anche quello di re Alfonso V d’Aragona, detto il Magnanimo, morto nel 1458, le cui spoglie furono però traslate nel 1666 in Spagna. La sua arca, ormai vuota, è sormontata da un ritratto del re risalente al secolo XVII.

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fonte: museosandomenicomaggiore.it

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