Coronavirus: perché la variante Omicron non deve causare il panico
La nuova variante presenta un alto numero di mutazioni e si diffonde rapidamente. Ma secondo gli esperti resta ancora molto da scoprire e i vaccini, insieme alle mascherine, sono ancora le migliori protezioni disponibili
Le previsioni inascoltate degli scienziati
Un interessante articolo apparso sul National Geographic, spiega perché la variante Omicron desta preoccupazione ma non panico. Oggi si sa molto di più rispetto a due anni fa. Inoltre gli scienziati hanno sempre raccomandato di vaccinare soprattutto i paesi poveri, proprio perché è in quei luoghi che nascono nuove varianti, che potrebbero essere resistenti ai vaccini. Il monito è stato sempre chiaro: Il Covid-19, attraverso le popolazioni non vaccinate avrebbe potuto evolversi più rapidamente e magari dare vita a una variante più contagiosa o resistente agli anticorpi che avrebbe aggravato la pandemia.
In che modo si diffondono i virus?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha denominato una nuova variante del virus SARS-CoV-2 Omicron, classificandola come variante di preoccupazione, insieme alle varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta. Questa variante è stata scoperta in Sudafrica, dove appena il 23% della popolazione è vaccinata, anche perché la maggior parte delle forniture vengono dirottate verso il Nord America e l’Europa. Tuttavia, in queste primissime fasi gli scienziati hanno ancora poche certezze sulla variante Omicron e sul suo potenziale di peggiorare la pandemia di COVID-19. Finora i casi scoperti che riguardano questa variante sembrano essere lievi e non è chiaro in quale misura il vaccino sarà meno efficace nei confronti delle mutazioni. Inoltre, non sappiamo se la variante Omicron provocherà casi più gravi rispetto alla variante Delta.
Ciò che stiamo vivendo ci ricorda che questa variante è il risultato del nostro fallimento nel controllare le infezioni, spiega Ravi Gupta, esperto di microbiologia clinica presso l’Università di Cambridge, uno dei principali ricercatori al mondo sulla COVID-19.
Gli attuali vaccini potrebbero essere inefficaci contro Omicron?
La variante Omicron condivide molte mutazioni chiave con le precedenti varianti, ma ha accumulato anche una decina di mutazioni nuove sulla sua proteina spike, la parte del virus essenziale per infettare le cellule umane. La nuova variante presenta un totale di 32 mutazioni in questa regione e gli scienziati temono che questo numero così elevato possa ridurre la capacità degli anticorpi esistenti di neutralizzare la variante, rendendo quindi meno efficaci gli attuali vaccini.
L’aspetto positivo è che gli anticorpi prelevati da individui precedentemente infettati e poi vaccinati sono stati in grado di neutralizzare un virus sintetico di tipo Omicron in laboratorio. Ciò suggerisce che una dose di richiamo di un vaccino a mRNA potrebbe comunque offrire una solida protezione contro la variante Omicron.
La variante Omicron “desta preoccupazione, ma non panico”, ha affermato il Presidente americano Joe Biden in una conferenza stampa. La migliore protezione contro questa nuova variante, e contro tutte le varianti che abbiamo affrontato finora, è completare il ciclo vaccinale e sottoporsi a eventuali richiami.
Le mutazioni preoccupanti della variante Omicron
Quando un individuo entra in contatto con il virus SARS-CoV-2, le cellule immunitarie dell’organismo producono anticorpi che mirano alla proteina spike, la parte che il virus usa per attaccarsi alla proteina recettore ACE-2 sulle cellule umane e infettarle. Quando gli anticorpi si legano alla spike, il virus non può più entrare nella cellula. Poiché la spike è essenziale per l’infezione, tutti i vaccini attualmente autorizzati la sfruttano per allenare la risposta immunitaria dell’organismo.
Le 32 mutazioni presenti nel gene spike della variante Omicron possono essere organizzati in tre gruppi, a seconda di come alterano la funzione della proteina spike, spiega Olivier Schwartz, virologo e immunologo presso l’Istituto Pasteur in Francia.
La capacità della proteina spike di legarsi al recettore umano ACE-2 è aumentata da alcune mutazioni altre proteine aiutano la superficie del virus a fondersi con la cellula e permettono al virus di entrare, altre ancora alterano l’aspetto della proteina spike, rendendola più difficile da riconoscere e consentendo così al virus di eludere gli anticorpi.
Delle numerose mutazioni che la variante Omicron presenta sulla spike, la perdita di aminoacidi nelle posizioni 69 e 70 rende il virus due volte più infettivo rispetto al virus originale. Ma, fortunatamente, queste due mutazioni non sono presenti nella variante Delta, rendendo così la variante Omicron facile da distinguere nei test PCR già ampiamente utilizzati.
Ancora pochi dati e evidenze per Omicron
Attualmente, si sono verificate un certo numero di infezioni intercorrenti, ma di tipo lieve, spiega Barry Schoub, virologo e consulente per il governo sudafricano sui vaccini anti COVID-19. Tuttavia, gli esperti affermano che è troppo presto per sapere se la variante Omicron causi una malattia più grave, poiché esiste uno scarto temporale tra l’infezione e il ricovero.
In uno studio non ancora sottoposto a peer review, i ricercatori suggeriscono che una mutazione condivisa dalla variante Omicron e le varianti Alpha e Mu potrebbe aiutare il virus a replicarsi più facilmente e a resistere all’immunità. E una mutazione nella posizione 501, riscontrata anche nelle varianti Alpha, Beta e Gamma fa sì che la proteina spike si attacchi più saldamente al recettore ACE-2, rendendo il virus più efficiente nell’infettare le cellule.
Assistiamo a una diffusione piuttosto rapida di questo virus in una popolazione che, riteniamo, presenta livelli di immunità molto elevati, afferma Richard Lessells, specialista in malattie infettive presso l’Università di KwaZulu-Natal di Durban, in Sudafrica. “È questo che ci preoccupa”, aggiunge, la variante Omicron potrebbe presentare un tipo di fuga immunitaria più significativa rispetto alle varianti precedenti.
Lacune nelle conoscenze
Nella regione del Gauteng, in Sudafrica, i campioni ematici indicano che l’80% della popolazione presenta già un’immunità parziale a causa del contatto con varianti precedenti del virus SARSCoV-2. Ecco perché gli esperti sono preoccupati per la rapida ascesa della variante Omicron. Per fare un paragone, la Delta ha impiegato diversi mesi per arrivare a un simile livello di prevalenza.
Il numero di ricoveri per COVID-19 in Sudafrica è inoltre aumentato nel corso dell’ultimo mese, ma non è ancora chiaro se ciò sia dovuto al numero complessivo di persone che si ammalano o alla specifica infezione causata dalla variante Omicron.
Non abbiamo a disposizione informazioni sufficienti per trarre conclusioni sulla gravità della variante Omicron rispetto alle altre varianti, afferma Ben Cowling, epidemiologo presso l’Università di Hong Kong, perché la maggior parte di questi primi casi riguardano studenti universitari e giovani che, in genere, sviluppano forme meno gravi della malattia.
Con i dati attuali, non è chiaro nemmeno se la più rapida diffusione della variante Omicron rispetto alla variante Delta dipenda dall’abilità della prima di sfuggire all’immunità reinfettando gli individui precedentemente immuni, oppure dall’infezione di individui che non erano stati esposti al virus, fa notare Tom Wenseleers, esperto di biologia evolutiva e biostatistica presso l’Università KU Leuven, in Belgio.
Anche se il numero di soggetti risultati positivi ai test in alcune aree del Sudafrica colpite dalla variante Omicron è aumentato vertiginosamente, non abbiamo dati sufficienti per concludere se ciò sia dovuto interamente alla variante Omicron o a eventi di superdiffusione tra studenti e individui giovani.
Nonostante il preoccupante aumento dei casi, i dati preliminari, inclusi gli studi del laboratorio di Theodora Hatziioannou di New York, suggeriscono che vaccini e richiami rimangono ancora strumenti efficaci contro il virus.
I ricercatori guidati da Hatziioannou, della Rockefeller University di New York, hanno creato una versione sintetica del virus che contiene molte delle mutazioni della proteina spike presenti nella variante Omicron, e hanno scoperto che gli anticorpi neutralizzanti di soggetti che erano guariti dalla COVID-19 e che successivamente hanno ricevuto una dose di vaccino mRNA sono stati in grado di respingere il virus sintetico mutato.
Servono, tuttavia, dalle due alle tre settimane dopo l’infezione perché si sviluppi la COVID-19 e per valutare la gravità della malattia, spiega Sanne, e ciò significa che servirà del tempo per stabilire se i vaccini esistenti saranno efficaci contro la variante Omicron nel mondo reale.
Nel frattempo, il modo migliore per evitare qualunque tipo di infezione, dalla variante Omicron o alle altre varianti, è vaccinare il maggior numero di persone possibile e far sì che i governi continuino a promuovere le misure di salute pubblica come il distanziamento sociale e l’uso della mascherina. Occorre vaccinarsi e fare tutti gli eventuali richiami e indossare la mascherina in pubblico, perché le mutazioni di questo virus probabilmente determineranno un elevato livello di fuga dagli anticorpi neutralizzanti, aggiunge Gupta.
Il modo principale per ridurre al minimo la comparsa di nuove varianti è limitare la trasmissione del virus, aggiunge Ridhwaan Suliman ricercatore senior per il CSIR (Council for Scientific and Industrial Research, Consiglio per la ricerca scientifica e industriale) in Sudafrica. I virus non possono mutare se non possono replicarsi.
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