Cosa sanno i motori di ricerca su di noi? Molte persone, negli ultimi anni, se lo stanno chiedendo sempre più spesso. Google ha (quasi) il monopolio sui servizi di ricerca web, ma perché viene cosi tanto utilizzato? Per la sua potenza e precisione nel fornire agli utenti, esattamente ciò che stanno cercando nel minor tempo possibile.
Google veramente fornisce questo servizio gratuitamente? No. Il costo del servizio è la nostra privacy. Google ha una banca dati dal valore inestimabile, tale banca è formata dai nostri dati personali che, di nostra spontanea volontà, gli abbiamo detto che può utilizzarli come vuole. Strano vero? Purtroppo è così, noi diamo a Google il consenso per tracciare i nostri comportamenti sul motore di ricerca: cosa cerchiamo, da quale dispositivo lo stiamo cercando, i nostri spostamenti e molto altro. È possibile sapere cosa Google traccia di noi, ecco come! visitando il sito web https://adssettings.google.com/authenticated Anche se possiamo disattivarla, come impostazione di base, la personalizzazione degli annunci è impostata su “Attivata”.
Avendo a disposizione questa enorme banca dati, il motore di ricerca, riesce a personalizzare i risultati in base ai nostri interessi. Quindi può permettersi di vendere la pubblicità a prezzi molto alti, in quanto sarà mirata e porterà, molto probabilmente, ad una conversione (esempio, l’acquisto di un prodotto). La Bolla di Filtraggio I motori di ricerca guadagnano tramite pubblicità e più informazioni hanno su di noi e più riescono a vendere pubblicità mirate, quindi permettersi di venderle a prezzi più alti.
Quando un utente inizia una sessione di ricerca, Google inizia a raccogliere le informazioni e creare un profilo, catalogando gli interessi, le preferenze e la cronologia delle nostre ricerche. Ogni volta che torniamo sul motore di ricerca, vedremo risultati in linea con le nostre precedenti ricerche e interessi. In questo modo l’utente entra in una “bolla” e le sue ricerche sono limitate e non ha una panoramica completa su tutto il web ma soltanto ristretta in quella cerchia. Avete mai avuto la sensazione, in riferimento ad una particolare tipologia di ricerca, di dire: “Sto vedendo sempre gli stessi siti web?” allora siete entrati nella bolla di filtraggio di Google.
È come se, ogni mattina, andiamo a prendere il cornetto sempre nello stesso bar senza avere la possibilità di provarne altri, per poter dire: “È migliore o peggiore del bar a Via del Corso”.
Come proteggere la nostra privacy? Esistono alcuni motori di ricerca che proteggono la privacy degli utenti, non tracciando le loro ricerche e comportamenti.
Il più noto è Duck Duck Go, fondato nel 2008 da Gabriel Weinberg, imprenditore che aveva lanciato il social network “Database Name”. Weinberg ha autofinanziato il progetto fino a che, nel 2011, ha ottenuto i finanziamenti di Union Square Ventures.
Qwant è un motore di ricerca francese, Il nome del sito è un omaggio alla quantistica, in cui i fondatori sono specializzati. Molto ben strutturato, rispetta la privacy degli utenti, in quanto non traccia le loro ricerche e non personalizza i risultati in base alla cronologia delle ricerche di ogni utente. Graficamente molto ben fatto e garantisce un’esperienza di ricerca ottima.
Startpage è un motore di ricerca olandese, oltre a garantire la privacy degli utenti, ha rilasciato nel 2018 una funzione molto interessante “Anonymous View” che consente di esplorare in modo anonimo i siti web visitati, sostanzialmente utilizzando startpage.com come proxy. Quando un utente fa clic su un risultato di ricerca, Startpage.com accede al sito web, carica la pagina e la visualizza al posto dell’utente. Invece di vedere l’utente, la pagina web vede “Startpage come visitatore” mentre l’utente rimane invisibile.
Se non vogliamo essere tracciati durante le nostre ricerche e, in generale, durante, la navigazione in rete, di soluzioni ce ne sono. È interessante anche provare, contemporaneamente, più di un motore di ricerca, così da avere una visione più ampia, delle informazioni in rete e non restare bloccati nella “Bolla di Filtraggio” che ci fa vedere in modo miope e ristretto, il web.
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