Il Ministero dell’istruzione ha presentato già nel mese di giugno scorso, le linee guida per la riapertura delle scuole previste a settembre 2020. Nonostante ciò, anzi anche su questo argomento vi è in Italia un dibattito acceso fra Governo e Opposizione. La scuola è un buon campo per lo scontro politico, per cui fin da subito sono state messe sotto accusa e criticate le scelte del governo, in tema di sicurezza e contenimento del virus nelle scuole.
Quali sono i punti fondamentali delle linee guida per la riapertura delle scuole
Le date di riapertura
Dal primo settembre le scuole riapriranno per il recupero degli apprendimenti delle studentesse e degli studenti che non hanno raggiunto la sufficienza alla fine dell’anno scolastico appena concluso e di tutti gli alunni che i docenti vorranno far partecipare in base alle esigenze della loro classe. Dal 14 settembre cominceranno le lezioni
Scuole igienizzate e in sicurezza
Le scuole saranno pulite costantemente e ci saranno prodotti igienizzanti, saponi e tutto quanto servirà per assicurare la sicurezza di alunne e alunni e del personale. Per questo scopo sono già stati erogati alle istituzioni scolastiche 331 milioni che potranno essere utilizzati anche per piccoli interventi di manutenzione e arredi innovativi
Più spazi per la scuola
La scuola che inizierà settembre, per rispettare il distanziamento previsto ad oggi dal Comitato tecnico-scientifico (1 metro di distanza fra le “rime buccali degli alunni”), avrà bisogno di più spazi. Il Ministero ha messo a punto in queste settimane un ‘cruscotto’, un sistema informatico che incrocia i dati relativi a aule, laboratori, palestre disponibili con il dato delle studentesse e degli studenti e la distanza da tenere. Questo strumento consentirà di individuare, comune per comune, scuola per scuola, le priorità di intervento e gli alunni a cui sarà necessario trovare nuovi spazi in collaborazione con gli Enti locali. Uno strumento rapido per poter agire chirurgicamente sulle situazioni più complesse. Secondo i dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica ci sono poi circa 3mila edifici scolastici dismessi che possono essere recuperati. Si useranno anche spazi esterni, attraverso patti con il territorio, per una didattica che possa svolgersi anche nei musei, negli archivi storici, nei teatri, nei parchi
Più didattica laboratoriale e flessibilità
Le linee guida sollecitano una didattica meno frontale e più laboratoriale, in piccoli gruppi e non necessariamente in classe, ma anche in spazi diversi per coniugare la necessità di distanziamento con l’innovazione. Sarà favorito l’acquisto di nuovi arredi, come i banchi singoli di nuova generazione che consentono una didattica più collaborativa. La didattica digitale potrà essere integrata con quella in presenza ma solo in via complementare nella scuola secondaria di II grado.
Priorità a infanzia e alunni con disabilità
Nel lavoro che sarà fatto dalle scuole e ai tavoli regionali massima priorità sarà data ai più piccoli, che più di tutti hanno sofferta la chiusura della scuola in questi mesi e agli alunni con disabilità.
Formazione del personale e informazione
Il personale sarà formato sui temi della sicurezza e anche sulle nuove tecnologie per non disperdere il lavoro fatto durante la chiusura delle scuole per l’emergenza. Ci sarà una campagna informativa sui comportamenti responsabili da tenere che coinvolgerà anche genitori e studenti.
Il Comitato tecnico-scientifico
Le indicazioni su distanziamento, mascherine, misure di igiene sono contenute nei documenti elaborati dal Comitato Tecnico-Scientifico allegati alle Linee guida per le scuole. I documenti saranno aggiornati periodicamente. Il Comitato si è già riservato la possibilità di rivalutare a ridosso della ripresa scolastica la necessità dell’obbligo di mascherina, sulla base dei dati del contagio che via via emergeranno.
Le critiche al documento del Ministero dell’Istruzione oppure le proposte di miglioramento lasciano il tempo che trovano, perché la riapertura delle scuole è una priorità assoluta sotto ogni punto di vista. La formazione delle nuove generazioninon può aspettare, i futuri adulti dovranno contribuire a rendere il mondo più giusto ed equo, più solidale, più verde, migliore di oggi, anche perché peggiorarlo sarebbe un’impresa molto difficile.
In una lettera aperta pubblicata a giugno e firmata da più di 1.500 medici del Royal college of paediatrics and child health del Regno Unito (Rcpch), si legge che una chiusura prolungata delle scuole rischia “di compromettere la crescita di un’intera generazione di ragazzi”. Spesso l’istruzione a distanza è solo un’ombra sbiadita di quella in classe. Inoltre costringe molti genitori a dividersi tra il lavoro e la cura dei figli. Con la chiusura della scuole i bambini delle famiglie più povere, che dipendono dai pasti scolastici, hanno cominciato a patire la fame. E c’è stato anche un aumento degli abusi in famiglia, perché il personale scolastico non era più in grado d’individuare e denunciare i primi segni delle violenze. Così si è allargato il coro di esperti che chiedeva di riportare i bambini a scuola.
L’esperimento dei paesi che hanno riaperto prima le scuole
Circa venti paesi hanno riaperto le scuole agli inizi di giugno, e ogni stato ha monitorato la situazione, sono state imposte restrizioni e quando si è reso necessario, qualche scuola ha anche chiuso. Altre scuole hanno deciso di mettere in quarantena chi risultava positivo al covid, decidendo comunque di non chiudere.
Secondo gli esperti, i risultati sono molto incoraggianti; infatti, il distanziamento, la mascherina e i comportamenti responsabili hanno fatto registrare pochi casi di contagio. In realtà, il contagio dipende anche dalla quantità di virus esistente in una comunità.
Gli scienziati hanno iniziato ad analizzare i dati delle scuole che hanno riaperto o che non hanno mai chiuso, per comprendere meglio come il virus si comporta in un ambiente come la scuola, dove i bambini interagiscono fra loro per molte ore al giorno. Gli studi sono ancora in atto, si cerca di capire se il contagio fra piccoli è diverso. Ad ogni modo è necessario accettare un certo rischio con la riapertura delle scuole, un rischio inevitabile, ma che bisogna correre.
In Olanda la scuola ha riaperto ad aprile, con classi dimezzate e senza distanziamento fra alunni di età inferiore a 12. Il primo paese europeo ad aprire le scuole è stato la Danimarca, ha diviso i bambini in piccoli gruppi che potevano riunirsi durante la ricreazione; ha adottato soluzioni per dare agli alunni più spazio e aria, arrivando a organizzare lezioni in un cimitero. In Belgio, invece, alcune classi si sono riunite all’interno delle chiese, per garantire la distanza tra gli studenti. In Finlandia le classi non hanno subito cambiamenti, ma gli insegnanti evitano di far interagire gli alunni fra di loro. In Canada, Danimarca, Norvegia, Regno Unito e Svezia l’uso delle mascherine è facoltativo. In altri paesi come il Ghana non tutti a scuola indossano la mascherina, perché non tutti hanno la possibilità di comprarla.
Il Covid ha destabilizzato in qualche modo molte certezze conquistate, così anche per quanto riguarda la scuola si procede a tentativi. In realtà, non si sa bene come comportarsi se qualcuno risulta positivo. Fortunatamente, a distanza di mesi una qualche consapevolezza in più esiste. Quando si parlava per sentito dire, o quando si immaginava solo che il Covid fosse lontano, nelle scuole si sono viste scene da brivido, come l’allontanamento per uno sternuto oppure l”isolamento in una stanza di bambini che non avevano portato il certificato medico.
Tutte le precauzioni non sono mai abbastanza, e tutto può servire, come i tamponi per monitorare la situazione del contagio e anche altro. In questi mesi la fantasia non ha mai smesso di stupire.
Dalla rivista Science, Edwards afferma che non esiste una vera cultura della ricerca. Fare esperimenti sui minori, inoltre, è più faticoso, perché qui intervengono diverse figure come gli educatori, gli insegnanti, le amministrazioni scolastiche, per non parlare delle autorizzazioni dei genitori.
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