Accordo parziale Ue sulle emissioni zero entro il 2050

Ancora una volta sul tema clima l’intesa europea è difficile, si procede piano fra scetticismo e mezze misure

La proposta avanzata dalla Commissione europea di vincolare giuridicamente l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 ha raccolto un consenso parziale. Il Consiglio dei ministri dell’ambiente dell’Unione Europea ha fissato l’obiettivo emissioni zero entro il 2050. Svezia, Lussemburgo, Danimarca, Spagna e Austria hanno chiesto obbligo di emissioni zero non solo per l’Ue ma per ogni Paese singolo, alzando l’asticella, mentre la Bulgaria si è astenuta.

Le decisioni sull’adeguamento al nuovo obiettivo climatico intermedio al 2030 saranno comunque lasciate ai leader Ue. La proposta dell’Unione Europea è quella di ridurre le emissioni di almeno il 55% , con un aumento del 15% rispetto alla percentuale prevista ad oggi del 40%. L’accordo si concluderà nel vertice previsto a novembre prossimo.

I ministri di Danimarca e Svezia vorrebbero fissare l’obiettivo al 2030 al 65%, mentre la Finlandia al 60%. Il Consiglio non prevede di cominciare i negoziati con Europarlamento e Commissione europea. Pascal Canfin, presidente della Commissione ambiente dell’Eurocamera vorrebbe trovare un compromesso inter-istituzionale entro il 12 dicembre 2020, per non vanificare tutti gli sforzi fatti.

Purtroppo senza un accordo di tutti i leader europei il processo che dovrebbe portare alle emissioni zero si bloccherebbe. L’accordo di Parigi firmato nel dicembre 2015 resta il primo accordo universale, che vincola i paesi sui cambiamenti climatici.  

Ancora oggi, nonostante gli appelli di numerosi scienziati, ancora non si riesce a invertire in modo drastico e deciso la rotta. Da più parti arrivano moniti e i cambiamenti climatici ci insegnano che non c’è più tempo da perdere. Tanti comuni cittadini dimostrano da diversi anni di avere più buon senso di molti leader politici. Oggi, per i propri consumi si scelgono industrie green, che rispettano l’ambiente, si fa ricorso a bici o alla sharing mobility, tanti giovani si trasferiscono in campagna e diventano imprenditori agricoli, abbandonando le città. Eppure, chi governa sembra non aver ancora compreso la gravità della situazione. Essere a capo di un paese è una grandissima responsabilità, e spesso molte scelte possono influire negativamente sulle generazioni future e sull’ambiente.

Un esempio lampante di irresponsabilità è la politica del presidente americano Trump, il quale uscito dall’accordo di Parigi sull’ambiente, da cinque anni conduce una politica cieca davanti a inquinamento e cambiamenti climatici, e tutto ciò si ripercuote sul resto del mondo.

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