Il mercato del consenso: Cambridge Analytica

Questa è la storia che tutti noi dovremmo conoscere, perché quello che è successo finora potrebbe essere stato solo un test

Il mercato del consenso – Come ho creato e poi distrutto Cambridge Analytica – è il testo autobiografico scritto da Christopher Wylie, il genio informatico che ha reso possibile spiare e influenzare 86 milioni di utenti su Facebook

Il New York Times lo ha definito – un testo libero e sfrontato. Dopo aver letto il memoir di Wylie, resta la sensazione di aver imparato qualcosa.

Cos’è Cambridge Analytica? mi chiese la giornalista di The Guardian.

È lo strumento psicologico di Steve Bannon per fottere il cervello della gente – le dissi senza mezzi termini.

Inizia così l’inchiesta destinata a scoperchiare il più grande scandalo del nuovo millennio e a rivelare al mondo la scioccante vulnerabilità delle nostre democrazie.

L’idea di base era semplice: rivoluzionare il marketing politico con una specie di porta a porta digitale. Steve Bannon, cofondatore di Cambridge Analytica e stratega di Trump, ha capito da tempo che i mondi virtuali di internet sono molto più reali di quanto creda la gente. Le persone controllano il telefono in media cinquantadue volte al giorno. La prima e l’ultima cosa che vedono nelle ore di veglia è uno schermo. E ciò che vedono su quello schermo può motivarne i comportamenti. Niente è più solo online e l’informazione online – o la disinformazione – che colpisce i suoi soggetti di riferimento può portare a terribili tragedie.

Questa è la storia di come Cambridge Analytica ha usato i dati ottenuti illegalmente da Facebook per entrare nella mente di milioni di persone e indurle con l’inganno ad aderire a precisi modelli di comportamento. Questa è la storia di come è nato il più grande sistema di profilazione e manipolazione di massa della storia umana e dei suoi devastanti effetti sulla vita politica delle nazioni e su quella personale degli individui. Questa è la storia di Christopher Wylie, il genio ventenne dell’informatica che ha reso possibile tutto ciò e che poi, di fronte all’enormità delle conseguenze, ha deciso di staccare la spina.

Un breve estratto dal libro:

È il giugno del 2018 e mi trovo a Washington per deporre, di fronte a deputati del Congresso degli Stati Uniti, in merito a Cambridge Analytica, società di consulenza per la guerra psicologica presso la quale lavoravo e a una complessa rete che collega Facebook, la Russia, WikiLeaks, il comitato per la campagna elettorale di Trump e il referendum per la Brexit. In qualità di ex direttore delle ricerche, ho portato con me dei documenti che provano come i dati raccolti da Facebook siano stati trasformati in un’arma, e come il sistema messo in piedi dalla società abbia esposto milioni di americani ad attacchi propagandistici di Stati ostili. È Schiff, già procuratore federale, a fare le domande. La sua linea d’indagine è netta, precisa; va dritto al nocciolo della questione.

Una società capace di trasformare in arma le ricerche di profilazione psicologica è riuscita a stravolgere il mondo

Eravamo sul punto di aprire nuovi orizzonti per la cyber defence della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e dei loro alleati, fronteggiando il fermento dell’estremismo grazie a dati, algoritmi e narrazioni mirate online; poi, in seguito a una catena di eventi dipanatisi nel 2014, un miliardario ha messo le mani sul nostro progetto, per radicalizzare l’America e realizzare i suoi obiettivi. Cambridge Analytica – una società di cui pochi avevano sentito parlare, capace di trasformare in arma le ricerche di profilazione psicologica – è riuscita a stravolgere il mondo.

In ambito militare, quando un’arma finisce in mani sbagliate si usa talvolta l’espressione «vampa di ritorno». Be’, questa particolare vampa sembrava conflagrata all’interno della stessa Casa Bianca. Non potevo continuare a lavorare su qualcosa di così dannoso per la società, quindi avevo deciso di vuotare il sacco, riferendo l’intera faccenda alle autorità e collaborando con i giornalisti per informare l’opinione pubblica.

È diventato molto più difficile riconoscere una menzogna. Nessuno vaglia le informazioni di un network pubblicitario privato

E, senza più controlli di sorta, la propaganda non era nemmeno tenuta a mostrarsi come tale: i social media offrivano un ambiente in cui i messaggi elettorali, proprio come quelli di Obama, potevano essere scambiati per la segnalazione di un amico, senza che ci si rendesse conto della loro fonte o del loro intento reale. La propaganda elettorale poteva passare per il comunicato di un sito di news, di un’università o di un ente pubblico. L’ascesa dei social media ci ha costretti a confidare nell’onestà delle campagne politiche, perché è diventato molto più difficile riconoscere una menzogna. Nessuno vaglia le informazioni di un network pubblicitario privato.

L’avvento di Internet ha reso possibile trasformare in merce le nostre stesse vite: comportamenti, attenzione, identità. Le persone sono state elaborate e ridotte a dati. Siamo diventati la materia prima di un nuovo complesso industriale.

Avevo messo in chiaro che Facebook non era più solo un’azienda: era una porta sulle menti de- gli americani; una porta che Mark Zuckerberg aveva lasciato spalancata per Cambridge Analytica, i russi e chissà quanti altri. Facebook ha in buona sostanza un monopolio, ma i suoi comportamenti vanno al di là delle questioni normative: costituiscono una minaccia alla sicurezza delle nazioni. Il potere che si concentra nelle mani di quell’azienda è un pericolo per la democrazia.

Cambridge Analytica ha esordito testando le proprie tecniche in Africa e in alcune isole tropicali; ha condotto esperimenti con la disinformazione online, le fake news e il profiling di massa. Ha lavorato al fianco di spie russe e impiegato hacker per violare gli account di posta elettronica dei candidati dell’opposizione. Poi, una volta perfezionati i propri strumenti lontano dall’attenzione dei media occidentali, è passata dall’infiammare i conflitti tribali in Africa a infiammare quelli negli Usa.

Di colpo, quasi fosse nata dal nulla, una sommossa ha scosso gli Stati Uniti al grido di «Make America Great Again» e «Costruiamo il muro». Anziché mettere a confronto diverse posizioni politiche, i dibattiti presidenziali si sono improvvisamente tramutati in assurde discussioni su quali fossero le «notizie reali» e quali quelle «false». Erano le conseguenze del primo impiego su vasta scala di un’arma psicologica di distruzione di massa.

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