Sappiamo ascoltare? Quanti tipi di ascolto esistono?

Katiuscia Baggio, ICF Professional Certified Coach e Leadership trainer  ha pubblicato nel suo blog un interessante articolo sui diversi tipi di ascolto, che può servire da spunto per comprendere qualcosa in più sui rapporti che abbiamo con gli altri.

La Coach ha suddiviso i diversi tipi di ascolto che si possono avere in una conversazione quotidiana suddividendoli in:

1.     Ascolto per dovere

2.     Ascolto per poi farti vedere che sono preparato/che ho ragione

3.     Ascolto per avere le informazioni che mi servono

4.     Ascolto per capirti

5.     Ascolto per connettermi emotivamente con te

È risaputo che saper ascoltare è una competenza importante sia in ambito professionale che personale. Più sappiamo ascoltare e più la qualità delle nostre relazioni interpersonali migliora. Siamo bombardati da mille stimoli e la capacità di prestare attenzione a quanto sta succedendo attorno a noi o a quello che un’altra persona ci sta dicendo è sempre più a rischio, dato che non viene più allenata come un tempo. Non è un caso che la mindfulness, che in parole semplici significa “fare attenzione al momento presente, senza giudizio”, sia uno strumento sempre più usato in vari ambiti, da quello medico a quello aziendale.

Il coaching va controcorrente e richiede al coach professionista una capacità di ascolto fuori dal comune. Non si tratta solo di un ascolto attento ma di un ascolto profondo, che fa attenzione non solo al linguaggio verbale, ovvero alle parole che il coachee dice, ma anche al linguaggio non verbale, al non detto, alle pause, ai silenzi, ai cambi di energia della persona che abbiamo di fronte.

Non è di certo il livello di ascolto che siamo chiamati ad avere nella vita di ogni giorno, a meno che non svolgiamo la professione di coach.

Il livello due, ascolto per poi farti vedere che sono preparato/che ho ragione, viene spesso utilizzato anche nei rapporti di amicizia. Si chiama un amico per parlare di un nostro problema, l’amico ci lascia parlare per un minuto per poi cominciare a proporci le sue idee e possibili soluzioni. “So di che cosa stai parlando, è successo anche a me quando…Secondo me dovresti…”. Il dialogo viene così monopolizzato da quella persona che magari abbiamo chiamato solo perché ci desse un po’ del suo ascolto. L’altro spesso reagisce in quel modo con l’intento genuino di volerci aiutare ed esserci utile. Purtroppo a scuola non ci hanno mai insegnato l’ascolto attivo.

Qualche settimana fa una persona mi ha fatto notare che un conto è ascoltare il coachee in una sessione di coaching, un conto è ascoltare un amico. Certo, non posso e non sono chiamato ad avere lo stesso livello di ascolto. Quello che però tutti possiamo allenarci a fare è quello di regalare un po’ di più la nostra attenzione a chi abbiamo di fronte, resistendo alla tentazione di dare consigli e di parlare della nostra esperienza. Sarà magari poi la persona a chiederci le nostre opinioni o i nostri suggerimenti.

Già arrivare al livello “ascolto per capirti” è una cosa positiva in una relazione dove vogliamo creare delle buone basi. Non siamo chiamati ad arrivare a tale livello con tutti. Va bene ascoltare per avere le informazioni, va bene se qualche volta abbiamo un ascolto distratto. La cosa importante è non farlo con le persone e nelle situazioni importanti della nostra vita.

fonte: Katiuscia Baggio

Accade spesso di notare gli atteggiamenti degli altri, a chi non è successo? e in diverse circostanze abbiamo anche tentato di classificare i tipi di individui e apporci un’etichetta. Ci sono persone, ad esempio, che amano tanto parlare di sé. In particolare chi parla molto o troppo si espone di più, ed è più semplice comprendere la sua struttura mentale, le idee, eventuali pregiudizi o modi di pensare, rispetto a chi è più ermetico. Abbiamo sicuramente notato, ad esempio, quando qualcuno ostenta le sue esperienze, portando l’attenzione sempre su di se, oppure persone che ascoltano e magari dopo qualche tempo sentenziano, oppure chi ascolta e basta. Da ignoranti in materia, possiamo solo commentare e riflettere e magari chiederci quale sia il modo più corretto per relazionarci con gli altri, e soprattutto se il nostro metodo è quello giusto. In fondo, qualche domanda e qualche riflessione non hanno mai fatto male a nessuno, anche da profani.

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